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NEWSLETTER n.131 del 29 APRILE 2014

L'europa

SCONFIGGERE LE PAURE, ALIMENTARE LE SPERANZE

di Raffaele Morese  

A proposito di Europa, mi piace riportare un’esperienza nella quale Nuovi Lavori è stato, sia pure marginalmente, coinvolto. E’ il percorso di studio, ricerca, confronto e sintesi che ha fatto per due anni un gruppo di studenti (16 più 8 tra insegnanti ed esperti) del liceo linguistico “Leopoldo Pirelli” di Roma, assieme ad altrettanti coetanei belgi, spagnoli e tedeschi. Nell’ambito del programma COMENIUS (fratello minore dell’Erasmus) hanno lavorato sulle tematiche del lavoro contemporaneo, utilizzando e producendo vari strumenti di lavoro (tutti rintracciabili sul sito EST, european shared treasure) oltre a partecipare a incontri nei singoli Paesi.

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OLTRE AL FISCAL COMPACT OCCORRE UN WELL-BEING COMPACT

di Gabriele Olini 

L’Europa ha annaspato nella crisi

Le cifre spesso sono spietate. E danno un giudizio praticamente senza appello sulle politiche. Gli Stati Uniti, paese dove si è originata la crisi, hanno largamente recuperato la caduta. Rispetto ai livelli del 2007 il Pil americano era cresciuto nel 2013 del 6% rispetto ad un  calo di quasi due punti dell’insieme dell’area Euro; la pagella dell’Italia è drammatica con una caduta di 8,5 punti. La Germania, grazie alla sua capacità di stare sui mercati più forti per le esportazioni e di tenere compressi i costi, approvvigionandosi nei paesi dell’Est, ha avuto una crescita del 4,2%; risultato importante, che consente di tenere la disoccupazione largamente sotto i livelli storici, ma non paragonabile a quello americano e, soprattutto, con una divaricazione rispetto ai vicini partner, che fa scricchiolare la costruzione europea.

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UN CAMBIO DI PASSO NECESSARIO              

di Annamaria Furlan

Sebbene in Europa si rilevino segnali di crescita, per altro differenziati fra le varie aree, il calo della domanda aggregata e la distruzione della base produttiva continua ad avere forti ripercussioni in termini occupazionali e di esclusione sociale. Ai dati positivi dell’economia Usa si associano aggiustamenti al ribasso delle economie emergenti, che implicano evidenti ripercussioni sull’intero sistema.
L’obiettivo di crescita globale del 2,5% affermato nell’ultimo G-20 evidenzia non solo l’esigenza di crescita globale, ma di una sua attuazione oltre mere dichiarazioni di principio. 

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RIDARE UN SENSO AL DIVIDENDO EUROPA

di Fulvio Fammoni

Servono scelte economiche e architettura istituzionale adeguata, serve un ruolo pubblico per uscire  da questa crisi. In Europa è fondamentale spostare  il dibattito dall’ideologia dell’austerità alle scelte sullo sviluppo. Molti adesso sostengono questa tesi, ma tra il dire e atti concreti c’è ancora troppa distanza che alimenta incertezza e  sfiducia.
In un seminario della Fondazione Di Vittorio, il Professor Galbraith, ha definito il dogma dell’austerità come una posizione intellettualmente incoerente.

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PIU' EUROPA, VUOL DIRE MENO SOVRANITA' NAZIONALE

di Loretta Napoleoni

Dall’inizio della crisi economica e finanziaria, il processo d’integrazione europea ha subito un’accelerazione che ha prodotto una serie di cambiamenti nel modo in cui Bruxelles monitora e guida le tappe della convergenza.
Per la prima volta negli Stati membri si è iniziato a parlare apertamente del progressivo abbandono della sovranità nazionale, un’espressione raramente pronunciata in passato, ad esempio, durante il processo di creazione della moneta unica. Rinunciare a “pezzi” di sovranità nazionale, bisogna precisare, fa parte del cammino comune che i paesi membri dell’Unione Europea hanno deciso di intraprendere decadi fa’, una verità ripetutamente enunciata nei trattati e di cui è intrisa la visione politica  dei padri fondatori. 

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FONDO PER IL RIEQUILIBRIO, SFIDA PER LA GERMANIA

di  Antimo Verde

Il dibattito sui correttivi da apportare alla politica economica dell’Unione Monetaria è deludente. Le richieste si basano sulla facoltà di sforare di qualche decimo il vincolo del 3%, abbinata alla disponibilità a “fare i compiti”, di fatto a ridurre le tasse, finanziandole con una riduzione di pari importo delle spese, cioè con un’operazione intrinsecamente restrittiva. 
Manca una proposta che possa dar luogo a Bruxelles a un’ampia discussione. Una proposta del genere deve rispondere a due requisiti: a) deve riguardare le finalità e il modus operandi della politica economica nel suo complesso; b) deve ricercare, attraverso opportuni contatti diplomatici, il consenso della Francia e degli altri Pigs.

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L'euro è un punto di non ritorno

CHI NE VUOLE USCIRE VUOL ANCHE FAR REGREDIRE IL PAESE

 di Marcello De Cecco

«Chi invoca il ritorno dell'Italia alla lira dimentica le difficoltà economiche attraversate dal nostro Paese prima dell'ingresso nell'euro». A sottolinearlo è Marcello De Cecco, professore di Economia e finanza dei Paesi emergenti all'Università Luiss di Roma.
Insieme ad altri economisti di spicco, il professor De Cecco ha firmato una lettera-manifesto dal titolo «Uscire dall'euro, una tentazione pericolosa».
«Chi propone l'uscita dall'euro vuole in realtà tornare a quel modo di governare l'economia che la storia ha già condannato come fallimentare - sottolinea l'appello -. I vantaggi dell'autonomia monetaria si rivelerebbero illusori».

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L’USCITA DALL'EURO COSTEREBBE 10MILA AURO A CITTADINO

di Nicola Cacace

In queste elezioni europee si fronteggiano due linee, "Si euro ma con più Europa" e "No euro e quindi No Europa". Mentre per i primi l´euro doveva essere il viatico per l´unione politica, come testimonia il motto "money first" lanciato da Jenkins e Delors a sostegno del progetto Euro, per i secondi si invoca sovranità monetaria e quindi l´uscita dall´euro e dall´Europa.
Sono due linee legittime ma devono essere declinate correttamente. Cosa che non avviene quando gli antieuropeisti utilizzano le critiche all´euro senza Europa politica, fatte da premi Nobel come Krugman, Stiglitz, Amartia Sen, o da illustri italiani come il prof. Savona, a sostegno delle loro tesi. O come i fautori dell´uscita tendono ad ignorare i costi, enormi, che graverebbero sui cittadini.

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RITROVARE LA LEGITTIMITA’  PERDUTA

di Emilio Gabaglio

L'avvio della campagna per le elezioni del Parlamento Europeo del 25 maggio è tutt'altro che confortante. La scena è per ora largamente occupata dal fronte degli euroscettici che, per quanto variegato nelle motivazioni e nelle argomentazioni – alcune francamente risibili anche se purtroppo di facile consumo mediatico- converge nel rimettere in discussione  non solo l'Euro ma anche nel minare, in buona sostanza, le ragioni stesse dell'integrazione europea. 
L'unica buona idea di cui gli europei siano stati capaci nell'ultimo mezzo secolo, come si disse a suo tempo, si trova così ad affrontare il passaggio forse più difficile della sua storia.

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MANIFESTO PER UN EUROPA DI PROGRESSO 

di Vari scienziati e ricercatori

Il mondo è in rapida trasformazione. Società ed economia della conoscenza hanno profondamente ridisegnato equilibri ritenuti consolidati. Aree geografiche depresse hanno conquistato, in tempi storicamente irrisori, potenziali enormi di sviluppo e crescita. Conoscenza, cultura e innovazione rappresentano più che mai il traino decisivo verso il futuro.
All’opposto l’Occidente, e alcuni aspetti del suo modello di sviluppo, sono entrati in una crisi profonda. L’Europa, in particolare, risulta investita da gravissimi e apparentemente irrisolubili problemi: disoccupazione, crisi del tessuto produttivo, riduzione sostanziale del welfare.

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