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Non lasciare spazio all’odio e alla discriminazione

State partecipando a una straordinaria occasione di “scuola oltre la scuola”. Quando tornerete nelle vostre classi, nelle vostre famiglie, nei  vostri  territori  dovrete  essere  in  grado  di  trasferire  queste nuove conoscenze e consapevolezze. Dovrete contagiare l’apertura che vi ha portati fin qui e che è stata rafforzata in voi attraverso questo progetto. Avete una importante responsabilità. Ma sono certa  che  sarete  in  grado  di  gettare  semi  di  tolleranza,  di comunione e solidarietà che porteranno frutto. Come sono certa che riuscirete a sradicare l’erba cattiva del razzismo, dell’esclusione, dell’emarginazione che ancora oggi avvelena le nostre società. 

L’Italia non può lasciare spazio all’odio e alla discriminazione. E non può farlo non solo per una questione etica. Ma per una questione   Costituzionale.   L’articolo   3   della   nostra   Carta Fondamentale è chiaro su questo punto: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Care ragazze e cari ragazzi, siate attenti responsabili cittadini. Ché l’identità non è mai un’etichetta da usare per respingere chi è diverso. L’identità è una trama di incontri, di relazioni, di esperienze, di vissuti che si giova dell’arricchimento derivante dall’alterità.

Voglio ringraziare tutte e tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto, ormai alla sua seconda edizione, tra cui il Ministero dell’Interno, che mette a disposizione le risorse del Fondo Asilo e Integrazione grazie alle quali strutturiamo importanti politiche inclusive anche attraverso le scuole e la formazione  di  docenti  e  mediatori  culturali,  e  il  Comitato  3 Ottobre. Come anche tutte e tutti coloro che partecipano a questa commemorazione  attiva  in  questi  giorni  a  Lampedusa.  Sia  le istituzioni importanti con le quali collaboriamo, sia le cittadine e i cittadini e in particolar modo le lampedusane e i lampedusani che ci accolgono. Attraverso questa fondamentale prova educativa, che ci vede insieme in uno spirito di corresponsabilità che è da lodare e  da  replicare  con  costanza  anche  in  altre  occasioni,  stiamo scrivendo   un’importante   pagina   della   storia   della   comunità europea.

Un’Europa che sta ripartendo, come dimostrano gli ultimi accordi stretti con profitto dai Governi nelle ultime settimane. Ma che non sta ripartendo soltanto dal punto di vista economico e politico. Lo sta facendo dal punto di vista etico, civile e culturale. Qui a Lampedusa stiamo agendo da cittadine e cittadini globali. Voi nuove  generazioni  avete  un’apertura  nei  confronti  dell’altro  – figlia di esperienze di mobilità internazionale come l’Erasmus, indubbiamente, ma non solo – che è naturale e che dobbiamo essere in grado di rendere strutturale a tutti i livelli della società.

All’inizio di quest’anno l’Istat ha pubblicato i nuovi indicatori demografici. Dati che, a mio avviso, sono a dir poco allarmanti. Continua a diminuire la natalità nel nostro Paese – nel 2015 le nascite erano 486 mila, l’anno scorso sono state ancora di meno, 474 mila – e il saldo naturale, che sarebbe il calcolo delle nascite meno i decessi, registra nel corso del 2016 un valore negativo, – 134 mila, il secondo maggior calo di sempre. Siamo un Paese a crescita zero. Siamo ai livelli del 1917, quasi fuori dal primo conflitto mondiale, giusto per dare l’idea. A fronte di questo nelle nostre scuole studiano, imparano la nostra grammatica, la nostra storia,  la  nostra  tradizione  culturale  oltre  815  mila  ragazze  e ragazzi stranieri.

Alunne e alunni stranieri. Di cittadinanza non italiana. Ma che dietro i banchi delle nostre scuole imparano a essere cittadine e cittadini  del  nostro  Paese.  Solo  che  non  vengono  riconosciuti come tali dalla legge. Dal mio punto di vista una situazione del genere è assolutamente ingiusta oltre che politicamente miope. Per questo ritengo che, come Parlamento, abbiamo il dovere di approvare la legge che riscrive le regole della acquisizione della cittadinanza nel nostro Paese. Si tratta di una norma di civiltà. Perché riconosce la cittadinanza per nascita sul suolo italiano nel caso in cui almeno uno dei genitori di origine straniera abbia il permesso di soggiorno permanente, ovvero ius soli temperato, o al termine di un percorso scolastico, ovvero ius culturae.

E non è un caso che nella norma si dia attenzione, in termini di percorso per il riconoscimento della cittadinanza, alla scuola. Per le nostre e i nostri giovani l’inclusione e l’accoglienza sono naturali.  Da  loro  dovremmo  prendere  esempio  e  riuscire  a praticare come loro l’apertura. E avere la stessa sana e spontanea curiosità    per  l’altro  che  hanno.  Non  gli  importa  se  il  loro compagno  o  la  loro  compagna  abbiano  la  pelle  di  un  colore diverso o un accento differente dal loro quando pronunciano la poesia imparata a casa. Le nostre giovani e i nostri giovani si guardano l’un l’altro scevri da sovrastrutture e condizionamenti culturali. Accompagniamoli in questo processo naturale di accoglienza, potenziamo in loro il rispetto per la dignità e i diritti di tutte e di tutti. E, al contempo, costruiamo le condizioni di una società che garantisca pari opportunità e occasioni di accesso al futuro   eque.   A   prescindere   dal   genere,   dalla   provenienza geografica o dalla condizione economica familiare. La scuola, il sistema di istruzione e formazione sono centri di cittadinanza e inclusione. Sono laboratori di pace e accoglienza. E tutto questo grazie a voi, care ragazze e cari ragazzi.

Inauguriamo oggi, inoltre, la “sezione giovani” del Museo della Fiducia e del Dialogo, una sezione che conterrà le vostre opere artistiche, fotografiche, i vostri video e le vostre testimonianze. Vogliamo che il Museo non sia un’esposizione muta di oggetti ed elaborati, ma sia fucina di curiosità e sapere, luogo di contaminazione e confronto. Spazio di aggregazione e apertura.

Come donne e uomini di Governo, come parti della comunità educante, prendiamo con voi un impegno: saremo al vostro fianco in   questo   percorso   di   cittadinanza   e   inclusione.   E   saremo all’altezza delle sfide che questo mondo ci pone. Sempre con fiducia e profondo senso di umanità e responsabilità nei confronti delle vite umane. 

Il Miur e le azioni in campo in questa direzione

Come Miur abbiamo già intrapreso questa strada, prima di altri settori e altre istituzioni che si occupano della vita pubblica del Paese. L’inclusione è indubbiamente tratto distintivo della cultura e della tradizione italiane, ma è allo stesso modo vero che va predisposta una serie di interventi per superare le difficoltà oggettive e i gap culturali e linguistici, giusto per fare un esempio, di chi arriva nel nostro Paese e ha il diritto di accedere ai percorsi di istruzione e formazione in maniera paritaria.

Con la legge 107 del 2015 – e poi con le varie risorse che abbiamo destinato a sostegno della moltiplicazione e diversificazione dell’offerta formativa, dai fondi della legge 440 a quelli Pon – abbiamo attuato un cambiamento radicale nell’ambito dell’integrazione,  dell’accoglienza,  della  conoscenza  del fenomeno migratorio e della multiculturalità come mai era stato fatto prima. Con la legge 107 siamo intervenuti proprio per dare maggiore e reale autonomia alle scuole in modo tale che possano “tagliare e cucire” la propria offerta formativa sulla base delle esigenze delle nuove generazioni e dei territori di riferimento. Pensate a quanto possano essere utili le docenti e i docenti del cosiddetto organico del potenziamento, per esempio, per aiutare le alunne e gli alunni stranieri a consolidare le proprie competenze di base. Per queste, poi, e per le competenze linguistiche e di cittadinanza abbiamo predisposto un piano in dieci azioni – per il quale abbiamo stanziato 840 milioni di euro a valere dei fondi Pon – che poggia su un’idea di scuola aperta, inclusiva, accogliente, che  collabori  con  le  associazioni,  le  famiglie,  i  territori.  Una scuola che sia occasione di formazione diffusa e trasversale anche oltre l’orario extrascolastico. Una delle misure del piano, voglio essere precisa, riguarda proprio l’integrazione e l’accoglienza – per questa voce abbiamo stanziato 50 milioni di euro: si tratta di risorse ad hoc per promuovere la conoscenza del fenomeno migratorio, l’integrazione, il dialogo interreligioso e interculturale, con l’obiettivo di costruire una maggiore coesione sociale e potenziare la responsabilità educativa della scuola.

Già in precedenza abbiamo predisposto fondi della Legge 440 – 1 milione di euro circa – destinati a processi di integrazione delle minori e dei minori non accompagnati e delle studentesse e degli studenti stranieri di recente immigrazione. Di concerto con il Ministero  dell’Interno,  poi,  attraverso  i   Cpia,  promuoviamo attività di alfabetizzazione per adulti grazie a stanziamenti del fondo Fami, il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione.

Lanceremo a breve un Piano di educazione al rispetto, per far sì che ogni ragazza e ogni ragazzo imparino a vivere concretamente i valori costituzionali che sono alla base di società che ripudiano l’odio e la violenza, che accolgono la diversità come fonte di arricchimento individuale e collettivo. Vogliamo che le nostre studentesse e i nostri studenti abbiano strumenti, risorse e conoscenze per andare a fondo nelle situazioni, per formarsi opinioni scevre da condizionamenti, per superare barriere ideologiche o stereotipi culturali. Per crescere liberi e realizzare i propri sogni grazie al bagaglio di conoscenze e valori che saremo in grado di trasmettere loro. 

Inclusione e accoglienza sono elementi fondanti di una società coesa, che fa della differenza fonte di arricchimento e sviluppo, che integra senza escludere né emarginare. Abbiamo avviato quest’anno corsi di laurea triennale, nati sotto l’impulso del Ministero che ho l’onore di servire, del Ministero dell’Interno e della Comunità di Sant’Egidio, per formare figure altamente specializzate di mediatori per l’intercultura e la coesione sociale in Europa, segno del riconoscimento da parte delle istituzioni dell’importanza dell’apertura e dell’integrazione per la costruzione di un futuro di pace per il nostro Paese. Questi corsi rimarcano la necessità irrimandabile di un intervento volto a costruire ponti tra culture diverse per permettere scambio e contaminazione, per costruire progresso. Sano, sostenibile, di uguaglianza e pari opportunità. Sono rimasta molto colpita dai dati e dalle informazioni riguardo alla presenza, tra le immatricolate e gli immatricolati a questi corsi, di studentesse e studenti immigrati o nuovi italiani. Sono dati che danno la misura del senso di responsabilità che queste ragazze e questi ragazzi sentono nei confronti  di  chi,  come  loro,  ha  vissuto  esperienze  di  vita  di cambiamento  e di  conquista di  nuovi stati  esistenziali  e nuovi diritti. Vedo questa volontà e questa determinazione come una sorta di  ‘give back’ che dovrebbe stimolarci ad essere, giorno dopo  giorno,  sempre  più  all’altezza  di  questo  profondo  senso civico e di questa apertura di orizzonti che le nuove generazioni possiedono.

*stralcio dalle conclusioni della Ministra dell’Educazione al progetto “L’Europa inizia a Lampedusa”, partecipato da 200 studenti, 02/10/2017

 

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