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Newsletter NL n.162 del 10/11/2015


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La politica dei redditi non si fa con i contratti vecchio tipo 

di Raffaele Morese

Nel 2008, il Ministro dell’economia in carica era Padoa-Schioppa. Quello che criticò i “bamboccioni”. Si era all’inizio della crisi che solo ora incomincia a perdere la sua pervicace violenza, specie verso le persone più deboli. Nell’incomprensione generale e come capita in questi casi, tra una gran massa di  sorrisini e dileggi, sentenziò: “nulla sarà come prima”. Oggi, la maggior parte degli opinion leaders la pensa come quell’economista - prestato ad un Governo che non durò a lungo -  morto pochi mesi dopo aver lasciato l’incarico, all’improvviso. La crisi ha minato tante certezze, ha rimescolato le carte dei diritti, ha scombussolato le coordinate che distinguevano destra e sinistra sociale e politica.

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Il lavoro che manca non è un destino 

di Pierre Carniti

Il problema della disoccupazione, della mancanza di lavoro, è diventato il più acuto e drammatico dal punto di vista politico e sociale. Ciò che preoccupa è che per ora non si intravede alcuna concreta soluzione. Nell’antichità il lavoro era riservato agli schiavi. Riservando ai cittadini liberi la possibilità di privilegiare l'azione. Cioè la capacità di intraprendere in comune avventure degne di restare nella memoria degli uomini. In Europa fino all’arrivo dei tempi moderni (sulla scia della Riforma) la convinzione prevalente era che il lavoro comportasse una condizione avvilente e perciò che non si potesse essere pienamente uomo libero se, in una certa misura, non si fosse in grado di potervisi sottrarre. Quindi è solo la modernità che fa del “lavoro utile” il caposaldo di tutte le virtù. Sicché nella società moderna essere senza lavoro o rischiare di perderlo determina non solo una condizione economica penosa, ma anche una esclusione, una perdita di identità personale, familiare, sociale. 

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Dalla crisi alla ripresa. Cosa dicono i numeri dell’Istat

di Ferruccio Pelos

Sono passati ormai otto lunghi anni da quel 15 settembre 2008, data del fallimento di Lehman Brothers; ne seguì il crollo dell’indice Dow Jones alla Borsa di New York, che perse più di 504 punti. Lehman Brothers divenne l’icona della crisi economica che ne seguì, anche se i segni della crisi erano già stati intravisti e denunciati da molti fin dal 2007 (sistema bancario, bolla immobiliare e mutui subprime). 
Non ci interessa in questa sede esaminare le cause della crisi o denunciare, per l’ennesima volta, le responsabilità di una economia e di una finanza virtuali, a scapito dell’economia vera, quella fatta con la produzione di beni e servizi. 
Vogliamo invece iniziare a vedere gli effetti, le conseguenze di questa crisi nel nostro paese, sul tessuto sociale e produttivo. Ci interessano i cambiamenti e le trasformazioni, i diversi modi di rispondere alla crisi. Per far questo ricorriamo, principalmente, ai dati dei vari studi, report e pubblicazioni dell’Istat. 

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Grandi Marche cercano talenti neolaureati; ne trovano pochi

di Vittorio Martone 

Lo scorso ottobre AlmaLaurea ha presentato i risultati dell’indagine I neolaureati nel mondo del lavoro - Canali di reclutamento, profili, esigenze delle imprese,realizzata in collaborazione con Centromarca (Associazione Italiana dell’Industria di Marca). Il rapporto evidenzia a livello complessivo un certo mismatch tra ciò che il mondo delle imprese si aspetta dai neolaureati e il livello di competenze effettivamente espresso. In altre parole, le grandi marche cercano talenti tra i neolaureati, ma non riescono a trovarli.
I selezionatori ricercano conoscenza delle lingue, regolarità nel percorso formativo, competenze trasversali, esperienze all’estero, ma anche motivazione, capacità relazionale, flessibilità e spirito d’iniziativa. Non sempre, però, la preparazione e le caratteristiche dei neolaureati rispondono a tali requisiti..

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Stabilità 2016 e politiche sociali

di Mario Conclave

Avviato - con la presentazione del ddl il 25 ottobre scorso - l’iter parlamentare relativo alla legge di stabilità 2016, è ormai possibile confrontarsi con il testo ufficiale (A.S. 2011), superando le slide, generiche, in precedenza presentate dal Presidente del Consiglio.
E la politica sociale si presenta complessivamente come scelte, orientamenti normativi (andanti ma non troppo, entrambi) e stanziamenti economici (in volume più alto del passato, ma non adeguato rispetto ai problemi in corso). Le tematiche affrontate sono in parte in continuità, in parte, con alcuni limiti, positivamente innovative.

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Il nuovo welfare riparta dalla povertà'

di Cristiano Gori

Può un intervento rappresentare quanto di meglio sia mai stato realizzato in un determinato settore e, allo stesso tempo, risultare ancora lontano da ciò di cui ci sarebbe bisogno? Nella lotta alla povertà, la risposta è affermativa: si può sintetizzare così, infatti, il disegno di legge di stabilità presentato dall’Esecutivo Renzi. 
I passi in avanti compiuti
Sinora i Governi, di centro-destra come di centro-sinistra, avevano sempre dichiarato profonda preoccupazione per gli ultimi, espresso l’intenzione di sostenerli e poi – al momento delle scelte – volto lo sguardo altrove. Da quando, infatti, all’inizio degli anni ’90, la necessità di migliori politiche contro la povertà è divenuta palese, gli Esecutivi susseguitisi hanno attivato perlopiù misure temporanee - sperimentazioni e una tantum - per loro natura incapaci di modificare durevolmente il nostro welfare.

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L’Inps smentisce l’Inps e fa invasione di campo

di Fabio Fonzo

Non è elegante l’autocitazione, ma in alcuni casi e soprattutto per aiutare il lettore, è necessaria.
Nel numero 158 della nostra Newsletter avevamo apprezzato l’approccio metodologico del prof. Tito Boeri, Presidente dell’INPS illustrato nella sua Relazione annuale 2015.
Ora si apprende che contemporaneamente alla divulgazione di tale Relazione lo stesso prof. Boeri inviava alla Presidenza del Consiglio dei Ministri una proposta di riforma legislativa del sistema previdenziale dal titolo “Non per cassa ma per equità”.

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Le aspettative declinanti di una  generazione (e di un paese)

di CENSIS

Tra i doni avvelenati consegnati dalla crisi in questi anni, quello del conflitto latente, sul mercato del lavoro e fra generazioni, ha assunto aspetti e declinazioni inattese.
Gli spazi si sono ristretti: entrare nell’arena occupazionale non è stato mai così difficile, soprattutto per i giovani; uscirne invece è diventato allo stesso tempo molto facile, ma anche più difficile se si punta a mantenere standard di vita accettabili, paragonabili a quelli raggiunti durante la vita lavorativa, una volta ritirati dal lavoro.
La segmentazione dell’offerta di lavoro e degli occupati, indotta e prodotta dalla crisi, non si è soltanto esplicitata nell’evidente svantaggio e nelle difficoltà dei giovani nell’accesso al lavoro, ha anche ridotto l’orizzonte di opportunità delle persone più avanti nell’età, a partire da chi ha oggi 50 anni.
Non si è innescato solo un deficit di turn over, ma si sta diffondendo una concorrenza latente e “intragenerazionale” che si traduce in una ricerca affannosa del mantenimento dei livelli di benessere raggiunti, in comportamenti conservativi che riflettono la riduzione oggettiva degli spazi di iniziativa e alimentano inevitabilmente un “egoismo difensivo”.

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Il nuovo ammortizzatore sociale per i collaboratori 

di Giuseppantonio Cela

Nell’architettura della Riforma del Jobs act il pilastro costituito dagli ammortizzatori e dalle politiche attive è frutto delle scelte riferite alle tipologie contrattuali - incentrate, come è noto, sui contratti di natura subordinata - con la grande novità dell’apertura alla flessibilità  in uscita. In tale ambito, non potendo ritenere cancellate le forme di collaborazione coordinate e continuative, se non nelle modalità a progetto, forse è stata dedicata scarsa attenzione al tema degli ammortizzatori sociali – significativamente ridisciplinati per i lavoratori dipendenti – a favore dei prestatori parasubordinati. In buona sostanza, registriamo nello specifico la limitata previsione  della indennità cosiddetta dis-coll, peraltro apparentemente circoscritta ai lavoratori   legati da collaborazione coordinata e continuativa, in sostituzione della provvidenza, già prevista, della cosiddetta “una tantum”.

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Un libro geniale

di Pier Luigi Mele

Un libro geniale, più volte ristampato dalla casa Editrice “il Mulino”, questo piccolo saggio sulle “leggi fondamentali della stupidità umana”. Scritto da un grande storico dell’economia, Carlo M. Cipolla, autore di numerosi saggi che hanno segnato la metodologia della storia economica italiana ed europea. Anche questo saggio ha avuto molte traduzioni in diverse lingue. Forse è il più noto, insieme al fondamentale saggio sulla “Storia economica dell’Europa pre-industriale”. Il saggio, scritto in Inglese, nasce come regalo di Natale per gli amici. Il Titolo della prima edizione, era “Allegro ma non troppo”, e comprendeva anche una micro storia della diffusione di una preziosa spezia: il pepe. Visto, dato il suo potere afrodisiaco, come un potente fattore di sviluppo nel Medioevo.   Così il “The basic laws of Human Stupidity”, per una “magia” (il passaparola), conosce una serie fortunata di diffusione: solo in Italia, in poco più di 25 anni, ha venduto più di 350 mila copie. 

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