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Un Ministero del Lavoro che promette molto e spesso male

In audizione ai due rami del Parlamento, la Ministra del lavoro Nunzia Catalfo ha esposto un piano di interventi in materia di lavoro piuttosto impegnativo, articolato in più progetti, con lo sforzo di essere in linea con il più generale Recovery Plan, che deve mirare, come è noto, al rilancio economico sociale del Paese, soprattutto mediante misure strutturali di tipo riformistico.

La strada, secondo la Ministra, si dovrebbe caratterizzare mediante la riqualificazione del mercato del lavoro, con l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze, per un aumento occupazionale non solo quantitativo, comprensivo anche di una più incisiva tutela, con una accezione di sicurezza più ampia. Non dovrà, così, mancare l’introduzione di un salario orario minimo, nonché la valorizzazione della contrattazione collettiva di secondo livello.

E’ ancora nelle intenzioni ministeriali che i progetti, tra loro distinti, siano strettamente connessi, per rafforzare evidentemente l’obiettivo finale complessivo.

Al netto dei sicuri aggiustamenti e modifiche, frutto dell’acceso dibattito politico in atto e delle relative istanze, potrebbe essere di interesse, ai fini informativi, anticipare l’impostazione delle proposte ministeriali sopra accennate, i suoi contenuti di massima, ma soprattutto il senso e i principi, che le ispirano.

Contenuto delle proposte ministeriali

Riveste ancora una volta carattere prioritario il rilancio dell’occupazione.

 Come organizzare il mercato del lavoro nella prospettiva del Piano nazionale Ripresa e Resilienza(PNRR), che la Ministra del lavoro vorrebbe ”più competitivo”, “più inclusivo”, “più trasparente”, “ più digitalizzato e più sicuro” ?

Il potenziamento indispensabile dei Centri per l’impiego deve passare qualitativamente anche attraverso l’inserimento delle fasce svantaggiate, suscettibili di sfruttamento sotto forma di lavoro irregolare ovvero attuato con la pratica del caporalato.

Di assoluto rilievo, mirato a rendere più funzionale l’occupabilità, sia da parte del lavoratore, sia del datore di lavoro, con priorità ai fini del “Next generation Eu” vuole essere, poi, uno specifico progetto di “interoperabilità tra le banche dati di tutti i soggetti istituzionali e non coinvolti nella fase di ingresso nel mercato del lavoro”. E’ la procedura per la costituzione di un “fascicolo elettronico unico del lavoratore”. Secondo una diffusa opinione, è questo uno strumento di grande rilevanza – cui potranno accedere anche i datori di lavoro – in grado di assicurare un miglioramento unico nel processo di incontro tra domanda e offerta di lavoro, fondandosi sulle effettive competenze in relazione alle specifiche esigenze. 

Continuando l’esame dei lavori ministeriali, un ruolo importante va assolto, poi, nell’ambito delle politiche attive con attenzione al “digitale” e all’economia sostenibile, mentre in generale appare essenziale il relativo Piano straordinario, che vede al centro il fondo nuove competenze, che mira a consolidare l’occupazione attraverso la riqualificazione del personale occupato a costo zero per le imprese, in considerazione del finanziamento statale.

Altro intervento con profili innovativi è costituito dal complesso progetto relativo all’ empowerment femminile, riconducibile sempre al Next generation Eu, già proposto dall’Anpal, fatto proprio dalla Ministra del lavoro, con l’obiettivo di superare i divari di genere e le disparità salariali, utilizzando l’assegno individuale di ricollocazione,  gli sgravi contributivi, le misure d’incentivazione al rientro dalla maternità, la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, un equilibrio tra gli impegni femminili e quelli maschili.

Di sicuro interesse è senz’altro, l’adeguatezza dei sistemi di reddito, attraverso naturalmente la contrattazione collettiva, che dovrebbe stabilire l’introduzione di un salario minimo orario ancorato alla previsione di una detassazione dell’incremento salariale dei minimi dei CCNL; dovrebbe essere, questo, il meccanismo per adeguare con gradualità gli importi minimi contrattuali dei contratti nazionali all’ammontare minimo, che si intende introdurre nel nostro paese.

E’ già, questa, una previsione suscettibile di attuazione di un salario minimo generale? Forse occorrerebbe maggiore esplicitazione per dare senso alla detassazione. 

Ancora in materia contrattuale, alla citata adeguatezza dei redditi da lavoro potranno contribuire i contratti di secondo livello, opportunamente sostenuti. Non risultano, tuttavia, ancora indicate le relative modalità, prescindendo dai contenuti riferiti alle specifiche misure, che potranno permettere gli incrementi della produttività aziendale con riconoscimento di compensi di risultato, nonché il welfare aziendale.

Grande spazio è da dare, poi -sostiene la Ministra del lavoro- alla riforma degli ammortizzatori sociali, mediante la creazione di un vero e proprio sistema universale di protezione sociale, con inclusione, cioè, di tutti i lavoratori (anche autonomi e professionisti), di tutti i settori, con la caratteristica di un sistema semplificato e collegato alle politiche attive, per promuovere la formazione e l’acquisizione di nuove competenze.

Trattasi di progetto, questo, in stato avanzato di definizione ad opera di una commissione di cinque esperti, che ha già presentato una prima bozza di soluzione. Per il confronto nel merito la Ministra Catalfo ha convocato le Parti sociali per il 15 gennaio 2021 (incontro separato il 19 gennaio con le Associazioni di categoria per il lavoro autonomo).

Un primo passo a quest’ultimo riguardo attiene alle disposizioni introdotte con la legge di bilancio 2021, che per gli anni 2020/2023 ha costituito l’ISCRO- indennità straordinaria di continuità reddituale ed operativa dei lavoratori autonomi, in stato di crisi, iscritti alla gestione separata INPS.

A completamento dell’informazione, è da tener presente che il piano ministeriale, accanto al sostegno alla formazione, prevede anche il rafforzamento dei livelli di salute e sicurezza nei posti di lavoro,con le indicazioni del caso mirate alla riduzione del rischio individuale, collettivo e ambientale.

Non sono estranei, neanche, gli sgravi contributivi, ai fini della riduzione del costo del lavoro.

Nel frattempo la legge di bilancio 2021 ha dato qualche segnale nella direzione dei progetti richiamati, con riferimento: a) alle agevolazioni per nuove assunzioni giovani (periodo 01/01/2001 – 31/12/2022, 35 anni di età, 48 al sud, 100% sgravi contributivi fino a 6000 euro l’anno); b) alle agevolazioni per l’assunzione di donne disoccupate (stessa misura dei giovani, con limitazione a 18 mesi per rapporti di lavoro a tempo indeterminato, 12 a tempo determinato); c) agli ammortizzatori sociali (nuove settimane di godimento con nuove modalità, il già citato ISCRO per i lavoratori autonomi; d) alla possibilità di usufruire dell’esonero contribuito in sostituzione dei trattamenti di integrazione salariale nelle nuove 12 settimane per un ulteriore periodo di 8 settimane godibili entro il 31/03/2021.

Trattasi, tuttavia, di misure non aventi l’ampio respiro di quelle strutturate, volute dai progetti collegati alla riforma mediante il Recovery.

E’ innegabile che tali progetti, nell’insieme andranno a costituire un ampio quadro – per ora di livello propositivo – che tende a centrare aspettative da tempo in atto e che l’occasione del Recovery potrebbe creare le condizioni per la loro realizzazione.

Realisticamente, al di là degli aggiustamenti che potrebbero sopravvenire per ragioni politiche o sociali, volendo perseguire degli obbiettivi di cambiamento di tipo strutturale, viene spontaneo pensare che occorrerebbe attendibilmente una più puntuale attenzione al Sud, non solo con riferimento agli sgravi contributivi, ma grazie ad uno stretto collegamento con gli investimenti riferiti alle attività 

Ai fini della valutazione dell’efficacia dei progetti ministeriali in materia di lavoro, come sopra richiamati, non si può prescindere dalle altre 5 linee strategiche, che unitamente a quella all’esamecompongono il Piano nazionale Ripresa e Resilienza (PMRR), con la seguente esplicita declinazione: 

  1. Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura
  2. Rivoluzione verde e transizione ecologica
  3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile
  4. Istruzione e ricerca
  5. Parità di genere, coesione sociale e territoriale
  6. Salute

     Le proposte sopra illustrate, riconducibili, come è noto, alla “ parità di genere” (attraverso il sostegno all’occupazione) e alla “coesione sociale e territoriale” (ruolo importante giocato dall’occupazione giovanile, senza sottovalutare i contesti territoriali), si sforzano di essere in linea con le tematiche delle altre “missioni” del Piano, secondo una valutazione, che per ora non può non essere astratta.

Per il rilievo che riveste l’intervento strategico in materia lavoristica e occupazionale, nella ripartizione successiva all’ innalzamento delle risorse del Recovery da 209 mila a 222 mila miliardi, i fondi ad esso destinati sono passati da 17,1 a 27,6 miliardi. Da registrare, invece, un abbattimento discutibile delle risorse destinate alla digitalizzazione del Paese, passate da 48.7 a 45,86 miliardi, così come per la transizione sostenibile, cui vengono sottratti circa 6 miliardi (da 74.6 a 68.9).

Non può sfuggire l’esigenza, non ancora espressamente registrata, che, al di là degli stanziamenti finanziari usufruibili, la “missione” lavoro che interessa non può non passare, nella fase attuativa, attraverso strutture competenti, confronto con le Parti sociali, regole legislative semplificate, cultura imprenditoriale aperta alle nuove generazioni.  

Altro tema assillante il mondo del lavoro è rappresentato indubbiamente dal superamento del blocco dei licenziamenti fissato al 31/03/2021: è un’ondata che mette a rischio, secondo gli addetti ai lavori, circa 250 mila posti di lavoro.

Le proposte del PNRR, che pure mirano ad assicurare una nuova protezione sociale, non affrontano direttamente il problema, che, pur investendo tematiche a contenuto sociale, incide significativamente sullo sviluppo economico. 

 Si pensa ad una proroga del blocco, per ricondurre il problema nell’ambito degli ammortizzatori sociali riformati, con percorso di riqualificazione obbligatorio? Perché non valorizzare l’assegno di ricollocazione, così come previsto dalla legge di bilancio 2021?

 In realtà, un punto di riferimento positivo, preso espressamente in considerazione al riguardo, è sempre la citata legge di bilancio, grazie al contributo di una parziale soluzione offerta mediante il contratto di espansione, opportunamente prorogato a tutto il 2021, con la riduzione degli addetti aziendali ammessi alle agevolazioni da 1.000 a 500, nonché a 250 per le imprese che accompagnino le nuove assunzioni con lo scivolo pensionistico per i lavoratori più vicini alla pensione; le aziende interessate potrebbero, così, salire fino a 2.000, comprendendo di fatto anche le medie e grandi imprese. 

Premessa, negli intendimenti ministeriali, la funzione di regolamentare il processo occupazionale da affrontare alla cessazione delle misure protettive Covid, il contratto di espansione passa attraverso un piano di assunzione di risorse umane qualificate e specializzare, scivoli ai fini pensionistici e formazione dei dipendenti sotto il profilo tecnologico. Deve, poi, contenere il numero dei lavoratori da assumere con la relativa programmazione, tenendo presente l’esonero contributivo per i giovani e le donne, già prima richiamato, Per i dettagli applicativi e gli stanziamenti finanziari già previsti, si rinvia alla disciplina specifica contenuta nella legge di bilancio 2021 con i relativi richiami.

Quanto alla valutazione circa il ruolo del nuovo contratto rivisitato, è interessante notare come lo stesso sembri riscuotere il gradimento sindacale, quale strumento auspicabilmente anche di tipo strutturale, se effettivamente finalizzato a nuove assunzioni e sostenuto da maggiori coperture finanziarie.

 

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