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Ma al Paese non bastano le linee guida

Piero Sraffa, uno dei più importanti economisti italiani, nel 1960 ha pubblicato «Produzione di merci a mezzo di merci», un saggio di economia fondamentale in cui ha spiegato come lo stesso tipo di merci appare sia tra i mezzi di produzione che tra i prodotti finiti. Durante la pandemia del 2020, il nostro Governo ci propone invece «la produzione di linee guida a mezzo di linee guida»

A inizio luglio il Governo ha approvato un ambizioso Piano Nazionale delle Riforme fatto di macro aree e 24 linee guida. Ieri, dopo due mesi di discussione, il Governo ha deciso di inviare al Parlamento le б linee guida fondamentali per il Next Generation Eu. I progetti concreti e dettagliati possono aspettare fino a inizio del 2021. La verità è che abbiamo perso due mesi durante la peggior recessione dai tempi della seconda guerra mondiale quando Piero Sraffa lavorava a Cambridge con Keynes. 

Le sei linee guida approvate ieri sono peraltro condivisibili e riguardano aree di interventi di cui il Paese ha bisogno: digitalizzazione, transizione ecologica, infrastrutture, istruzione, formazione, salute, equità, etc. Idee simili erano state proposte nel piano nazionale di Riforme. Non dimentichiamo poi che a metà giugno il manager Francesco Colao – su incarico del presidente del Consiglio e con l’aiuto di 10 esperti – ha proposto un piano di 56 pagine di ricostruzione, ripartenza e rinascita dell’Italia. Nella seconda metà di giugno abbiamo poi avuto gli Stati Generali dell’economia, un evento di 4 giorni durante il quale il Governo ha ascoltato le proposte di ripartenza delle parti sociali e di illustri ospiti, come la presidente della Commissione, Ursula Vande Leyen.

Il problema non è la mancanza di idee o proposte, ma l’incapacità di prendere decisioni sul futuro dell’Italia. Il Governo ha certamente preso decisioni cruciali durante l’ora più buia del Paese, quando in piena emergenza sanitaria ha deciso di chiudere in casa gli italiani per due mesi. Il Governo ha poi agito per elargire sussidi ai lavoratori dipendenti e introdurne un divieto di licenziamento unico in Europa. La stessa risolutezza manca oggi per guidare la ricostruzione. La politica economica dei prossimi mesi appare quanto mai confusa. ll Governo dovrà comunque preparare un nuovo quadro macro economico e approvare una nuova legge di bilancio per il 2021 entro fine dell’anno. Le grandi riforme da finanziare con i fondi europei arriveranno invece nel 2021.  

Nel frattempo, il disavanzo del 2020 sarà ben superiore al 10% e la crescita del prossimo anno difficilmente recupererà la caduta del Pil del 2020 di circa il9%. La riforma fiscale, di cui molto si parla in questi giorni, non potrà essere finanziata dai fondi europei e le risorse dovranno essere reperite dal bilancio coerente. Con il debito pubblico superiore al 15Õ%, è impensabile finanziare una riduzione delle tasse con nuovo deficit. Molto difficile anche trovare le risorse per la riforma degli ammortizzatori. Usciti dall’emergenza attuale, la ministra del Lavoro vorrebbe estendere la cassa integrazione a tutti i lavoratori. E un obiettivo condivisibile, ma le risorse difficilmente arriveranno dai fondi europei, e dovranno anche loro essere trovate in altri modi.

Luigi Einaudi, in un saggio scritto pochi anni prima del contributo di Sraffa, ci ha insegnato che la credibilità della politica economica e la fịducia dei mercati sono aspetti fondamentali del Buon Governo. È vero che siamo protetti dall’ombrello della Banca centrale europea, ma la «produzione di linee guida a mezzo di linee guida» è stato un passo falso che non rafforzerà la credibilità dell’azione di Governo durante un complicato autunno. 

 

*da La stampa 10/09/2020

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