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NEWSLETTER n.125 del 28 GENNAIO 2014

FIAT - CHRYSLER, UNA SFIDA GLOBALE

Una scommessa, non un azzardo
di Raffaele Morese 

Niente di veramente nuovo sul fronte occidentale. Era già scritto nelle cose che, se la Fiat avesse acquisito il 100% del capitale della Chrysler, sarebbe iniziata una nuova storia dell’auto di matrice italiana. La fusione di due aziende della stazza della Fiat (115 anni di storia) e della Chrysler (90 anni) non può che far nascere una identità nuova. Che non riguarda soltanto il nome (non ancora deciso, mentre i marchi resteranno a quanto par di capire), né la sede non formale ma di comando (se la quotazione è a Wall Street, si può dire anche che ci saranno tanti quartier generali quanti presidi continentali avrà la nuova azienda, ma è negli Usa che si deciderà sempre di più), né il management (Marchionne è stato riconfermato per altri 3 anni).

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La Fiat è globalizzazione, prendiamone atto
di Giuseppe Berta

Col consiglio di amministrazione di Fiat-Chrysler che si terrà a Torino il 29 gennaio ha ufficialmente inizio la storia di quello che rappresenta oggi il settimo gruppo dell’industria automobilistica mondiale. Quale futuro lo attende? E quali saranno le ripercussioni sull’assetto produttivo dell’Italia?

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Dove batte il cuore della prima azienda automobilista globale
di Paolo Griseri*

Le aziende hanno una testa, un cuore o, addirittura, un'anima? La discussione che si è aperta intorno al futuro della Fiat dopo la fusione con Chrysler incrocia queste domande apparentemente surreali. Per un secolo ci è stato spiegato che le aziende vanno dove le porta il business e si comportano in base a criteri che prescindono dal sentimento e da ogni romanticismo.

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La lezione americana sulla crisi dell’auto
di Barbara Spinelli

Quando le crisi sono devastanti non si può fare a meno dello Stato, perché solo quest’ultimo è in grado di metter fine alla devastazione, solo il pubblico sa scommettere sul futuro senza pretendere l’immediato profitto cercato da cerchie sempre più ristrette di privati. Parlando con Ezio Mauro, nell’intervista del 10 gennaio, Sergio Marchionne dice questo, in sostanza, e l’ammissione è importante. Lo dice raccontando una storia di successo — la fusione tra Fiat e Chrysler — e tutte le fiabe sul mercato che guarisce senza Stato si sbriciolano. 

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Sono cambiati tutti gli scenari
di Giuseppe Farina 

Non è poi così difficile rispondere! La Fiat Chrysler, come tutte le aziende transnazionali e globali, andrà dove troverà maggiore convenienza nella allocazione degli investimenti e delle produzioni. Come tutte le aziende globali sceglierà i mercati finanziari che offriranno più facile e conveniente accesso al credito e ai finanziamenti, allocherà le produzioni dove c’è mercato e gli investimenti sono meglio remunerati.

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L’occupazione sempre al primo posto l’occupazione
di Maurizio Landini*

Dal 2010 a oggi mi sono chiesto spesso se, nelle scelte dell'amministratore delegato e della proprietà, c'è un futuro, e quale, per le lavoratrici e i lavoratori degli stabilimenti del Gruppo Fiat in Italia. I numeri sono impietosi: con una capacità produttiva installata di 1 milione e 400.000 veicoli, lo scorso anno sono state prodotte circa 370.000 vetture.

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Metamorfosi di un’impresa e il suo indotto
di Tom Dealessandri e Antonio Sansone 

L’acquisizione del controllo completo della Chrysler da parte della Fiat è una buona notizia per l’auto italiana, il segnale che la partita può ancora essere giocata. Non sono molte le aree urbane, nel mondo, di cui si possa dire che detengono la cultura e il know-how sull’auto. Detroit e Torino sono state precisamente questo per oltre un secolo, e nelle ultime settimane è giunto a compimento il progetto coerente di creare un nuovo player mondiale.

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Qualche domanda sul futuro di un successo
di Luciano Pero

La notizia dell’accordo  per l’acquisto di Chrysler tra la Fiat e il  Fondo Veba, di proprietà del Sindacato dei Lavoratori americani dell’auto UAW, è finalmente una buona notizia. A mio avviso è veramente una buona notizia sia per l’universo Fiat, sia per il sistema industriale italiano e sia anche per i lavoratori italiani. Questo per almeno due motivi principali.

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La radiografia finanziaria e industriale dell'accordo
di Giordano Sivini

L’epilogo della storia che in Inchiestaonline (dicembre 2013) avevo titolato “Chrysler: Marchionne e sindacato d’accordo in fabbrica si combattono in Borsa”, conferma l’abilità e la disinvoltura con cui il manager di Chrysler e di Fiat gestisce ed accresce il patrimonio degli Agnelli. L’UAW con decorrenza 20 gennaio 2014 cede a Fiat il 41,5 per cento della proprietà di Chrysler per un corrispettivo di 4,35 miliardi di dollari. Fiat ne mette 1,75, il resto, 2.6, la stessa Chrysler.

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La sponda sud, ovvero uno sguardo della realtà non dal centro, ma dalla periferia
di Gianni Alioti*

Il Brasile, ovvero il più importante mercato di Fiat Auto nel mondo.
Mentre l’accordo con il Fondo Veba faceva volare il titolo Fiat in Piazza Affari e gli Usa plaudivano i risultati industriali e di mercato della Chrysler; nella fabbrica di Betim – in Brasile - operai, tecnici e manager festeggiavano l’uscita dalle linee di montaggio dell’ultima “Uno Mille” prodotta. Dal suo lancio sul mercato brasiliano nel 1984 a oggi ne sono state prodotte più di tre milioni e 700 mila. Grazie alle sue prestazioni e al prezzo contenuto, l’Uno Mille ha rappresentato in questi trenta anni l’auto popolare per eccellenza, contribuendo al successo commerciale di Fiat in Brasile.

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