Sull’industria dell’ICT italiana pesa un grande compito, quello di affrontare nei prossimi anni un consistente volume di investimenti per sviluppare le nostre reti, modernizzare il Paese, facendo evolvere i suoi servizi in tutti i campi, nel settore pubblico e in quello privato.
I nostri investimenti generano crescita, occupazione, recupero di produttività ed efficienza per l’intera economia, per tutta la società. Ci siamo riuniti in un’unica Federazione, la nostra Confindustria Digitale, proprio per rappresentare questa potenzialità, per essere un soggetto forte e attivo per lo sviluppo dell’economia digitale.
Il nostro obiettivo è far crescere il mercato digitale italiano, portandola filiera ICT a pesare il 5-6% del PIL (come avviene nei grandi Paesi Europei, negli USA o in Giappone) contro il 3,5% attuale. Stiamo parlando di aumentare il mercato ICT italiano di 20-30 miliardi di euro l’anno.
La nostra industria può affrontare questo grande impegno per la modernizzazione del Paese solo in un contesto che garantisca il ritorno degli investimenti. Dunque in un contesto di crescita dal quale oggi siamo molto lontani: nell’ultimo anno abbiamo registrato un –4% per il comparto dell’IT e –5% per i ricavi degli operatori TLC.
Abbiamo bisogno di realizzare gli obiettivi dell’Agenda Digitale per questo, per tornare a crescere, per far tornare a crescere l’economia del nostro Paese e per rimuovere i mali strutturali della nostra economia e del nostro sistema pubblico.
In Italia non siamo stati fermi. Dal nostro primo Forum è stato fatto molto. Grazie a Corrado Passera, allora Ministro dello Sviluppo Economico, è stato varato un set di norme per l’Agenda Digitale che sostanzialmente completa il contesto normativo necessario; si è dato vita all’Agenzia per l’Italia Digitale. Dal Governo di Enrico Letta è stata definita la governance per il nostro sistema che finalmente porta in capo al Presidente del Consiglio la responsabilità della guida e del coordinamento dell’Agenda Digitale. Ed il Primo Ministro ha affidato ad un manager di comprovata capacità ed esperienza il compito di guidare questo processo.
Questa decisione, da noi per anni sollecitata, è molto importante. Solo il ruolo costituzionale di Palazzo Chigi, se esercitato, è in grado di imporre soluzioni alle amministrazioni pubbliche centrali, regionali e locali che resistono in modo ottuso alle logiche di interoperabilità e di condivisione che sottostanno all’uso diffuso delle tecnologie Internet.
Purtroppo, infatti, a quasi un anno di distanza dall’approvazione delle norme sull’Agenda Digitale sono stati pubblicati in GU solo 8 dei 21 decreti attuativi più importanti. L’Agenzia per l’Italia Digitale non ha ancora uno Statuto, ed è impantanata in cavilli giuridici e non solo, per colpa di una mentalità ancora prevalente nelle amministrazioni pubbliche, che è anni luce lontana dal mondo che la circonda. Ci auguriamo che da oggi l’attività di implementazioni delle norme abbia un nuovo impulso.
In questo anno e mezzo le aziende hanno fatto la loro parte. Gli investimenti nelle reti fisse e mobili realizzati dai nostri operatori di telecomunicazioni consentiranno all’Italia, attraverso l’uso delle diverse tecnologie in campo, di raggiungere il target della copertura del 100% della popolazione nei tempi previsti dall’Europa. E anche sulla banda ultralarga è in stato avanzato il processo di roll out delle reti LTE e in FIBRA e i piani industriali delle aziende sono coerenti con i target europei.
Siamo però ancora molto indietro rispetto agli obiettivi 2020.
Le leggi e i regolamenti non sono, infatti, un risultato, sono l’inizio di un percorso ancora tutto da realizzare. Oggi siamo nella fase più importante. Non abbiamo più bisogno di leggi. Dobbiamo realizzare. Bisogna tirarsi su le maniche e lavorare per definire il quadro di riferimento dell’informatica pubblica, far convergere gli investimenti delle amministrazioni, definire le priorità. Ci convince molto l’impostazione che a questa attività concreta sta dando Francesco Caio.
Siamo indietro e dobbiamo lavorare duro per recuperare il ritardo accumulato. Le aziende sono pronte a dare il loro contributo, in una logica pre-competitiva.
Siamo indietro ma non siamo soli in Europa. Nel Pannello abbiamo esposto la distanza dell’Italia dalla media europea attuale e dai target. Ma su quasi tutti gli indicatori si registra una divaricazione tra gruppo di Paesi avanzati, normalmente costituito dai Paesi del Nord Europa, e un gruppo di Paesi più arretrati rispetto alla media e soprattutto ai target, costituito dai Paesi del Sud e dell’Est Europeo. Molto spesso intorno alla media si posiziona un piccolo gruppetto di 4-5 paesi che potrebbero raggiungere i target, ma in generale abbiamo una situazione che tende alla polarizzazione.
Giovedi prossimo a Bruxelles il Consiglio Europeo si dedicherà all’Agenda Digitale. E’ una importantissima occasione che non può essere lasciata cadere. L’Europa ha un urgente bisogno di darsi una politica per la crescita che non sia basata sulle risorse pubbliche. Certo l’Italia è indietro in Europa, ma l’Europa è indietro rispetto al resto del mondo.
Le altre aree del mondo investono in innovazione e crescono a ritmi superiori all’Europa.
Dal 2010 (anno in cui l’Europa si è data un’Agenda Digitale) il mercato ICT nordamericano è cresciuto del 6%, quello dell’area latinoamericana del 18%, quello dell’area asiatica del 14%, mentre il mercato europeo dell’ICT è calato del 2%.
Non solo. Le altre aree del mondo fanno anche più ricerca e sviluppo in ICT e investono molto di più nella nascita di imprese innovative.
Negli Stati Uniti il 36% dei brevetti registrati è nel settore dell’ICT, il 46% in Cina e solo il 27% in Europa.
Gli investimenti dei venture capital negli Stati Uniti sono 7 volte e mezzo superiori a quelli europei e l’ICT rappresenta il 43% del totale contro il 37% europeo.
Il Consiglio Europeo non può limitarsi ad indicare le priorità legislative per l’approvazione di regolamenti e direttive a livello dell’Unione. Regolamenti e direttive che hanno un percorso di approvazione lungo, troppo lungo per i tempi della nostra economia. E in Europa siamo a fine legislatura.
L’Europa ha bisogno di prendere un impegno forte, vincolante per la crescita e lo sviluppo. L’Europa ha bisogno di aumentare la sua produttività, tornare ad essere il centro dell’innovazione, ridurre i costi delle amministrazioni pubbliche per ridurre la pressione fiscale, aumentare le opportunità di lavoro per tutti i cittadini: per tecnici e professionisti ma anche per tutte le professionalità di differente qualificazione.
L’Europa nel 2012 ha approvato il FISCAL COMPACT, che ha consentito a molti Governi di superare le resistenze interne e adottare politiche di risanamento e stabilizzazione che hanno scongiurato, per il momento, il peggio.
Sono state misure dure, che certo non hanno favorito la crescita. Oggi siamo in un contesto nel quale non possiamo fare affidamento (per fortuna) sui bilanci pubblici per innescare politiche di sviluppo.
Gli Stati membri dunque hanno una grande opportunità giovedì prossimo. Trasformare i target dell’Agenda Digitale in un DIGITAL COMPACT, in un impegno vincolante per tutti. DIGITAL COMPACT è il titolo che abbiamo dato al nostro FORUM. Solo con un DIGITAL COMPACT potremmo uscire dalle sale dei numerosi e stanchi convegni sull’Agenda Digitale per parlare finalmente alla diffusa e ricettiva opinione pubblica europea, solo così romperemo le infinite e sorde resistenze che ancora troviamo nelle amministrazioni pubbliche e nelle aziende private, solo così saremmo in grado di affrontare quel grande e virtuoso rimescolamento del mercato del lavoro dove nulla sarà come prima, ma dove tutti avranno nuove opportunità.
E’ un appello che noi vogliamo lanciare con questo Forum. Adottate a Bruxelles un DGITAL COMPACT: un impegno che vincoli gli Stati membri al raggiungimento di questi target nella stessa misura con cui sono vincolati sugli obiettivi di finanza pubblica, e l’Europa ritroverà la crescita e la speranza nel suo futuro.
* STEFANO PARISI, Presidente di Confindustria Digitale
Intervento introduttivo all’ Italian Digital Agenda Annual Forum, Roma 21 ottobre 2013