A cento anni dalla nascita del priore di Barbiana, esce una bella biografia scritta dal giornalista e scrittore Mario Lancisi. In questo saggio esce un profilo di un prete e di un maestro fuori dal comune, forse di un grande santo. Sicuramente di un profeta religioso e civile. E disobbediente. Uno che per rovesciare il mondo antico, gli egoismi individuali e sociali, le logiche del potere disobbedì mosso da una radicale obbedienza al Vangelo.
Lancisi, la sua biografia su don Lorenzo Milani, uscita nel centenario della nascita del priore di Barbiana, ci offre un ritratto chiaro e profondo del sacerdote fiorentino. Le chiedo come nasce il suo interesse su Don Milani?
Mi sono imbattuto in don Milani per una bocciatura. Da figlio di mezzadri mi ero ritrovato a frequentare il liceo classico e l’impatto è stato duro. Finché sei povero tra i poveri, non provi infatti il senso odioso della discriminazione di classe, ma quando i tuoi compagni di banco sono figli di avvocati, notai, medici, allora provi sulla tua pelle il classismo, l’emarginazione. Fui così respinto. Qualcuno mi suggerì di leggere Lettera a una professoressa. Questa esprimeva tutto quello che io sentivo dentro, ma non sapevo tirare fuori. La grande lezione di don Milani: se un povero possiede la parola è come se possedesse la fionda usata da Davide contro Golia.
Entriamo un po’ in profondità. Sappiamo che Don Lorenzo ha avuto una giovinezza borghese. Cosa è stato decisivo per la sua conversione a Cristo?
La ricerca di senso. Che senso ha la vita? Una domanda che molti non si fanno, oppure se la pongono in maniera superficiale. Lorenzo la mise al centro della sua gioventù inquieta. Comprese che il senso, la sua pienezza e felicità di vita non risiedevano nella ricchezza e nella grande cultura della famiglia. E’l’inquietudine del giovane ricco del Vangelo. Ma al contrario di questi Lorenzo a vent’anni rispose sì alla chiamata di Gesù: divenne cristiano e prete.
L’assillo di Don Lorenzo è sempre stato quello di essere vicino ai lontani e agli ultimi. Come avviene questa maturazione evangelic?
“Avviene gradualmente. Come per Francesco d’Assisi, la conversione di Lorenzo fu in realtà una spogliazione. Si spogliò di tutti i privilegi del suo mondo”.
Quanto ha influito in questa maturazione la sua prima esperienza pastorale nella zona di San Donato di Calenzano? Una zona particolare….
“San Donato rafforza la maturazione spirituale di Lorenzo e la sua scelta dei poveri”.
La sua vicinanza agli ultimi lo ha portato ad una esigente testimonianza di povertà. Cosa significava per lui essere povero?
“Vivere sulla propria pelle le Beatitudini. Beati i poveri, i miti, i misericordiosi… è questo l’orizzonte spirituale ed evangelico di don Milani”.
Don Lorenzo è vissuto in un tempo dove la contrapposizione politica e ideologica era molto forte e la Curia fiorentina molto schierata. E questo creava conflitto con il suo radicalismo evangelico. Come si è sviluppato il suo rapporto con la politica?
“Credo che cruciale sia l’idea di politica che viene affermata in “Lettera a una professoressa” dove si afferma: “Ho imparato che il problema degli altri è eguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”. Il rapporto di don Milani con la politica viene esemplificato anche nella lettera al giovane comunista Pipetta: “Il giorno che avremo sfondato insieme la cancellata di qualche parco, installato la casa dei poveri nella reggia del ricco, ricordati Pipetta, quel giorno ti tradirò, quel giorno finalmente potrò cantare l’unico grido di vittoria degno di un sacerdote di Cristo: Beati i poveri perché il regno dei cieli è loro. Quel giorno io non resterò con te, io tornerò nella tua casuccia piovosa e puzzolente a pregare per te davanti al mio Signore crocifisso”.
DonMilaniè vissuto nel tempo della Firenze dei La Pira, Balducci e Pistelli. Che rapporti aveva con loro?
“Rapporti di vicinanza e di distinzione. Nel mio libro “Folli di Dio. La Pira, Milani, Balducci e gli anni dell’Isolotto”, edito da San Paolo nel 2020, racconto come intorno a La Pira si siano radunati e “confusi” personaggi e esperienze tra loro diverse. Questa diversità è stata anche la loro grande forza”.
Lorenzo Milani non è stato solo un profeta sul piano ecclesiale ma anche sul piano civile (pensiamo al suo pensiero sulla pace). Cosa può dire alla società di oggi la vita di Don Milani?
“Io suggerisco sempre di distinguere in don Milani il modello dal messaggio, cioè dai valori che ha saputo trasmettere. Quelli sono sempre validi. Dalla difesa dei poveri all’attenzione nei confronti degli altri e ad una scuola che educhi e non discrimini”.
L’esilio di Barbiana fu doloroso ma fu anche un seme evangelico pieno di futuro. Mi riferisco alla riabilitazione operata da Papa Francesco della figura di Don Lorenzo. Cos’è per papa Francesco don Milani?
“La pietra scartata dalla Chiesa dell’onnipotenza che lui, Francesco, pone a cardine della Chiesa del futuro”.
Mario Lancisi. Giornalista e scrittore, a lungo inviato del Tirreno e collaboratore dell’Espresso, scrive per il Corriere Fiorentino. Tra i massimi esperti del priore di Barbiana, gli ha dedicato diversi libri, tra cui: I Folli di Dio. La Pira, Milani, Balducci e gli anni dell’Isolotto (2020), Processo all’obbedienza. La vera storia di don Milani (2016), Il segreto di don Milani (2002). È autore di inchieste, biografie e testi dedicati a Gino Strada, Adriano Sofri, padre Alex Zanotelli. Nel 2015, insieme al magistrato Gian Carlo Caselli, ha pubblicato Nient’altro che la verità. Per TS Edizioni ha curato il libro-intervista a padre Guidalberto Bormolini Questo tempo ci parla. La rivoluzione spirituale e il sogno di una nuova umanità (2022) e l’inchiesta Preti verdi. L’Italia dei veleni e i sacerdoti simbolo della battaglia ambientalista.
Dal sito: www.rainews.it