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Il Manifesto di Assisi, segno di speranza

Carissimi amici e amiche, porgo un saluto affettuoso a tutti i presenti e un grande incoraggiamento agli organizzatori di questa iniziativa e agli estensori del Manifesto di Assisi. Si tratta, infatti, di un Manifesto di grande importanza perché parla a tutti gli uomini e le donne della società odierna; scuote le coscienze di tutti coloro che oggi sono la classe dirigente del mondo contemporaneo; e, soprattutto, guarda al futuro dell’intera umanità. Questo Manifesto, nelle intenzioni dei promotori, vuole essere un “punto di partenza e non un approdo finale”. Un punto di partenza di un cammino che ha come bussola la difesa e la valorizzazione della dignità umana per costruire “un’economia a misura d’uomo”. Non posso non essere d’accordo con questo cammino che è stato tratteggiato, con la bussola che verrà utilizzata e con il traguardo che è stato evocato. Si tratta, del resto, di temi, parole e obiettivi, a me molto cari che ho affrontato più volta nella mia lunga esperienza episcopale. Uno dei primi impegni pastorali che ho dovuto affrontare, molti anni fa, da Vescovo di Massa Marittima riguardava una drammatica situazione lavorativa a Piombino in cui si scontravano tre differenti visioni: quella degli industriali, quella dei lavoratori e quella ambientale. Si trattava, al tempo, di una questione nuova, in parte sconosciuta, ma che già allora innescava forti conflitti sociali e una lunga serie di questioni di difficile soluzione. Oggi, a distanza di più di 20 anni da quella vicenda di cui fui testimone e protagonista, quelle questioni economiche e ambientali non sono più una novità. Rappresentano, infatti, il presente e il futuro del nostro vivere quotidiano. Rappresentano il cuore di una nuova questione sociale che va affrontata con sapienza, carità e lungimiranza. In molte occasioni, negli ultimi anni, ho sottolineato l’importanza della salvaguardia del Creato e dell’intangibile difesa della dignità umana. Proprio qui ad Assisi si sono svolte due manifestazioni importanti, alle quali ho partecipato e delle quali mi sono fatto promotore, che si inseriscono su questo cammino e che, in qualche modo, mi piace pensare, hanno preparato il terreno a questo Manifesto di Assisi. La prima iniziativa prendeva spunto dalle parole di Papa Francesco e si intitolava: “Custodire l’umanità. Verso le periferie esistenziali”. Al centro di quella riflessione si poneva la “vocazione del custodire”: custodire la dignità umana minacciata da una secolarizzazione nichilista che sembrava avvolgere tutto e tutti. La seconda si intitolava invece “La fragile bellezza” e poneva al centro della riflessione la difesa del Creato minacciato da un’azione umana che non aveva più cura di ciò che ci era stato donato e che non era nostro. L’enciclica del papa Laudato si’ ha poi portato la riflessione su un livello superiore sviluppando ulteriormente il magistero sociale della Chiesa sociale. Francesco ha messo al centro della nostra attenzione l’oikos, la nostra casa comune, ed ha evidenziato con forza la radice umana della crisi ecologica e, di fatto, ha denunciato, come già aveva fatto in precedenza, quel “paradigma tecno-economico” che riduce l’uomo e l’ambiente a semplici oggetti da sfruttare in modo illimitato e senza cura. Oggi, presentando questo prezioso Manifesto di Assisi, ci incamminiamo lungo questa strada di cui intravediamo alcuni tratti da percorrere ma di cui ancora non conosciamo l’intero percorso da effettuare. Preghiamo il Signore che saprà illuminarci il sentiero della vita e saprà guidarci lungo questo percorso non semplice ma pieno di speranza. Quella speranza fornita dalla luce di Cristo che è una fiaccola inesauribile per la vita di ognuno di noi. Oggi, possiamo dire che il Manifesto di Assisi è, senza dubbio, un segno di speranza.

*Cardinale, Vescovo di Perugia, Presidente della CEI; intervento all’evento di Assisi del 24/01/2020

 

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