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Come evitare di dover ascoltare la Radetzky March

Se si volesse usare un eufemismo si potrebbe dire che dense nubi si prospettano all’orizzonte. Gli Stati Uniti sono autosufficienti dal punto di vista energetico, anzi continuano a investire in tecnologie sostitutive e sono in grado di riorganizzare la propria struttura produttiva abbastanza rapidamente. 

Invece, l’Unione Europea deve importare energia, prevalentemente fossile e ha una struttura produttiva sovradimensionata rispetto al mercato, in alcuni aspetti obsoleta, vista la carenza di investimenti. Inoltre, sono alle viste crisi produttive e occupazionali che non potranno essere affrontate con i tradizionali strumenti di ammortizzazione sociale se non interviene anche il concorso del privato. Ma anche l’intervento pubblico, vista la crisi dei bilanci governativi non appare il più agevole. 

Di contro la Cina e le sue pertinenze incontrano difficoltà, vista la stasi del mercato interno e la bolla immobiliare. 

Tutto ciò avviene in un quadro geo politico sostanzialmente aggravato, al di là della loro evoluzione, dai conflitti in Palestina e in Ucraina. Preoccupa la debolezza/assenza dell’Unione Europea per quanto riguarda il confronto sugli scacchieri internazionali e sulle strategie economiche. Cina e Unione Europea detengono le stesse quote del pil mondiale, ma ancora, in particolare l’Unione Europea, sono nani politici.                                 

Ancora, con la presidenza Trump, al di là degli aspetti propagandistici e folcloristici, è probabile la fine del multilateralismo, il ritorno all’America First, l’uscita da tutti gli impegni sull’ambiente e il boicottaggio delle future Cop, dall’ Organizzazione mondiale della Sanità, una violenta concezione delle politiche migratorie, con politiche isolazioniste/protezionistiche dove l’applicazione di nuovi dazi sulle merci provenienti dal resto del mondo ( in particolare Eu e Cina ) rischia di essere la parte meno significativa .                                                                                                                              

Come è stato osservato, in EU, più che politiche nazionalistiche, si affacciano politiche più o meno affannose di Atlantismo ( Orban ,Meloni , e persino Zelenski ) che non danno il segno di una comune ricerca di Politica Europea..                                                                            

Una occasione potrebbe essere offerta dal piano Draghi, che seppur con poca strumentazione di potere, potrebbe diventare un utile strumento di condivisione, per una ripresa di iniziativa per un nuovo sviluppo.       Più investimenti in formazione, in innovazione, con particolare attenzione alle questioni Co2 zero, più competitività e liberalizzazioni sono gli ingredienti minimi e fondamentali al contempo per un nuovo protagonismo dell’EU.                                                                            

Sul piano interno, pensare di difendere l’occupazione, potenziare/ qualificare l’offerta per la salute, diminuire la pressione fiscale senza cambiare il sistema di come sono organizzare le entrate non solo è speculare all’azione dell’attuale Governo, ma anche illusorio.  Le crisi aziendali richiedono un rovesciamento del paradigma attuale, non prodotti a bassa tecnologia, ma investimenti di prodotto e poi di processo, investimenti ad ampio spettro ìn informazione (Blue collar, White collar, Management). E visto lo stato della finanza aziendale, la gestione degli ammortizzatori non potrà essere fatta con le sole risorse o private o pubbliche.                                                                                                                                      

Va considerata la totale atonia di Confindustria (piccolo lobbista) e la difficoltà di sviluppare una proposta credibile e non propagandistica di Cisl Cgil Uil . Sembra di essere al Facite Ammuina.

Per evitare il collasso totale della qualità delle iniziative sociali occorre ripartire da un soggetto che ancora mantiene un forte radicamento ancorchè provato dalle crisi sempre più incipienti. Il Sindacato, al di là dei distingui nazionali, ha problemi comuni che travalicano le frontiere. Ovunque, in Europa ha ancora rappresentanza, ha storia, valori, che lo possono mettere al riparo da derive nazionalistiche e particolaristiche. Riprendendo l’impegno di Emilio Gabaglio, le idee/proposte di Draghi le confederazioni Italiane devono farsi portatrici di una iniziativa presso la Ces che, fra l’altro, le porterebbe fuori dalla sterile dialettica che distingue questa stagione, e ci risparmierebbe l’obbligo di ascoltare la Radetzky March, dove, come è noto, le truppe eran ferme e pareva marciassero.

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