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Teniamocela stretta la democrazia rappresentativa

Siamo arrivati alla fine di una lunga, purtroppo veloce, cavalcata attraverso i secoli dell’età moderna ed abbiamo visto con quanta determinazione le società dell’Europa continentale hanno voluto liberarsi della tutela politica della Chiesa e del pensiero medioevale. In questa faticosa opera di creazione di una nuova società hanno contribuito sia i filosofi della politica che regnanti e principi particolarmente forti e tenaci. Queste due categorie di persone hanno lavorato, non scientemente coordinandosi, ma comunque di concerto, puntando al medesimo comune risultato. Mentre i regnanti rompevano il monopolio culturale e politico della Chiesa, i filosofi fornivano loro gli strumenti per motivare il distacco e trovare un nuovo paradigma politico. Se molti meriti vanno certamente a Machiavelli, ai razionalisti inglesi, agli illuministi, e a tanti altri, ivi compresi i filosofi dell’assolutismo, meriti non inferiori occorre riconoscere ad alcune figure, di regnanti, come I’inglese Giovanni senza Terra, Filippo il Bello di Francia, Carlo IV di Boemia, Enrico VIII Tudor. Meriti vanno riconosciuti a Lutero, Calvino e ai riformatori protestanti; nonchè a coloro – principi, chierici e gente comune – che per un secolo e mezzo, hanno resistito, pagando un altissimo prezzo di sangue, ai tentativi della Chiesa di riprendersi con la forza il perduto controllo politico sugli Stati. Nei tre secoli e mezzo che abbiamo percorso abbiamo visto come è stata fondata la scienza della politica, come le  stata assicurata, dalle opere di tanti pensatori, indipendenza dalla teologia e dalla religione, “poteri forti” da scardinare con fatica e determinazione. Abbiamo visto come la scienza della politica abbia costruito le sue categorie, i suoi principi ed abbia riconosciuto I’esistenza di soggetti politici fino ad allora inesistenti, senza voce nella società. E cosi dagli individui che componevano il “popolo” la scienza politica ha creato dapprima il “cittadino”, gli ha assegnato un ruolo nella società per svolgere il quale gli ha riconosciuto diritti politici e civili; ha poi creato “I’opinione pubblica”, soggetto non politico ma sociale con la forza necessaria per discutere la gestione del potere; infine e stata introdotta la “società” come soggetto politico. Qui, con Hegel, termina la scienza politica dell’età moderna; Marx, che fa seguito ad Hegel, si trova a riflettere di politica in un mondo completamente cambiato, in piena rivoluzione industriale e in quella che viene definita I’età contemporanea. Abbiamo visto anche come ciascuno dei pensatori politici ha percepito in anticipo sugli altri uomini i mutamenti che avvenivano nelle società occidentali: I’affacciarsi sulla scena della borghesia, che giustamente reclamava un posto nella gestione del potere; abbiamo visto I’affacciarsi degli operai che a loro volta reclamavano, come mezzo secolo prima la borghesia, diritti e partecipazione alla gestione del potere. E’ stato, quello del pensiero politico, un percorso molto interessante, un percorso di civiltà, che ha promosso I’uomo e ha valorizzato I’umanità che egli contiene. Bisogna esserne fieri, e consapevoli, perchè noi oggi usufruiamo di tutte le conquiste fatte considerandole naturali, ovvie, ma come abbiamo visto non è stato sempre così. E’ stato un percorso che non tante altre società umane hanno fatto; ancora oggi molte delle comunità che sono sul pianeta vedono negati o riconosciuti con difficolta e in modo molto parsimonioso i diritti connessi alla natura di un essere umano; tanti Stati riconoscono con difficoltà che I’uomo e cittadino, che I’insieme dei cittadini forma la società civile, che cittadini e società civile hanno diritti politici, civili, sociali. Viviamo in una società che chiamiamo “democratica “, della quale a volte non siamo contenti perchè il governo dello Stato e della società e più complesso, più faticoso, più lento.

Ogni progetto di legge, ogni iniziativa pubblica viene sottoposta ad analisi da parte dei partiti politici e dei cittadini; c’è chi si pronuncia nettamente contro, chi chiede che la proposta o l’iniziativa siano modificate, chi propone una soluzione del tutto distinta ed alternativa. Il dibattito e lungo, a volte defatigante, a volte noioso ed ozioso, e di ciò non sempre siamo contenti. Perchè? Perchè non percepiamo quanto valore umano è contenuto nella possibilità che tutti, partiti, giornali, talk-shows, gente comune, partecipino al dibattito, ciascuno col suo punto di vista, ciascuno con la sua preparazione, con la sua conoscenza del problema. E’ un valore immenso, che non esiste nelle società dove un ristretto gruppo di potere decide per tutti, ritenendo, arrogantemente, di sapere qual e il bene di tutti, ed imponendolo con mezzi spesso coercitivi. E neppure percepiamo pienamente che, alla fine di una discussione lunga, di una mediazione anche estenuante, il progetto di legge ovvero l’iniziativa politica o economica che emergono e vengono realizzati, assicurano la tutela di interessi che appartengono ad un maggior numero di persone, a cittadini di classi diverse, di professioni diverse, di culture diverse. Noi a volte ci lamentiamo della continua discussione e delle perenni mediazioni; ma siamo sicuri che coloro che vivono nei Paesi sotto autarchia o dittatura siano felici di non essere mai interpellati e di vedersi imporre leggi di cui essi non hanno neppure avuto notizia? Conserviamo questo patrimonio di democrazia e teniamolo da conto, capendo che sono ingiustificate le avvisaglie di una certa disaffezione, di una certa stanchezza a partecipare alla vita politica, di una certa voglia di farsi governare passivamente, e che è falsa I’affermazione di La Boetie, per il quale I’uomo trova comoda l’obbedienza – fino ad un certo punto, però – purchè sia qualcun altro che affronti i problemi per noi.

*Conclusioni da “10 lezioni sul pensiero politico dell’età moderna”

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