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NEWSLETTER n.163 del 24 NOVEMBRE 2015

I FONDI PENSIONE INTEGRATIVI: DALL'ADOLESCENZA ALLA MATURITA'

IL SOLIDARISMO HA MOLTE POTENZIALITA’ MA CORRE ANCHE FORTI RISCHI

di Raffaele Morese

Contrariamente a quanto si possa immaginare, è di lunga data l’idea che i lavoratori potessero essere non solo diretti fornitori di mestieri più o meno professionalizzati  o di saperi più elevati e quindi salariati, ma anche protagonisti degli orientamenti degli investimenti nel nostro Paese attraverso risorse proprie, variamente veicolate. Se ne incominciò a parlare nei primi anni 50 per iniziativa della Cisl. Allora, nonostante i bassi salari e un’occupazione non estesissima, in quella giovane confederazione, l’approccio strategico fu subito quello di far pesare il ruolo dei lavoratori nei luoghi di lavoro ma anche nell’economia. Lo spirito solidaristico, specie per la crescita dell’occupazione, era forte nelle confederazioni sindacali. Ma mentre il “Piano del Lavoro” della Cgil rappresentava una sostanziale richiesta ad altri (imprenditori e governo) di fare politica agricola e industriale di sviluppo, il “risparmio contrattuale” di cislina memoria prefigurava un intervento diretto dei lavoratori nell’arena degli investimenti.

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CORAGGIO FONDI, INVESTITE IN ITALIA

di Pier Paolo Baretta

Ringrazio tutti gli intervenuti, in particolare il Ministro ed i relatori e chi ci ha aiutato a preparare e realizzare questa iniziativa, che avviene in un contesto economico interessante perché segnato da confortanti elementi di ripresa economica e sociale che con i provvedimenti adottati, in questi giorni con la legge di stabilità, intendiamo irrobustire. Uno dei punti fondamentali della strategia a favore della crescita è favorire la iniziativa economica. In questo contesto avvertiamo la necessità di rafforzare e diversificare le fonti di finanziamento degli investimenti, innanzi tutto attraverso la moltiplicazione degli strumenti finanziari, facendo crescere nuove assett class (fondi di real estate, fondo per le PMI, titoli e azioni private,…), allo scopo di dare maggiore solidità e trasparenza finanziaria alle imprese italiane.

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PER IL NUOVO MERCATO DEL LAVORO RIVEDERE L’IDEA DI PENSIONE

di Maurizio Benetti

Il Presidente dell'Inps Boeri ha ripetutamente affermato che il sistema pensionistico italiano ha bisogno di un'ultima riforma, proponendo un intervento in favore della flessibilità di uscita dal lavoro prima dell'età di vecchiaia. Per Boeri, quindi, il problema residuo del sistema pensionistico italiano così come riformato dai ripetuti interventi operati dal 1992 (Amato) al 2011 (Fornero) è quello dell'età di pensionamento. 
Non vi è dubbio che la crisi esplosa nel 2008 con gli effetti pesanti sull'occupazione ha evidenziato tutti i limiti della riforma Fornero su questo punto e la pesante sottovalutazione della crisi in atto, con la conseguente necessità di ripetuti interventi di "salvaguardia" dei cosiddetti esodati (con l'attuale legge di stabilità siamo alla settima salvaguardia).

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 L’EQUILIBRIO PRECARIO TRA PENSIONI E GENERAZIONI

di Mauro Marè e Arianna Taroni

Il sistema pensionistico obbligatorio, modificato da vent’anni di interventi legislativi ininterrotti, sembra non essere più in grado di assicurare alle nuove generazioni una vecchiaia dignitosa. Reggendosi su una modalità di finanziamento a ripartizione – in cui le pensioni dei non attivi sono finanziate direttamente dai contributi versati dagli attivi (in pratica, i figli sostengono i genitori…e anche i nonni) – il sistema, introdotto alla fine degli anni Sessanta, si è dimostrato valido ed efficace, dal punto di vista reale, in un contesto di sostenuto sviluppo dell’economia e di occupazione crescente, durante il quale il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati era estremamente favorevole.

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LE POTENZIALITA’ E LE VOLONTA’ NON ANCORA FANNO CORTO CIRCUITO   

di Renato Berretta

Per il nostro Paese sembra profilarsi l’inizio di un nuovo ciclo che oltre a rivedere e soprattutto mantenere il segno positivo nelle  attese e negli  indicatori di crescita del Pil, vede riaperto e avviato un “cantiere di riforme” il cui segno, per espressa affermazione di chi le sta promuovendo, corrisponde alla necessità di mutamento di assetti consolidati, di maggiore innovazione, di recupero di quelle energie positive che nel passato hanno consentito all’Italia di collocarsi tra le prime potenze economiche del mondo.
I prossimi anni, cinque e non più di tanti, ci diranno quale sarà la corrispondenza tra le attese e le realizzazioni, tra i cambiamenti strutturali e la conservazione delle vecchie (care) abitudini e dei vecchi (e cari) centri di potere.

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SENZA INCENTIVI AI FONDI,  L'INTERO SISTEMA NON REGGE

di Alberto Brambilla

Potremmo iniziare così il nostro commento: 
Caro Governo, caro Renzi
senza incentivi alla previdenza complementare e senza informazione sulla situazione pensionistica dei giovani che sono entrati nel mondo del lavoro dopo il 1996, temiamo che l’intero sistema del welfare nazionale sia a rischio nei prossimi anni. 
Per incentivi intendiamo almeno il ripristino della tassazione sui rendimenti dei fondi all’11% portando però la stessa sul “maturato” al momento del riscatto del montante finale, come avviene per tutto il risparmio gestito. 

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L'INVESTIMENTO NELL'ECONOMIA REALE NON SIA UN SALTO NEL BUIO 

di Maurizio Agazzi

I fondi pensione negoziali (FPN) sono stati, fin dalla loro costituzione, uno strumento per avvicinare al mondo della finanza fasce di popolazione che altrimenti sarebbero state del tutto estranee a quella esperienza e possono essere considerati, senza dubbio, una delle espressioni più importanti di un modello di sviluppo economico che interviene nei mercati finanziari.  
La spinta alla nascita dei FPN, è venuta dalla convinzione secondo la quale far transitare il risparmio pensionistico per i mercati finanziari avrebbe da un lato rafforzato il ruolo di questi mercati, e quindi avrebbe reso più moderno ed efficiente nel suo insieme il sistema economico del nostro paese, e, dall’altro, avrebbe potuto garantire un migliore uso delle risorse destinate al sistema pensionistico.

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I FONDI ASPETTANO UN' INZIATIVA DEL GOVERNO

di Roberto Santarelli

Quando, a seguito della riforma pensionistica del 1995, nacquero i primi  Fondi Pensione di origine negoziale, le parti sociali, in rappresentanza dei lavoratori e delle imprese, furono concordi nel considerare la creazione degli stessi una necessaria innovazione nel sistema di tutela pensionistica, a fianco di una previdenza pubblica in ridimensionamento, ma anche nel sistema finanziario nazionale.
Sulla scia di quanto sperimentato con successo in Paesi di già consolidata esperienza in materia, i Fondi avrebbero dovuto ricoprire quel ruolo di investitori istituzionali operanti su  un orizzonte temporale di medio  e lungo periodo, di cui l’Italia risultava carente, in grado di dare un apporto positivo allo sviluppo dell’economia nazionale.

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