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Gli anni 20 del 2000**

La premessa. Quello che stiamo vivendo è un tempo che chiede di non dividerci tra credenti e non credenti, ma tra uomini morali e non; tra chi promuove il bene di tutti e sa calcolare le conseguenze delle sue scelte e chi si divide per privilegiare interessi di parte; tra chi rilancia un sogno e chi semina paura, tra chi ha programmi inclusivi e chi propaganda slogan esclusivi e identitari; tra chi usa parole di speranza o chi preferisce usare parole di odio.

Il Novecento lo insegna, la politica è anzitutto parola scambiata. Mussolini aveva come strategie quella di trasformare le paure sociali in parole d’odio, Sturzo ha invece voluto convertire le paure in parole e progetti di speranza. L’analisi sociale era la stessa, ma cambiava la soluzione per gestire il consenso. Pochi anni dopo lo stesso Goebeels, il genio del male della propaganda nazista, ripete al suo staff: «Una menzogna ripetuta all’infinito diventa verità». 

1 – Il futuro lo vedo solo se si conoscono i desideri interiori che guidano una comunità politica. Ogni discernimento richiede di fermarsi e riflettere sulle speranze e sui desideri. In quale parola mi sento rappresentato e mi dona futuro? E’ questo l’inizio di un processo per rifocalizzare il fine, il telos, verso cui un partito è diretto. Non scenderebbe dall’alto, ma salirebbe dal basso, dove tutti si riconosceranno e si responsabilizzeranno per realizzare un progetto che nasce da una speranza condivisa.

La speranza è sempre “al di là delle nostre frontiere”, nella persona che ha bisogno di essere vestita, visitata, curata, sfamata. È questa un’esperienza spirituale perché la vita è sempre (nell’) al-di-là. È questo l’infinito politico che sperimentiamo “nel passo in più”. Coloro che si fermano nell’al-di-qua dell’esperienza personale, sociale e politica, vivono “nella morte”, intesa come negazione all’apertura all’infinito.

2- Per superare la tattica politiche e investire sulla strategia occorre riconvertire tutte le realtà “solide” in crisi come il partito, il dipartimento, la partecipazione. Le parti conformate dal tutto non rappresentano più nulla, occorre capovolgere il paradigma: è la connessione e la collaborazione dei frammenti sociali che genera nuovi processi, questi sono da collegare e le differenze sono da considerare valori aggiunti per portare a compimento progetti, visioni e soluzioni ai problemi.

3 – Come può un partito come il Pd ritornare ad essere del popolo? Anzitutto ritornando ad essere presenza culturale affinare come metodo la cultura riformista, lo spirito europeista, la mediazione nei conflitti tra soluzioni politiche in conflitto e poi rispondendo a tre urgentissimi problemi:

a. Sistematizzare un nuovo modello di sviluppo umano integrale ispirato alla Laudato si’ i temi dell’economia di mercato, l’energia, la vivibilità delle città a misura d’uomo, il terzo settore… non si tratta di aggiustamenti nel partito ma di riconoscere che il modello consumistico è terminato, consumando ci siamo consumati. Vincerà chi costruisce un progetto olistico in cui nell’ambiente che si vive le relazioni siano equilibrate e giuste nello spazio europeo. L’Italia va riformata da Bruxelles, altrimenti denatalità, invecchiamento e crisi dell’industria faranno implodere il Paese.

b. Occorre pagare il lavoro ai giovani e includere nuovi modelli di lavoro che non sono regolati dal paradigma della subordinazione. Non sussidi ma lavoro e scommessa del terzo settore in cui il not for profit ci permette di fare impresa e profitti con finalità sociali.

c. Far diventare politico il modello di giustizia riparativa che chiede di riparare le relazioni rotte, umanizzare le pene e ridare dignità alle vittime. Il resto è solo vendetta che ci sta portando ad aumentare i conflitti anche tra vicini di casa. Se l’altro diventa un pericolo, il patto sociale e costituzionale si rompe. Il resto dei temi, come l’integrazione, l’intelligenza artificiale, le alleanze geopolitiche saranno una conseguenza dell’idea di giustizia che si ha.

Il Vangelo lo ricorda: valore assoluto non è la propria vita, ma è dare la vita per gli altri. Questa è la vocazione del politico vero e autentico.

 

*Sintesi dell’intervento svolto all’evento culturale del Partito Democratico organizzato a Bologna dal 15 al 17 novembre 2019 

 

** Gesuita, membro della redazione de “La Civiltà Cattolica”

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