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NEWSLETTER n.145 del 20 GENNAIO 2015

NUOVI ORIENTAMENTI TRA STUDIO E LAVORO

DISCONTINUITA' CERCASI

di Raffaele Morese

Più i numeri della disoccupazione giovanile diventano ingombranti ed inquietanti, più si è tentati di ricercare risposte semplificate, semmai capaci di dare una sensazione di esaustività. Nessuna meraviglia se si rimane  a mani vuote. Le risposte restano complesse e progressive; richiedono tenacia e selettività; hanno bisogno di visioni nuove e di inediti percorsi. Senza la miscela di questi ingredienti, le pur buone intenzioni resterebbero tali, perché la crisi che ci attanaglia da sette anni si supererà non ritornando a com’eravamo ma disegnando come saremo. L’Italia è più lenta di altri Paesi  in questo attraversamento doloroso per tanti motivi, ma anche perché ha creduto per troppo tempo che bastasse attendere che passasse la “nottata”.

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L’ORIENTAMENTO TRA BISOGNI CONCLAMATI E CARENZE DI SISTEMA

di Pier Antonio Varesi

L’Orientamento: un servizio  essenziale  nella “società liquida”

Appare evidente la condizione  di “disorientamento”  che affligge coloro  che si trovano  a dover affrontare  scelte fondamentali  riguardanti  la vita professionale  (dalla scelta dei percorsi  di studio  a quella relativa  alla ricerca  di una prima  o di una nuova occupazione).
I cambiamenti intervenuti nel mercato del lavoro a seguito della grave  e perdurante crisi economica hanno messo  in discussione  molte delle certezze consolidate nel tempo e tramandate di generazione in generazione. E’ dunque più che mai  sentita l’esigenza di accompagnare i giovani  e le loro famiglie  verso scelte formative  più coerenti  con i fabbisogni espressi  dal sistema  delle imprese. Un’azione  simile  ed altrettanto  incisiva va offerta  ai disoccupati  in cerca di lavoro ed in specie  a quelli  che più appaiono  smarriti  di fronte alla nuova  realtà produttiva (penso in particolare  ai NEET, alle donne  meno professionalizzate ed ai lavoratori  più anziani). 

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GLI OSTACOLI DA SUPERARE NELLA SCELTA DELLA SCUOLA SUPERIORE

di Rossella Mengucci

In vista della scelta della scuola superiore si apre una fase cruciale per i genitori degli studenti che frequentano la terza media che, assieme ai propri figli, s’interrogano sui criteri che devono orientare la selezione del percorso formativo successivo e l’individuazione dell’istituto cui iscriversi. 
Come districarsi nell’offerta formativa? 
Anzitutto, affrontando consapevolmente i radicati stereotipi e pregiudizi che classificano gerarchicamente le tipologie di scuole, attribuendole a categorie “standardizzate” di utenti. I licei sono “naturalmente” destinati ai ragazzi più studiosi, specie se si tratta di ragazze; gli istituti tecnici vanno bene per quelli meno disponibili a passare il tempo sui testi scolastici, meglio se maschi; gli istituti professionali sono adatti ai giovani più svogliati, destinati a un “saper fare” poco intrecciato con il “sapere”; la formazione professionale, infine, è l’ultima spiaggia per apprendere un mestiere fuori dai circuiti più “blasonati”. 

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STUDIARE PER DIVENTARE ''LAVORATORE GLOBALE''

di Paola Vacchina

Probabilmente in nessuna altra epoca storica come la nostra, i giovani si trovano di fronte ad una varietàe molteplicitàdi offerte formative utili a inseguire sogni e aspirazioni, con la speranza di vederli poi realizzati. Ma oggi scegliereèdiventato piùproblematico di un tempo. 
Di fronte allampiezza e alla diversificazione delle opportunitàofferte dalla scuola o dal sistema dellistruzione e formazione professionale (IeFP), le famiglie si ritrovano molto spesso a fare i conti con un sentimento ambivalente. Da una parte, sono attratte e incoraggiate dallidea che la loro scelta saràil frutto di confronti e comparazioni, un privilegio tutto da giocare rispetto alla generazione che le ha precedute. Dallaltra, hanno la sensazione di non riuscire a governare pienamente questo momento, di non riuscire ad esercitare in modo sufficiente quelle capacitàvalutative, quellautonomia decisionale o quella consapevolezza che pensavano (o si aspettavano) di avere.

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SCEGLIERE LE SCUOLE CHE SONO APERTE AL LAVORO

di Claudio Gentili

In questi giorni studenti e famiglie sono chiamati a fare una scelta che, inutile girarci attorno, inciderà in maniera decisiva sul loro futuro: la scelta scolastica. Questa scelta, non è un mistero, è spesso affrontata senza nessuna informazione di contesto, e, spesso, nasce più dalla cristallizzazione di luoghi comuni che dalla reale capacità di connettere le vocazioni e i talenti degli studenti con i rapidi cambiamenti (soprattutto produttivi) a cui la nostra società è sottoposta.  Non sorprende il dato pubblicato qualche mese fa da un sondaggio di Almalaurea che rivela come 42 diplomati su 100 si dicano pentiti della scelta  scolastica e cambierebbero l’indirizzo di studio se tornassero ai tempi dell’iscrizione alla scuola superiore.

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BUONI PROPOSITI E CATTIVE POLITICHE

di Elio Formosa

Secondo il recente documento “la BUONA SCUOLA” sono 700.000 i giovani disoccupati  tra i 15 ed i 24 anni e 4.355.000 i ragazzi che non studiano, non lavorano e non sono in formazione (neet), ovviamente anche loro disoccupati. Questi numeri, che crescono senza sosta, sono il termometro dei ripetuti fallimenti di una certa politica, nazionale e regionale, rivolta a sostenere il lavoro e l’occupazione e degli strumenti che sin qui ha utilizzato.

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ORIENTARE LE FAMIGLIE PER ORIENTARE I GIOVANI 

di Luciano Pero

L’orientamento professionale dei giovani deve fare i conti oggi con la cultura diffusa nella nostra società su che cosa è il lavoro e su che cosa sono gli ambienti di lavoro e i ruoli che le persone vi occupano. 
Questa cultura diffusa comprende, tra le altre cose, anche alcuni profondi stereotipi e giudizi precostituiti che si sono formati nel passato e che poi si sono via via consolidati nel pensiero collettivo sino a diventare veri e propri assunti sociali e tratti  caratteristici della cultura dominante. Essi condizionano in grande misura le scelte delle famiglie italiane. Per rendersene conto basta sfogliare i giornali più letti o seguire i programmi televisivi e radiofonici più noti.

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SEI DOMANDE CHIAVE PER LA SCELTA DELLA SCUOLA SUPERIORE 

di Rossella Mengucci

Con quale frequenza sono utilizzati i laboratori? Coinvolgono gli studenti fin dal primo anno?  
Spesso i laboratori entrano in gioco solo dal secondo biennio (terzo anno); i ragazzi che si aspettano una didattica interattiva fin dal loro ingresso nella scuola rischiano di essere delusi e demotivati. È una delle principali cause di disaffezione alla scuola nella fase di accoglienza e inserimento.

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