Lo scorso ottobre AlmaLaurea ha presentato i risultati dell’indagine I neolaureati nel mondo del lavoro – Canali di reclutamento, profili, esigenze delle imprese,realizzata in collaborazione con Centromarca (Associazione Italiana dell’Industria di Marca). Il rapporto evidenzia a livello complessivo un certo mismatch tra ciò che il mondo delle imprese si aspetta dai neolaureati e il livello di competenze effettivamente espresso. In altre parole, le grandi marche cercano talenti tra i neolaureati, ma non riescono a trovarli.
I selezionatori ricercano conoscenza delle lingue, regolarità nel percorso formativo, competenze trasversali, esperienze all’estero, ma anche motivazione, capacità relazionale, flessibilità e spirito d’iniziativa. Non sempre, però, la preparazione e le caratteristiche dei neolaureati rispondono a tali requisiti.
Eppure il 60% del campione di 256 aziende (industriali, dei servizi e del mondo agricolo) prevede da 1 a 20 inserimenti di neolaureati nel biennio 2015-2016. L’11% oltre 50. Si tratta di aziende importanti in termini di dimensioni e/o quota di mercato, dove i giovani sono considerati risorse preziose per tenere alto il potenziale competitivo dell’industria e del prodotto di marca sui mercati italiano ed internazionale. Nell’ultimo biennio sono stati inseriti da 5 a 20 neolaureati nel 23% delle aziende, con punte di oltre 50 nel 21%. La laurea di secondo livello (magistrale o a ciclo unico) è preferita dal 72,5% delle industrie di marca. Tra le aree disciplinari più rilevanti per i selezionatori emergono quelle economico-statistiche (77%) e ingegneria (74,5%).
I canali di ricerca. I più utilizzati sono i servizi di placement universitario e il sito internet aziendale, con quote che superano per ciascuno il 65%. Al terzo posto i servizi di selezione offerti da AlmaLaurea. I centri per l’impiego, come ClicLavoro (portale del ministero del Lavoro) e le inserzioni, hanno un peso meno rilevante. Da non sottovalutare il ricorso delle imprese a social network e social media, in particolare a LinkedIn, per la ricerca di personale neolaureato.
Come ha spiegato Francesco Ferrante, curatore scientifico dell’indagine, tra le cause del mancato incontro tra domanda e offerta di skill ci sono percorsi formativi non adeguati, ma anche «un’azione non efficace dei protagonisti del processo di selezione e di reclutamento, come per esempio gli intermediari del mercato del lavoro, che dovrebbero facilitare l’incontro tra le necessità aziendali e l’offerta di competenze da parte dei neolaureati» (Fonte: AlmaLaurea, Evidenze Generali, Milano, 8 ottobre 2015).
Permane dunque una mancata corrispondenza tra domanda e offerta. Conoscenza delle lingue, ambito di laurea, regolarità degli studi, competenze trasversali ed esperienze all’estero sono tra le caratteristiche più ricercate dalle industrie di marca. Non sempre però queste esigenze sono soddisfatte sul mercato del lavoro. Le conoscenze linguistiche, per esempio, sono richieste nell’83% dei casi, ma sono ritrovate solo nel 58,5% dei neolaureati. Anche la regolarità degli studi lascia spesso a desiderare: è richiesta dal 74% dei responsabili della selezione, ma ritrovata solo nel 49% dei casi. Da non sottovalutare poi l’importanza di soft skills e competenze trasversali. Tra le industrie di marca le soft skills ricoprono un ruolo rilevante. Nel dettaglio, risultano molto importanti la motivazione e l’impegno lavorativo, la capacità relazionale, la flessibilità e l’adattabilità, l’attitudine a conseguire obiettivi, il lavoro in gruppo, ma anche lo spirito di iniziativa e abilità nel problem solving. Scarso riscontro rivelano il livello di flessibilità/adattabilità dei candidati e la motivazione. Buona corrispondenza invece si ha per il lavoro in gruppo, per la capacità di gestire le informazioni e per l’apprendimento continuo.
Ma il dato di maggior interesse che emerge dal rapporto riguarda il mismatch tra domanda e offerta, che si riscontra per la conoscenza del settore specifico di attività dell’azienda in cui si vorrebbe trovare occupazione: è richiesta dal 55% delle industrie, ma si riscontra solamente nel 13% dei candidati. Supera il 30% il gap per quanto riguarda le competenze trasversali, gli obiettivi e le ambizioni professionali, le esperienze di lavoro precedenti e le esperienze all’estero. In linea con le richieste del complesso delle aziende sono invece gli aspetti legati alle caratteristiche sociali e demografiche dei candidati (genere, reputazione online, diploma conseguito ecc). Positive anche le evidenze inerenti il tipo di laurea conseguito: è ai primi posti per quanto riguarda l’attenzione posta dalle aziende (77%) ed è ritrovato nel 70% dei casi a livello di candidature ricevute.