Il tema della formazione resta centrale nell’agenda europea. E non solo per i più giovani. Già nel 2011 l’Ue ha invitato gli Stati membri ad aumentare le opportunità di apprendimento anche per la popolazione “adulta”, rivolgendo particolare attenzione ad adulti con scarse competenze di base, con qualifiche di basso livello o senza qualifiche. Da 2011 a oggi, l’adozione di misure volte a sviluppare e migliorare “abilità” e “competenze” degli adulti durante l’arco della loro vita è divenuta un asse prioritario nel quadro strategico «ET 2020».
Su questo tema, fa il punto il rapporto ECEA/Euridyce (2015)[1] “Istruzione e formazione degli adulti in Europa” che offre una panoramica di ampio respiro sullo stato di attuazione di interventi volti ad allineare le competenze e le qualifiche degli adulti agli attuali fabbisogni del mercato del lavoro.
Le principali evidenze riprese nel rapporto descrivono uno scenario in chiaro-scuro. Pur con differenze notevoli tra i Paesi, l’accesso alle opportunità di formazione permanente è ancora fortemente condizionato dallo status sociale dell’adulto: persone con qualifiche di basso livello o senza qualifiche, con impieghi scarsamente qualificati, disoccupati ed economicamente inattivi, più anziani e con meno abilità continuano ad avere meno probabilità di prender parte a percorsi formativi (fig. 1).
Figura 1 – Adulti (25-64 anni) che hanno partecipato a percorsi di istruzione e alla formazione nei 12 mesi precedenti all’indagine per livello di istruzione, status professionale, categoria professionale, età e status di migrante (%), 2011.
Fonte: Rapporto /EACEA/Eurydice, 2015. Dati Eurostat (AES).
A fronte di tale difficoltà, la spinta istituzionale a supporto di interventi di politica attiva è cresciuta. Le problematiche legate alla formazione e all’istruzione degli adulti sono ora generalmente affrontate nelle agende politiche degli Stati membri.
La maggior parte dei paesi europei ha investito nello sviluppo di sistemi di qualifiche professionali che consentono l’accesso anche ad adulti che hanno maturato percorso formativo limitato. Una leva che, come messo in luce nel rapporto, può rappresentare il primo passo verso le qualifiche superiori, che (in media) il 3,6% degli adulti consegue durante l’età adulta (cioè all’età di 25 anni o dopo) (fig. 2).
Figura 2 – Adulti (25-64 anni) che hanno acquisito una qualifica di livello intermedio durante l’età adulta (dai 25 anni in su) come percentuale di tutti gli adulti (25-64 anni), 2013.
Fonte: Rapporto /EACEA/Eurydice, 2015. Dati Eurostat (EU LFS).
In molti casi le istituzioni centrali forniscono sostegno esplicito all’accesso a competenze e qualifiche nell’ambito di riforme economiche oppure (e soprattutto) nel quadro di strategie per il rilancio dell’occupazione. Sotto questa luce, gli effetti della recente crisi economica hanno spinto molti Paesi membri a prestare un’attenzione particolare ai gruppi in cui la mancanza di competenze specifiche ha contribuito ad aggravare la condizione di disagio occupazionale. Tra questi gruppi, oltre ai giovani, molto spesso si ritrovano politiche rivolte a lavoratori anziani con bassi livelli di istruzione.
Per colmare queste esigenze, circa la metà dei Paesi europei ha istituito programmi dedicati o programmi quadro per offrire competenze di base, attivando percorsi la cui efficacia va valutata su un periodo di tempo esteso (in quanto gli studenti adulti) che spesso tendono a non seguire un percorso di apprendimento diretto o senza interruzioni. Per questa ragione i tassi di abbandono più elevati nei programmi incentrati su lettura e scrittura e competenze di base non devono essere considerati un fallimento del programma. Una delle considerazioni emerse dal rapporto rinvia proprio a questo aspetto: “frequentare un corso breve o addirittura una parte di un corso, infatti, può rappresentare un passo importante nel percorso di apprendimento di un adulto che rientri nel percorso di istruzione o formazione. Questo perché le barriere alla partecipazione degli adulti all’apprendimento spesso sono legate ai vincoli di tempo dovuti a responsabilità familiari oppure a orari di lavoro o alla mancanza di “prerequisiti” formali (cioè qualifiche di ingresso adeguate)” (p. 11), un aspetto quest’ultimo, in parte compensato con il riconoscimento delle competenze non formali e informali, anche se soltanto una piccola parte di Paesi offre agli adulti con qualifiche di basso livello un accesso prioritario al riconoscimento di tali competenze.
[1] Commissione europea/EACEA/Eurydice, 2015. Istruzione e formazione degli adulti in Europa: ampliare l’accesso alle opportunità di apprendimento. Rapporto Eurydice. Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione europea.