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VIA DALLA FAME E DALLA GUERRA

Raffaele Morese
Dalla paura alla vergogna. Ma ora, coraggio
La drammaticità degli eventi aiuta a prendere coscienza. Sul piano emozionale, morale e politico. E’ quello che è successo con il dramma di Lampedusa. Il Mediterraneo è un cimitero, chi non lo sa. Ma la gran quantità di annegati all’imbocco della porta d’Europa ha prodotto un dolore e un’attenzione diffusi e non cancellabile da un qualsiasi evento successivo. La vergogna, come ha urlato a caldo Papa Francesco, ha assalito le nostre coscienze. La paura, che è stata il “dominus” con cui si è affrontato il tema immigrazione, si è rivelata un anestetico inefficace. E quindi, la politica ha scoperto, una volta ancora, la propria inadeguatezza, il proprio ritardo nel capire e gestire il fenomeno.

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Giorgio  Alessandrini
Riprogettare legislazione e politiche per l’immigrazione
I flussi migratori rappresentano quella mobilità internazionale, che, come ben sappiamo, ha molte cause e molti volti e comunque è la dimensione umana – riguarda le persone - della globalizzazione di questi anni, dominata dai grandi poteri economici, senza regole, precipitata nel disordine finanziario, nella crisi economica e sociale, nell’aggravamento delle disuguaglianze per il Sud del mondo e negli stessi paesi industrializzati. 

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Giovanna Zincone
Integrare economicamente le sponde del mediterraneo
La tragedia non si ferma: ancora altri naufraghi sono periti nel mare di Sicilia. Il dramma di Lampedusa risveglia una pietà profonda, troppo a lungo assopita. C’eravamo in qualche modo colpevolmente assuefatti alle notizie di perdite di immigrati, alla nozione di decine di migliaia di morti tra il Sahara e il mare. Le centinaia di morti della scorsa settimana, a cui si aggiungono i caduti di venerdì, sono state un meritato shock per le nostre coscienze. È insostenibile l’immagine di mamme e bambini che si inabissano abbracciati, di un cordone ombelicale che lega ancora un piccolo al ventre materno.

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Nicola  Cacace
L’errore dei progressisti europei sull’immigrazione
Il successo crescente di partiti xenofobi ed anti euro in Europa, la stessa posizione anti immigrati di Grillo, sono dovuti ai modi sbagliati con cui la sinistra affronta il tema, anche alla luce della pesante crisi in atto.
Per combattere la deriva populista in atto è necessario, a) spiegare meglio alla gente l´essenza del fenomeno, da sempre esistente ma accelerato dalla globalizzazione, b) organizzare l´accoglienza ed il contrasto con migliori leggi e organizzazioni più efficienti.

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Maria Gallotti
International labour migration today, an ILO perspective
Every day, hundreds of thousands men, women and even children, move from one place to another, both internally within one’s country or internationally, to search for a better life for themselves and their families. The search for decent work and livelihoods serves as the primary driving force of international migration today and decent jobs are central to development. Demographic and income inequality at home, climate change, and other crises are additionally increasing labour mobility from one country to another, particularly within regions.

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Vera Lamonica
Una legislazione sbagliata e vecchia va riscritta rapidamente 
Sarebbe grave se l'Europa, dopo l'ondata di emozione per i troppi morti, che ha portato il presidente della commissione sull'isola di Lampedusa, risolvesse in un nulla di fatto le discussioni che si sono aperte in queste tristissime giornate. L'illusione, fin troppo coltivata, che possano essere eretti muri alle frontiere del continente ha prodotto finora costi umani inenarrabili, senza peraltro essere efficace neanche nella deterrenza. 

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Oliviero Forti
Quanto può' durare ''Uniti nella sicurezza, indipendenti sul resto''?
Le ultime tragiche vicende lampedusane hanno rilanciato, come mai prima, il tema delle politiche europee sull’immigrazione e l’asilo. Molti si chiedono quale sia il ruolo dell’UE rispetto ad un fenomeno così complesso e la cui gestione sembra ancorata ad un esclusivo approccio nazionale, nonostante la sua dimensione intrinsecamente transnazionale. Siamo di fronte ad un fenomeno che interessa più territori e quindi necessita di un approccio che favorisca una politica comune piuttosto che una dimensione statuale che promuove invece relazioni multilaterali e federative.

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Natale Forlani
Non basta sparare sulle leggi esistenti
Utilizzare le stragi nel Mediterraneo per finalità politiche interne è un errore che l’Italia non si può consentire.
Dobbiamo affrontare problemi più grandi  dei nostri, con limitati mezzi a disposizione e non  fornire l’immagine di un Paese che si autocolpevolizza, attribuendo l’origine delle criticità alla inadeguatezza delle nostre leggi.
Purtroppo, anche in questa occasione, sono riemersi i vizi della nostra politica: l’abitudine di parlar male del nostro Paese negli ambiti internazionali, l’idea che basti cambiare le  leggi per risolvere i problemi, la consuetudine di affrontare problemi complessi, con approcci ideologici privi di concretezza.

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Ferruccio Pelos
Uno sguardo sul rapporto tra cinema e immigrazione
Prima di occuparci di cinema conviene richiamare brevemente la situazione dei fenomeni migratori nel nostro paese.

Dall’unità italiana, sono emigrate più di 28 milioni di persone verso moltissimi paesi del mondo. All’inizio del ‘900 emigravano 600.000 persone l’anno, scese a 300.000 dopo la seconda guerra mondiale. A partire dal 1970 gli espatri scendono a 50.000 l’anno, mentre salgono gli stranieri che sono circa 300.000, di cui un terzo cittadini dell’allora Comunità Europea. Gli stranieri in Italia diventano mezzo milione alla fine degli anni ’80.

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