UN CONTRATTO DI SOLIDARIETÀ E DI PRODUTTIVITÀ
di Raffaele Morese
Il Ministro Poletti ha annunciato di voler rafforzare la possibilità di ricorrere ai contratti di solidarietà espansivi, previsti dal Jobs act, ma rimasti lettera morta per mancanza di reali incentivi al loro utilizzo. Non per questo fu ignorato nella lettura complessiva di quel provvedimento. Anzi, la sua previsione venne accolta con favore. Molti ebbero la sensazione che il Governo accogliesse la sollecitazione, soprattutto del sindacato, di andare oltre una visione tradizionale sia della tutela dell’occupazione esistente nelle imprese, che delle opzioni per allargare gli spazi occupazionali, specie per i giovani.
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AL MEMORIALE DELLA PACE DI HIROSHIMA
di Barack Obama
Settantuno anni fa, in una splendida giornata soleggiata, senza nuvole, dal cielo è sceso qualcosa che ha cambiato il mondo: un flash di luce e tantissimo fuoco ha distrutto una città e ha dimostrato che l’umanità aveva i mezzi per autodistruggersi.
Perché veniamo qui in questo luogo, a Hiroshima?
Veniamo qui per toccare con mano quanto una terribile forza ha toccato questo territorio. Veniamo qui per pregare per i morti, più centinaia di migliaia di giapponesi sono morti, anche coreani e americani: le loro anime ci parlano, ci chiedono di andare avanti e di ricordarci chi siamo e chi potremmo diventare. Non è il fatto che la guerra ha proprio definito Hiroshima, ma ci dicono che i conflitti violenti sono apparsi all’uomo per la prima volta. Abbiamo capito che non dobbiamo usare mezzi di guerra per atti bruttissimi, dobbiamo ricordarci la storia della civiltà che è fatta di tantissime cicatrici e queste cicatrici sono atto di nazionalismi, di imperi che sono caduti. Tantissime sono le persone segregate e poi liberate, tante sono le cose che ci accadranno in futuro.
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IL LAVORO ITALIANO ''SALVATO'' DAGLI IMMIGRATI
di Nicola Cacace
La maggioranza dei lavoratori austriaci nelle elezioni presidenziali ha votato per l’estrema destra. Da Londra, Jeremy Corbin, segretario del partito laburista, dice che la “sua maggiore preoccupazione è il crescente orientamento verso destra dei lavoratori”.
I motivi di queste tendenze sono molti, le insicurezze e le paure determinate dalla crisi, l’indebolimento ideologico della sinistra, che spesso insegue acriticamente posizioni conservatrici su immigrati e diritti del lavoro, ma soprattutto la convinzione che gli stranieri tolgono lavoro.
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SVILUPPO EQUO E SOSTENIBILE ED INFORMAZIONE STATISTICA
di Gabriele Olini
Gabriele Olini, del Centro e Studi Cisl e componente il Comitato di Redazione della Newsletter Nuovi Lavori ha svolto il 24 maggio u.s., al Forum per la promozione dello sviluppo equo e sostenibile, una relazione dal tema: “Sviluppo equo e sostenibile ed informazione statistica”. Pubblichiamo le slide della relazione.
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IL VERO VOLTO DELL' ITALIA 2016 (parte prima)
di Ferruccio Pelos
Il Rapporto Annuale 2016, La situazione del Paese, presentato nei giorni scorsi, è la ventiquattresima edizione del Rapporto che cade in occasione dei 90 anni di vita dell’ISTAT. L’Istituto, nato nel 1926 diventa spettatore in questi 90 anni della vita di cinque generazioni di italiani: la generazione della ricostruzione, la generazione dei baby boom, la generazione di transizione, la generazione del millennio e la generazione delle reti, i nativi digitali. Guardando queste cinque generazioni di italiani nascere, crescere e vivere si vede l’Italia che via, via diventa quella di oggi, del 2016: un’Italia con tanti problemi e contraddizioni, ma anche capace di cogliere opportunità e progredire.
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TEMPI E COMPLESSITA’ DEL NUOVO MERCATO DEL LAVORO
di Giuseppantonio Cela
Mentre ferve il dibattito sul nuovo modello di mercato del lavoro, contrassegnato con una certa centralizzazione dalle politiche attive, comincia a prendere corpo l’operatività dell’ANPAL, l’Agenzia preposta all’attuazione, avviata con il DPCM, che definisce il trasferimento delle funzioni, in via di pubblicazione dopo la registrazione da parte della Corte dei Conti.
IL TERZO SETTORE E' ARRIVATO AL TRAGUARDO
di Mario Conclave
Il passaggio più complesso per la riforma del terzo settore è ormai superato. In terza lettura il Parlamento ha approvato il disegno di legge proposto dal Governo “ Delega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universale”. Ora il Governo può procedere, entro dodici mesi dalla pubblicazione, alla emanazione dei decreti legislativi, che dopo il parere delle Camere, renderanno pienamente operative le disposizioni.
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FONDI COMUNITARI 2014-2020: A CHE PUNTO SIAMO?
di Olga Turrini
Stando alle date, a metà 2016 la nuova programmazione del FESR e del FSE dovrebbe essere a regime. In realtà Il 2015 è stato l’anno in cui la maggior parte dei programmi sono stati approvati, e solo a dicembre si è concluso per tutti l’iter dei negoziati con la Commissione europea.
Ad oggi abbiamo quindi un quadro completo che consente di fare una prima analisi dell’attuazione di quanto previsto dall’Accordo di partenariato, documento “cornice” nazionale, approvato dalla Commissione nell’autunno 2014.
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LA CRISI DEL CETO MEDIO. INTERVISTA AD ARNALDO BAGNASCO
di Pierluigi Mele
Verso la fine del secolo scorso si è manifestata nei paesi avanzati una crisi del ceto medio. Un segno, tra i tanti, della crisi capitalismo industriale. Crisi che persiste ancora. Oggi il “ceto medio” appare come una “classe inquieta”, attraversata da un rischio di radicalizzazione. Ovvero che diventi “un luogo sociale del rischio”. Quali sono le radici della crisi del ceto medio? Quali dinamiche può scatenare questa crisi? Come ha risposto la politica? Ne parliamo, in questa intervista, con il Professor Arnaldo Bagnasco, emerito di Sociologia all’Università di Torino e accademico dei Lincei. Di Arnaldo Bagnasco la casa editrice Il Mulino ha pubblicato un saggio fondamentale sulla crisi del ceto medio: “La questione del ceto medio. Un racconto del cambiamento sociale” (pagg. 230, € 22,00).
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TELESPETTATORI E CRISI ECONOMICA
di Stefano Balassone
Si avvicina la fine di maggio, e con essa volge al termine la fase più competitiva della concorrenza fra le imprese televisive, più o meno a pagamento. E calandosi nei sondaggioni dell’auditel emerge la conferma, anzi la accentuazione, di un andamento rilevato già ad aprile perché la platea complessiva si è ulteriormente ristretta (22,3 mln contro 22,8mln) rispetto a quella dell’anno passato. Tra le 19 e le 23, la fascia oraria più significativa per misurare “quanta” televisione vedono gli italiani, gli spettatori medi sono 22,3 mln e cioè mezzo milione in meno rispetto all’anno scorso, consolidando ulteriormente, rispetto all’acmè del 2013 (eravamo a 23,8 mln), il calo iniziato ai primi, lievissimi, cenni di ripresa dell’economia. Anche l’auditel, infatti, percepisce la differenza fra crisi e ripresa, perché nella fase di sviluppo le platee sono meno numerose che nei periodi bui in quanto i più fortunati, appena hanno qualche soldo in più da spendere, spengono la tv ed escono di casa a fare dell’altro. Tanto più che i programmi grazie ai vari tipi di offerta on demand sono a disposizione quando pare a te e non quando fa comodo al palinsesto. Nel contempo, chi nella crisi ci resta impigliato resta anche prigioniero del tinello e del salotto.
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