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L’Italia, la politica estera, i migranti

Le buone relazioni internazionali sono quasi sempre frutto di un insieme di condizioni che spaziano dalla convergenza sugli interessi economici a quelle di carattere strategico, dal posizionamento internazionale alle politiche di tutela ambientale e climatica e a quelle di approvvigionamento energetico, dalla collaborazione militare alla condivisione delle informazioni sensibili.

Se poi guardiamo a quelle tra Paesi con la stessa matrice culturale ( è il caso dei Paesi UE), allora contano pure la condivisione di un sistema valoriale di riferimento, la prospettiva di un comune destino, l’affinità dei sistemi di Welfare, l’Interdipendenza dei sistemi economici. Valgono infine, e molto, le relazioni fiduciarie interpersonali sia tra i leaders politici che tra le strutture amministrative degli Stati.

Su tutto questo complesso sistema, il governo Meloni si sta comportando come “l’elefante in cristalleria”.Ossessionati dalle loro pulsioni identitarie, pensano di poter costruire con politiche “muscolari” un nuovo equilibrio nei rapporti internazionali dell’Italia a livello globale e segnatamente in Europa.

L’Italia non sta nascendo ora con questo governo; è uno dei Paesi più importanti del mondo, non ha bisogno di rivendicare un ruolo che la storia, l’economia, la cultura di cui è portatore, gli hanno assegnato già da molto tempo. Non abbiamo bisogno del governo delle destre per scoprire il nostro posto nel mondo!!! L’Italia è uno dei Paesi fondatori della UE e della Nato e queste appartenenze sono parte costitutiva del nostro Paese, del nostro sistema di alleanze ma anche del nostro stile di vita, del nostro patrimonio culturale.

Proprio per questi motivi non si può pensare, come sembra voler fare il governo Meloni, di tenere atteggiamenti e politiche separate tra UE e NATO. Noi non siamo né la Polonia né l’Ungheria, non possiamo avere una postura rivendicativa con la UE e contemporaneamente essere totalmente appiattiti sulla NATO. Del resto la stessa NATO, come anche gli USA, sia pure con molte contraddizioni, hanno bisogno di una interlocuzione forte con l’insieme della UE piuttosto che con i singoli Paesi (come dimostra la vicenda degli aiuti militari e civili all’Ucraina che sta difendendosi dall’aggressione russa).

E’ dentro questa linea politica che la questione dei migranti è stata utilizzata dai sovranisti nostrani, oggi al governo del nostro Paese, come la miccia per far deflagrare le tensioni latenti dentro la UE tra le differenti visioni dell’Europa che in questi anni si sono continuamente confrontate. E’ possibile, peraltro, che questa operazione sia stata costruita facendo sponda non soltanto con alcuni Paesi UE da sempre restii all’accoglienza dei migranti ma anche, fatto ancor più grave, con il coinvolgimento di alcuni partiti e movimenti sovranisti in minoranza nei rispettivi Paesi.

Esiste una evidente diversa prospettiva politica, sociale, economica, strategica, tra chi pensa che il processo di integrazione europea debba fare ulteriori passi in avanti con le conseguenti cessioni di sovranità alle istituzioni europee e chi invece ritiene che l’Unione Europea sia un “menù à la carte”, che dall’Europa si possa prendere ciò che conviene (il PNNR, i Fondi Europei, ecc…) mentre non si accetta alcun condizionamento europeo sulla qualità democratica di ciascun Stato membro e sulle proprie politiche economiche, sociali e dei diritti civili.

Questa è la faglia tra europeisti e sovranisti!

Il nostro posizionamento è sempre stato con i primi, anzi la nostra diplomazia è sempre stata in prima linea nel processo di maggiore integrazione europea. Abbiamo avuto un momento di crisi su questa linea di fondo con il Governo Conte 1, ma ci siamo ripresi il nostro ruolo in Europa prima con il Conte 2 e poi, alla grande, con il Governo Draghi.

Oggi il Governo Meloni ci sta rapidamente portando nel campo dei Paesi sovranisti e, questa volta, con un disegno strategico più profondo rispetto alle sbandate del Conte 1. Questo Governo ha deciso di utilizzare il dramma dei migranti come una clava contro i Paesi più convintamente e strategicamente europeisti.

Tutti i Paesi europei hanno forti difficoltà a gestire i flussi migratori garantendo loro condizioni di vita dignitose (e questo soprattutto in una fase di crisi e di recessione economica) eppure la nostra demografia, il nostro mercato del lavoro ci ricordano continuamente che le società in cui viviamo hanno un assoluto bisogno dì manodopera. Tuttavia mentre gli europeisti sostanzialmente li accolgono, i sovranisti li respingono indifferenti persino alla salvaguardia della vita.

I flussi migratori verso i nostri Paesi non sono eventi occasionali o di breve periodo, al contrario hanno caratteristiche strategiche di lungo periodo. Assurda e speciosa appare la distinzione tra migranti con diritto di asilo e migranti economici: qualcuno può forse sostenere che la fame, la siccità, le carestie, i cambiamenti climatici facciano meno morti delle guerre? Che creino meno disperazione dei conflitti armati?

Allora chiunque abbia a cuore una vera aspirazione alla Pace e al benessere delle nostre società e del mondo, non può pensare di affrontare il problema delle migrazioni con i respingimenti, con i blocchi navali, con i fili spinati alle frontiere, con i muri, con il cinismo e l’egoismo.

Il nostro governo accusa le navi delle ONG di essere in combutta con i trafficanti di uomini, di essere dei “taxi del mare”. 

È incredibile la sfacciataggine con cui si occulta la verità. Una verità che è sotto gli occhi di tutti: solo il 12% dei migranti arrivati in Italia sono stati portati dalle navi delle ONG; queste navi nella loro attività di salvataggio richiedono sempre il coordinamento delle centrali operative marittime italiana, maltese e greca e queste richieste, il più delle volte, vengono ignorate; esse sono le uniche unità di salvataggio operanti nelle acque internazionali del Mediterraneo Centrale, da quando il nostro Paese e l’Unione Europea hanno deciso di chiudere le missioni militari di S.A.R. (Search and Rescue); la Libia è un luogo di tortura dei migranti, la sua guardia costiera è in combutta con gli scafisti, i suoi porti (oggi sotto il controllo dei turchi e delle forze russe della Wagner) non sono “porti sicuri” ma i luoghi da dove operano le bande criminali che gestiscono il traffico di esseri umani, i suoi centri di accoglienza (sic!) sono veri e propri luoghi di tortura dove si consumano stupri e violenze.

La geografia (che non è modificabile né dalla storia, né dalla politica, né tantomeno dalla propaganda sovranista) fa del nostro Paese quello di primo approdo dei migranti. Non possiamo, anche volendo, sottrarci a questo destino.

Se vogliamo tentare di gestire questo fenomeno epocale abbiamo una sola strada: l’Europa. Dobbiamo rispettare le regole del diritto e degli accordi internazionali, dobbiamo tornare ad essere uno dei Paesi trainanti della maggiore integrazione europea insieme alla Francia, alla Germania, alla Spagna e agli altri Paesi europeisti e insieme costruire un sistema di accoglienza più equo di quanto previsto dagli accordi di Dublino e contemporaneamente negoziare con i Paesi di provenienza dei migranti politiche di sviluppo che creino le condizioni per ridurre i flussi. 

Insieme dobbiamo organizzare e gestire flussi regolari di migranti e abrogare quelle leggi che ne impediscono o ne limitano l’attuazione (per quanto ci riguarda bisogna abolire la Bossi-Fini).

Può sembrare “fantascienza” visto il Governo che la maggioranza degli italiani ha voluto, eppure anche loro, se usciranno dalla propaganda elettoralistica, dovranno prendere atto che con la demagogia e con l’occultamento della realtà non si governa un grande Paese come l’Italia e che quindi, per ogni migrante salvato dalle ONG e respinto dal nostro Paese, altri dieci sbarcano in Italia per le vie più diverse.

Soltanto ulteriori avanzamenti nella costruzione di un’Europa unita e la Cooperazione, intra europea e internazionale, ci può salvare!

* Direttore Riformismo e Solidarietà 21.11.2022

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