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NEWSLETTER n.153 del 19 MAGGIO 2015

IL WELFARE AZIENDALE DIVENTA ADULTO

Anche tra le macerie crescono i fiori 

di Raffaele Morese

I dati e i filmati, i volti e le parole della crisi sono da troppo tempo crudi e dolenti. Ad essi non c’è assuefazione che tenga. Martellanti, giorno dopo giorno, ci ricordano che alla perdita di sicurezza e al degrado non si possono voltare le spalle. Ma ci ricordano anche che quello che si è fatto finora, a tutti i livelli, non è sufficiente, né è soddisfacente. E’ semplicistico puntare il dito soltanto e solitamente verso l’alto, verso le istituzioni pubbliche o i grandi centri del potere finanziario. E’ necessario, ma non esaustivo. Il problema non è sempre altrove, è anche qui, vicino a ciascuno di noi, ci appartiene, ci interpella. E’ dal basso che occorre reagire, costruire con piccoli passi, ma costruire nella direzione giusta. C’è qualche segno? Sì.

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Una esperienza contrattuale da potenziare

di Tiziano Treu

Valori del welfare aziendale e territoriale
Le ragioni sono molteplici e riguardano sia la convenienza economica, per entrambe le parti, delle misure di welfare rispetto ai contenuti retributivi dei contratti, sia l’impatto anche indiretto di una strategia aziendale orientata al welfare integrativo sulla qualità dei rapporti di lavoro e della gestione aziendale.
Il primo aspetto è esaminato specificamente nel Capitolo IV, ove si indicano le misure fiscali e contributive previste dal nostro Ordinamento a favore delle misure di welfare, che le rendono meno costose per l’azienda e più utili per i lavoratori rispetto a incrementi retributivi di eguale dimensione.

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 La socialità che emerge dalla contrattazione

di Franca Maino  e Giulia Mallone 

Il contesto: la crisi e il secondo welfare
L’Italia ha ormai raggiunto e superato una “soglia” oltre la quale il ritorno al modello di welfare pre-crisi non sembra non solo possibile ma neppure auspicabile, a causa del radicale cambiamento dello scenario sociale ed economico in cui tale modello è stato istituito e si è consolidato. 
I cambiamenti demografici e delle strutture familiari mettono a repentaglio le “capacità di welfare” del principale ammortizzatore sociale italiano, la famiglia. L’allungamento dell’aspettativa di vita media ha implicazioni, oltre che sui bisogni assistenziali, sulla distribuzione degli oneri di cura: combinato al prolungamento dell’età delle donne primipare, contribuisce all’incremento di quella generazione “sandwich” schiacciata contemporaneamente tra la cura dei figli e dei genitori anziani e non autosufficienti. Un problema che in Italia - senza adeguati strumenti di caregiving familiari per bambini e anziani - potrebbe peggiorare ulteriormente i livelli di occupazione femminile già ampliamente inferiori alla media europea. 

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La ''differenza femminile'', motore del benessere di tutti 

di Anna M. Ponzellini

Sul fatto che la parte del leone, tra i contenuti della contrattazione del welfare aziendale (WA), la facciano gli istituti della conciliazione tra vita e lavoro (magari in senso lato, ricomprendendo i benefits rivolti alle famiglie) non ci piove proprio.  
La centralità di questo tema era già emersa nei commenti di Tiziano Treu (2013) a proposito del carattere integrativo della contrattazione del WA rispetto alla carenza di politiche sociali per le famiglie e anche dai dati analizzati dalla ricerca che di recente ha riflettuto su nove anni di accordi di welfare dall’Archivio della contrattazione della Cisl Lombardia,  (Ponzellini, Riva, Scippa 2015).

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Welfare aziendale, produttività e partecipazione

di Luciano Pero

Diffusione del welfare aziendale in epoca di crisi e di deflazione
Molte ricerche e varie indagini  hanno mostrato  che In Italia negli ultimi 5 anni vi è stata una relativamente rapida diffusione di sistemi di welfare aziendale. Con questa formula di solito si indica la decisione aziendale di  acquistare una serie di servizi sul mercato che vengono poi distribuiti ai lavoratori dipendenti, come bonus o benefit, e che non si sommano al salario in busta paga e non sono quindi soggetti a ritenute fiscale per il reddito individuale secondo le regole della nostra legislazione. Come noto i servizi acquistati dalle imprese possono variare secondo una gamma e secondo le condizioni definite dalla legge fiscale, ad esempio il carrello della spesa al supermercato, il costo dei libri scolastici dei figli, le spese mediche oltre quelle garantite dal servizio sanitario nazionale, oppure i viaggi turistici o di istruzione, le attività sportive e ricreative e così via.

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Lo stato può fare di più

di Antonella Marsala

Da qualche anno, attorno al tema del welfare aziendale, si stanno sviluppando numerose iniziative: si tratta infatti di un tema che è diventato di estrema attualità. In particolare, il dibattito sulla necessità di conciliare l’esigenza di contenere la spesa pubblica con quella di rendere sostenibile il sistema di welfare ha iniziato a coinvolgere una buona parte degli attori economici, dei responsabili delle risorse umane e delle associazioni di categoria e sindacali. A questo punto del dibattito, crediamo che sia necessario ripensare i modelli di governance, favorendo modelli fondati sulla sinergia dei diversi attori, pubblici e privati, per creare sistemi cooperativi in grado di rispondere alla nuova domanda sociale.

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Una nuova frontiera dell'iniziativa sindacale

di Giorgio  Caprioli 

Nei prossimi anni ci aspetta una generalizzata restrizione delle risorse sia pubbliche che private. Infatti il bilancio pubblico sarà impegnato al rientro dal deficit e dal debito: non sarà possibile destinare ulteriori risorse all’espansione della spesa sociale. I bilanci delle aziende private saranno caratterizzati da una sempre maggior attenzione al contenimento dei costi per fronteggiare la concorrenza: ciò varrà sia per le aziende che andranno bene, che per le aziende che andranno male.
La contrattazione si troverà di fronte a una fase non breve di restrizione delle risorse da redistibuire. Bisogna quindi porsi il problema di come sia possibile continuare a contrattare.

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Le tutele sociali nelle recenti relazioni industriali

di Uliano Stendardi

Negli ultimi anni il processo di ammodernamento delle relazioni industriali ha conosciuto una fase di accelerazione e di intensità nella dimensione regolatrice a livello interconfederale che fa contrasto con i 15 anni trascorsi dallo storico accordo del 23 luglio 1993 per arrivare alla piattaforma unitaria CGIL CISL UIL del maggio 2008.
Dal 2008 si avvia, infatti, un percorso di ridefinizione della struttura della contrattazione che vede una sequenza di accordi interconfederali che ridisegnano il ruolo del contratto nazionale, della contrattazione di secondo livello aziendale o territoriale e, più in generale, riqualificano la contrattazione non solo in tema di regole ma anche – e soprattutto – in termini di missione e di approccio culturale.

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Una best practice: Luxottica

di Sergio Spiller

Negli ultimi mesi i media hanno dato grande risalto al tema delle esperienze di Welfare aziendale che numerose imprese hanno adottato a favore dei propri dipendenti. I casi della Ducati, della Luxottica, della Wind, della Lamborghini, della Coop Adriatica, della Tod’s solo per citare i più conosciuti, sono stati illustrati con dovizia di particolari e spesso additati come la nuova frontiera delle relazioni all’interno delle aziende. 

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Una best practice:  Manfrotto (Vitec Group)

di Adriano Poli  

“Grazie a Vitec Group e a un sindacato moderno e lungimirante, siamo stati capaci di realizzare questo contratto integrativo che apre una nuova strada e prospettive sicuramente all’avanguardia nelle relazioni industriali. Ma quello che più conta è che ci offre la possibilità di vivere e fare l’azienda in modo diverso, più partecipato e responsabile.”
Con queste parole, pubblicate nella prefazione del Contratto Integrativo distribuito a tutti i dipendenti, il Direttore delle risorse Umane di Vitec Group Marco Scippa ha espresso il suo giudizio sull’accordo che da pochi giorni era stato stipulato con le Rsu e Fim Cisl di Vicenza e Belluno.

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