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Con la pandemia si accrescono le differenze sociali

L’ultimo numero di CongiunturaRef è dedicato al tema “Pandemia e disuguaglianza”. Immediato è stato per me il richiamo alla recente lettura del libro “La grande livellatrice” di W. Scheidel (Mulino 2019) in cui l’autore esamina i fattori e gli avvenimenti che nella storia dell’umanità hanno determinato una riduzione della disuguaglianza. Scheidel individua quattro cavalieri neri, quattro tipologie di shock violenti, che nel corso dei millenni hanno avuto un effetto riduttivo sulle diseguaglianze di reddito e di ricchezza: guerra con mobilitazione generale della popolazione, rivoluzione trasformativa, crollo dello Stato, pandemie. Fattori che da soli, ma spesso associati, hanno determinato una violenta rottura dell’ordine esistente, il venir meno dei privilegi, delle possibilità di accumulare reddito e ricchezza, il mutamento dei rapporti di forza politici ed economici.

Tra i fattori di maggiore livellamento ci sono le pandemie, con richiamo particolare alla “Peste nera” del XIV secolo e ai suoi effetti positivi sui salari e negativi sulle rendite e sulle ricchezze prodotti dalla crisi demografica conseguente alla pandemia. Sia pure con minore quantità di documentazioni, effetti analoghi sulla distribuzione della ricchezza hanno avuto la peste di Giustiniano nel VI secolo e quella Antoniniana (probabilmente vaiolo) del II secolo. Tutte pandemie che hanno falcidiato la popolazione, prodotto un aumento dei salari e una caduta degli affitti dei terreni. (segnalo agli interessati un bel libro di K. Harper “Il destino di Roma: Clima, epidemie e la fine di un impero”-Einaudi 2020- che rilegge la storia romana da Antonino all’invasione araba, alla luce degli effetti delle pandemie e dei mutamenti climatici).

Scheidel si rende conto che la sua analisi è alquanto “deprimente”. Lega infatti il livellamento, la riduzione drastica delle disuguaglianze, alla violenza prodotta dall’uomo o dalla natura; tanto maggiore la violenza, tanto maggiore il livellamento. Si chiede nella parte finale del libro se ci sono state altre opzioni che hanno prodotto risultati simili, come riforme agrarie, cancellazioni dei debiti, crisi economiche, processi di democratizzazione e arriva a conclusioni scoraggianti. Queste opzioni hanno avuto effetti non marginali sulla riduzione delle disuguaglianze solo se accompagnate da alti livelli di violenza.

Lasciando le tesi di Scheidel e tornando ai giorni nostri possiamo vedere come l’attuale pandemia non abbia gli effetti delle pandemie di peste. Non è, per fortuna, altrettanto violenta, non produce crisi demografiche, non porta a scarsità di offerta di lavoro, con effetti positivi sui salari e a minore concentrazione delle ricchezze. L’epidemia attuale, per le sue caratteristiche non esercita una pressione per la riduzione delle disuguaglianze. Al contrario, riprendo da CongiunturaRef, colpisce in maniera diversa a seconda delle condizioni socio-economiche, e potrebbe avere anche effetti peggiorativi a lungo termine sul livello delle disuguaglianze. 

I canali attraverso i quali agiscono i principali effetti asimmetrici sono riconducibili: a) alla relazione fra condizioni economiche e condizioni di salute della popolazione (ci sono indicazioni sulla diversa esposizione al contagio a seconda di alcune caratteristiche socio-economiche e demografiche); b) alla maggiore gravità della crisi su alcuni settori economici e su alcune tipologie di lavoro (le conseguenze delle misure anticrisi non sono state le stesse per le varie categorie socio-economiche e per i lavoratori skilled e unskilled. Nel lavoro irregolare sono intrappolate con maggiore frequenza proprio le fasce più svantaggiate della popolazione, che hanno anche un minore stock di risparmio individuale da cui attingere); c) all’impatto delle restrizioni sui livelli del risparmio e della ricchezza finanziaria (È probabile che le famiglie ad alto reddito siano anche quelle che hanno aumentato maggiormente il proprio tasso di risparmio nel corso della crisi, realizzando un accumulo di ricchezza. Basti ricordare che nel corso del primo semestre dell’anno i risparmi delle famiglie sono aumentati di ben 42 miliardi di euro, un accumulo che riflette situazioni asimmetriche fra quanti hanno mantenuto i loro redditi sostanzialmente invariati, e hanno quindi aumentato la loro ricchezza, e quanti invece hanno subito in misura più immediata le conseguenze della crisi, e hanno dovuto utilizzare i propri risparmi per fare fronte alle spese).

L’attuale pandemia sembra quindi produrre più un aumento che una diminuzione delle disuguaglianze. L’unica, non potendo certo augurarci la ripetizione degli scenari delle precedenti pandemie, è che arrivi presto un vaccino capace di farci uscire dalla crisi epidemiologica.

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