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Settimana breve: l’esperimento italiano di settimana corta

Si fa largo anche in Italia la settimana lavorativa di 4 giorni: Carter&Benson, società milanese di head hunting e consulenza strategica, ha avviato il primo progetto sperimentale a gennaio 2019 e, visti i risultati, un anno dopo ha reso permanente la nuova organizzazione del lavoro.

L’idea di rivedere in modo sostanziale gli orari di lavoro nasce, in Carter&Benson, durante l’estate del 2019. L’obiettivo era quello di iniziare a ridurre le ore di lavoro mantenendo stipendio e benefit: l’azienda ha iniziato a muoversi in questa direzione e, superati gli ostacoli burocratici, ha avviato il primo test a gennaio 2020. 

I risultati, a dire del ceo William Griffini, sono stati eccellenti: lavoratori più motivati, più concentrati e più produttivi. Tanto che, esattamente un anno dopo, la società ha reso permanente la settimana lavorativa di 4 giorni: i dipendenti lavorano 32 ore settimanali anziché 40 ore, che possono distribuire come meglio credono, senza dover per forza “tagliare” il venerdì. 

«Le imprese» scrive sul proprio profilo Facebook William Griffini, ceo Carter&Benson «possono cambiare le cose, se cambiano il modo di pensare. Prima le persone e poi l’impresa, perché le persone sono l’impresa. Spesso ci chiedono se con questa scelta la produttività è aumentata. Mi stupisco ancora di come si voglia misurare la qualità lavoro/vita con le scale di misura legata alla produttività. 

Non si misura con questa scala la scelta della riduzione dell’orario di lavoro, è sbagliato misurare un’azione di benessere con questa scala. Il lavoro e la vita sono troppo uniti per pensarli disgiunti, migliorandone uno si migliora anche l’altro e viceversa». 

La settimana breve è solo la più recente azione di una strategia aziendale ben precisa: la società ha abolito il cartellino da anni e lo smart working è prassi consolidata dal 2005, molto prima dell’arrivo della pandemia. 

La suggestiva idea della settimana corta, o del weekend lungo, è in circolo da qualche anno e, fino ad oggi, hanno provato a metterla in pratica anche alcune aziende molto importanti. Microsoft ha testato la soluzione per circa un mese, nel 2019, su 2300 dipendenti della sede di Tokyo. 

I risultati erano buoni: la produttività era aumentata del 39,9% rispetto al mese precedente, e i consumi per l’energia elettrica scesi del 23%. I benefici, inoltre, erano risultati evidenti anche sul fronte del work life balance e del benessere aziendale. Poi l’esperimento si è interrotto a causa della pandemia. 

Più di recente Unilever, colosso dei beni di consumo, ci ha riprovato in Nuova Zelanda: per tutto il 2021 i suoi dipendenti lavoreranno 4 giorni a settimana, a stipendio pieno in busta paga. E i risultati detteranno la linea per le scelte future. In Spagna, l’azienda andalusa Software Delsol ha adottato la settimana di 4 giorni nel 2020 e assicura che l’assenteismo è diminuito, le prestazioni sono migliorate e i lavoratori sono più felici.

*Mondo HR 26/07/2022

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