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NEWSLETTER n.208 del 23 GENNAIO 2018

 La 17ma Legislatura è stata riformista, specie sul lavoro?

Si chiude una legislatura più pro-labour che pro-union

di Raffaele Morese

Sembrava una legislatura dalla vita breve ma, nonostante la sua gracilità di partenza e precarietà di percorso, è riuscita a giungere a compimento nei tempi canonici. E’ bene sottolineare questa longevità, per non alimentare facili previsioni sulla prossima legislatura. Che si annuncia incertissima, ma….. Il mancato successo del referendum costituzionale ha mantenuto alla Camera e al Senato lo status di assemblee parlamentari sovrane ed è lì che si consumano le possibilità per formare una maggioranza, indipendentemente dalle classifiche tra i partiti e le loro coalizioni che potrebbero emergere la sera del voto.

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Molto e' cambiato, molto ancora va cambiato

di Gabriele Olini

Il percorso dell’economia italiana nella 17.ma legislatura si è mosso dalla necessità di recuperare la profonda doppia caduta del periodo 2008-09 e di quella 2011-13. Il rovinoso crollo di quegli anni fu determinato certamente dalla crisi finanziaria internazionale, divenuta presto crisi dell’economia reale, per tornare ad essere, in ondate successive, di nuovo crisi finanziaria. Ma sull’economia italiana in quegli anni ha certamente inciso, più che negli altri paesi, la difficoltà di essere competitivi sul mercato internazionale, da un lato per la marcata specializzazione in settori con un’elevata elasticità rispetto al prezzo e a basso valore aggiunto, dunque particolarmente esposta rispetto alla concorrenza dei paesi a basso costo del lavoro; dall’altro per una dimensione d’impresa troppo ridotta, che rendeva più difficile competere nei nuovi mercati in espansione.

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L’Italia è stata rimessa in asse con l’Unione Europea

di Giuseppe Vacca

Considerando la passata legislatura sotto l’aspetto squisitamente politico, mi pare si possa dire che, mentre all’inizio era sull’orlo del fallimento (per responsabilità soprattutto del vecchio gruppo dirigente del PD), invece è servita a rimettere l’Italia in asse con la UE. Il merito principale va al nuovo gruppo dirigente di quel partito e alla sua compagine di governo che fra l’altro ha permesso al PD di acquisire un’identità più solida e definita. Questi mi paiono tratti salienti del quinquennio poiché i sistemi di partito sono interdipendenti e se uno dei partiti maggiori si rimette in sesto induce anche gli altri a fare altrettanto purché, naturalmente, vogliano essere utili al Paese.

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Il lavoro nella legislatura: bilancio e proposte

di Tiziano Treu

Misure  europee: non tornare indietro

Un bilancio non propagandistico di questa legislatura va visto in rapporto ai problemi aperti e che dovevano essere risolti. Questo è il metodo da seguire anche per  i vari problemi dell'occupazione: la disciplina dei contratti di lavoro, le politiche del mercato del lavoro, la previdenza, le relazioni industriali.

Su alcuni di questi capitoli  la legislatura ora conclusa ha messo a punto linee di riforma da tempo indicate dall'Europa e in parte avviate dal centro sinistra fin dal primo governo Prodi.

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Finora ritirata strategica, d'ora in poi strategie più audaci

di Leonardo Becchetti

Jobs act e agevolazioni per i neo assunti sono stati i due provvedimenti principali del governo uscente in materia di lavoro. Assieme all’avvio delle politiche attive per il lavoro che restano però ancora troppo deboli. La strategia complessiva appare simile ad una ritirata strategica. Di fronte alla concorrenza di paesi a basso costo del lavoro bisogna flessibilizzare il nostro ed inevitabilmente ridurre tutele e garanzie per poter restare nell’agone competitivo globale. La ritirata strategica è in ripiegamento. Vuol dire qualcosa che è necessario fare per sopravvivere ma che non rappresenta il massimo che avremmo voluto.

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L'illusione della democrazia immediata

di Mimmo Carrieri

Nel corso dell’ultima legislatura è spirato un vento contrario alle grandi organizzazioni di rappresentanza degli interessi. Dopo una iniziale sordina (governo Letta) la parte centrale della premiership di Renzi è stata dedicata allo sganciamento dal condizionamento di questi attori dentro l’arena politica.

In questa sede cercheremo di capire se questa prospettiva fosse dotato di fondamento e se essa abbia prodotto risultati apprezzabili, approfittando così anche per discutere del destino di questi soggetti.

Dunque lo stile decisionale scelto dal governo nel periodo 2014-16 si è ispirato alla messa in discussione non solo della concertazione (gli accordi tra governi e parti sociali) ma più radicalmente del diritto stesso d’accesso di queste organizzazioni alla sfera politica. 

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Sulle pensioni, sulla povertà fatte scelte strategiche condivise

di  Maurizio Benetti                     

Difficile, se non impossibile, dare un giudizio sulla legislatura appena conclusa senza considerare i risultati elettorale del 2013 e le vicende che hanno portato alla rielezione di Napolitano alla presidenza della Repubblica e alla formazione del governo Letta. 

Il successo dei 5stelle, la mancanza di una maggioranza omogenea tra Camera e Senato, la scelta di rieleggere Napolitano notoriamente ostile a nuove immediate elezioni, ha portato alla formazione nell'arco di pochi giorni del governo Letta senza una discussione sul programma di governo (nulla di paragonabile a quanto avvenuto allora  e a quanto avviene oggi in Germania, nella prospettiva di una grande coalizione) e con la rottura delle coalizioni di Cd e di Cs che si erano presentate alle elezioni.

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E' stata avviata la piena cittadinanza della politica industriale

di Luciano Pero

Con la lunga stagione di apertura dei mercati mondiali iniziata col 1990 e la caduta del muro di Berlino tutto il sistema produttivo e industriale mondiale ha iniziato un percorso di profonda trasformazione strutturale, che ha toccato non solo la divisione internazionale del lavoro, ma soprattutto l’architettura di produzione e di vendita delle singole imprese. 

La vera novità storica che stiamo vivendo è infatti una nuova architettura del ciclo produttivo dei settori e delle singole imprese che non ha precedenti nella storia. Infatti è noto che la divisione del lavoro tra paesi, territori e nazioni è un fenomeno molto antico, nel senso che sin dall’antichità i territori si sono specializzati nella produzione di particolari manufatti, che poi venivano esportati e venduti in altri territori ma quando erano già pronti per l’uso.

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Dal mattone al progetto, dai beni culturali al brand Italia

di Antonio Romano

Da ragazzo volevo diventare architetto e designer ma, già ai tempi dell’università, negli anni ’70, decisi che avrei fatto il designer e basta. Tra le ragioni della scelta, questa: il valore di una casa è direttamente legato alla sua dimensione e alla sua posizione nello spazio urbano o in quello rurale; in parole più semplici, al prezzo per metro quadrato. Il progetto, di conseguenza, nelle normali transazioni immobiliari, è ancora oggi percepito come residuale, se non addirittura come un fastidio (vincoli ecc.).

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