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Vaccini, la nostra libertà e la vita degli altri*

Pare dunque che verrà a breve resa obbligatoria la vaccinazione anti Covid (chiamiamola così per brevità) per il personale sanitario. Dopo dichiarazioni di altri, nei giorni scorsi, lo ha detto il presidente Draghi, in conferenza stampa. E così sembra sia stata presa una decisione su un tema controverso che è fortemente divisivo per i giuristi, gli scienziati e l’opinione pubblica. Infatti, benché non paiano molto numerosi, i casi di sanitari non vaccinati fanno scandalo e alimentano polemiche.


Il tema è complesso, e le tentazioni di semplificarlo sono forti. O nel senso “rigorista” – la linea è “chi è a contatto con i pazienti deve essere vaccinato: è ovvio” – o nel senso “libertario”: qui la linea è “la salute è mia e non mi fido di vaccini, vaccinatori, e produttori”. Nel primo caso, sembra che i sanitari non vaccinati siano untori da snidare e castigare; nel secondo sembra che sia in atto un conflitto titanico tra il singolo assediato e minacciosi adepti di un malvagio potere mondiale.

In realtà, si tratta di conciliare il principio di utilità collettiva e quello di autodeterminazione individuale. Due beni non facilmente commensurabili l’uno all’altro. E infatti la Costituzione si pone il problema, indica la via per risolverlo, e ovviamente lascia che sia il legislatore a decidere nel caso concreto. Ammaestrati dagli orrori perpetrati pochi anni prima da parte tedesca e giapponese, i costituenti hanno sancito, nell’articolo 32, che la salute individuale e l’interesse della collettività devono andare di pari passo; che nessuno può essere obbligato a trattamenti sanitari se non dalla legge; che mai si può derogare dal rispetto per la dignità della persona. Il che ha reso possibile stabilire (tra furibonde polemiche, si ricorderà) l’obbligatorietà per legge delle vaccinazioni dei bambini, anche se i genitori no-vax vi si oppongono; e più in generale istituire svariate fattispecie di trattamenti sanitari obbligatori. Chi è pericoloso per sé e per gli altri deve essere, con umanità, curato, anche se non lo desidera. La libertà – ma non la dignità – cede, non senza combattere, davanti all’utilità collettiva.

Quindi che oggi si proceda a rendere obbligatorie le vaccinazioni anti Covid sembrerebbe non essere di per sé anti costituzionale. Il problema nasce semmai sulle sanzioni per chi non si adegua al dettato della legge: sospensione dall’impiego, dallo stipendio, provvedimento disciplinare, licenziamento, ferie obbligatorie, cambiamento di mansioni (ad esempio, in una posizione non a contatto col pubblico)? È chiaro che la diversa gravità delle sanzioni (le più dure sono poco plausibili) nasce da una diversa valutazione (in capo al legislatore, cioè alla politica) del bilanciamento fra l’obbligo e la libertà: se il primo prevale in modo schiacciante le sanzioni saranno più gravi; se prevale solo in modo relativo saranno più leggere.

Ma secondo alcuni l’obbligo vaccinale per i sanitari è dubbio perché anche il vaccinato (per quanto ne sappiamo) continua a essere contagioso e a potere quindi trasmettere il virus, anche se personalmente non si ammala in modo grave; e perché i vaccini non sono ancora del tutto testati e quindi la loro somministrazione metterebbe a rischio la salute del vaccinato. Nondimeno, data la situazione d’emergenza, un compromesso pratico non è impossibile.

Certo, si deve essere consapevoli che la pandemia ha ridotto gli spazi di libertà e moltiplicato i controlli – condizione inevitabile, ma di cui si deve indicare l’eccezionalità e soprattutto la scadenza. L’emergenza rende più evidenti, acuti, urgenti, problemi strutturali, già presenti nella nostra civile convivenza. Li estremizza, privandoci della sicurezza della normalità, e ci rende estremisti proprio perché ci rende insicuri. Una decisione governativa – non si parla di un dpcm ma di un decreto, che dovrà essere convertito in legge dal parlamento – che sia equilibrata e ragionevole, non dovrebbe avere problemi di numeri nelle aule parlamentari, per quanto le sensibilità delle forze politiche sul tema siano state in passato assai differenti; ma data l’esasperazione che circola nella società può infiammare gli animi in contrapposte tifoserie. Eppure la questione principale, per ora, non sta qui, ma nell’approvvigionamento delle fiale, dietro al quale si profila un altro grande problema: il rapporto fra utile collettivo e utile privato, fra la politica e i grandi poteri economici. Un problema che non si gestisce con un decreto.

 

*da Repubblica 26/03/2021

 

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