Ringrazio la CISL per questa importantissima occasione di riflessione globale sulla Pace e su quale pace costruire.
Una pace che non può essere scambiata con una resa alle autocrazie, o piegata alla violenza e ai soprusi dei tiranni, che giorno dopo giorno stanno minacciando il mondo libero.
Una pace che può essere solo giusta.
Partiamo da alcuni dati: l’indice delle democrazie mostra che solo 25 paesi -ovvero il 6,6 % della popolazione mondiale – possono essere considerati democrazie piene.
60 sono invece i regimi autoritari che rappresentano il 39.2 % della popolazione globale.
Questi regimi autoritari, che negano i più elementari diritti umani, strombazzano la superiorità dei loro modelli di governance. Promuovono norme autoritarie a livello globale e, con una mano bloccano le risoluzioni all’ONU con la scusa della non ingerenza negli affari interni, e con l’altra finanziano l’invio di armi a difesa dei loro vassalli.
Ma i diritti umani non appartengono ai governi, ne sono alienabili, derogabili o limitabili.
I diritti umani sono universali: la Dichiarazione dei Diritti umani non può essere piegata agli interessi di alcuni Stati canaglia. Appartiene ai popoli a cui – come nei casi rappresentati questa mattina – vengono negati.
Il momento storico in cui viviamo è ad un pericoloso bivio.
Finti pacifismi, vecchie ideologie pseudo-antimperialiste o anticolonialiste negano nei fatti il diritto dei popoli a difendere i propri spazi democratici, le libertà collettive, il diritto alla propria difesa. Come avvenuto per l’Italia, nata da una resistenza contro il nazifascismo, così oggi sta avvenendo in Birmania/Myanmar.
C’è un filo rosso che lega le diverse esperienze che la CISL ha voluto fossero testimoniate questa mattina.
Russia, Bielorussia, Cina, Iran and Co. stanno cercando di imporre la loro visione del mondo, scardinandone l’ordine democratico, finanziando il terrorismo internazionale, le guerre, le dittature, compresa la criminale dittatura birmana.
In Birmania esistono oggi due grandi rischi.
Quello delle elezioni farsa che la giunta vuole indire il 28 di dicembre, e quello derivante dal tentativo di consolidamento del dominio nel sudest-asiatico da parte delle autocrazie appena citate, attraverso il sostegno e consolidamento della dittatura birmana.
Questi tentativi di dominio di quella parte del mondo, che mirano anche a mettere le mani sui paesi del mare cinese del sud: a partire da Taiwan, ci riguardano da vicino, perché mettono a rischio anche gli spazi e i principi della democrazia che abbiamo conquistato in Europa.
Ciò che avviene in Birmania ci riguarda direttamente, non solo per una solidarietà con il popolo e con il sindacato birmano, ma perché abbiamo un interesse comune: la difesa della democrazia.
Dal colpo di stato ad oggi, la Birmania è diventata:
- il primo produttore di oppio al mondo e tra i grandi produttori di metanfetamine e fentanil.
- È nella “lista nera” della Financial Task Force, insieme a Corea del Nord e Iran,per “significative carenze strategiche nel contrasto al riciclaggio di denaro, al finanziamento del terrorismo e al finanziamento della proliferazione”.
- È il più grande centro di criminalità organizzata del pianeta edepicentro globale della criminalità informatica organizzata, con una complessa rete di truffe, tratta di esseri umani e frodi online.
I porti e le rotte di transito in costruzione in Birmania – come il porto profondo cinese di Kyaukphyu e il porto russo di Dawei possono essere usati come basi navali o hub logistici, consentendo a Cina e Russia di proiettare la propria potenza militare nell’Oceano Indiano e oltre.
Ciò rende la Birmania un trampolino di lancio per operazioni militari, spionaggio o attività informatiche illecite.È ampiamente dimostrato che la Russia continua a vendere armi e petrolio all’esercito birmano, attraverso petroliere fantasma che lo trasportano in modo occulto nei porti birmani e attraverso di essi lo inviano anche in Cina.L’Iran finanzia la giunta con armi e droni, invece di spingere per il ritorno alla democrazia, unica condizione che permetterebbe sia il rientro in sicurezza e dignità nel Paese dei milioni di mussulmani Rohingya rifugiati dal 2017 in Bangladesh, e a coloro, che sopravvivono in campi per sfollati in Birmania, reclutati con le minacce nell’esercito, nonostante siano apolidi. Dal febbraio 2021 i militari birmani – come Putin in Ucraina – hanno effettuato oltre 7.000 bombardamenti su civili e causato oltre 80.000 vittime, persino nelle aree colpite dal terremoto, rendendo la Birmania il secondo conflitto al mondo per gravità, dopo quello israelo/palestinese.30.000 dissidenti sono stati arrestati. 22.600 sono ancora detenuti. Tra questi, il presidente della Repubblica Win Myint e la Consigliera di Stato Aung San Suu Kyi, malata e senza alcun contatto con i suoi avvocati, con i medici o i famigliari. Oltre 400 i sindacalisti in carcere, fatti sparire forzatamente e processati senza un giusto processo da tribunali militari. Su tutti gli altri in clandestinità pende un mandato di cattura, costretti ad operare in condizioni estremamente pericolose, senza sostegni adeguati.
Per interrompere la catena delle violenze, il traffico di esseri umani, il lavoro schiavo e forzato, grazie al lavoro sindacale a giugno 2025, l’OIL ha approvato la storica Risoluzione in base all’art. 33 della sua Costituzione che chiede ai governi, alle imprese e ai sindacati del mondo di riesaminare i rapporti del loro Paese con il Myanmar, per evitare che possano contribuire al “supporto o la fornitura di equipaggiamenti o di mezzi militari, incluso il carburante per aerei, o il libero flusso di fondi alle autorità militari, con l’obiettivo di neutralizzare tutti i mezzi che hanno favorito o consentito il perpetuarsi delle gravi violazioni dei diritti umani”.
Occorre un impegno del governo ma anche delle imprese per la sua piena attuazione.
La Banca Centrale del Myanmar dichiara di aver utilizzato ripetutamente decine di milioni di dollari, derivanti dalle esportazioni di prodotti del settore abbigliamento, per pagare gli importatori di carburante.
Vorrei ricordare che nel 2024 l’Europa ha importato abbigliamento per 3.1 miliardi di €. E il numero delle imprese della moda che produce in Birmania, cresce, perché il lavoro schiavo produce più utili. Ma le imprese rischiano una forte vulnerabilità reputazionale.
Per sconfiggere la giunta militare il sindacato birmano chiede alle istituzioni e ai governi UE di introdurre ulteriori robuste sanzioni economiche e finanziarie e un’urgente azione diplomatica e politica verso l’ASEAN e gli altri governi chiave, risorse finanziarie e sostegno ai sindacati e alla nuova organizzazione di datori di lavoro democratici. Cosa finora mai avvenuta.
Il sindacato continua a operare eroicamente anche contro le elezioni, senza risorse, e ormai anche senza un luogo fisico dove vivere e lavorare, poiché per due volte i loro uffici e rifugi nel sud del Paese sono stati bombardati.
Non c’è più tempo da perdere. Sebbene non si potranno fermare le elezioni illegali che potranno tenersi solo nel 21% del paese, sotto il controllo della giunta, possiamo influenzare la risposta della comunità internazionale per il dopo elezioni farsa, perché i risultati elettorali farlocchi, non porteranno ad alcuna de-escalation del conflitto, ma lo aumenteranno. Se si vuole veramente sconfiggere la giunta, il sindacato e l’opposizione democratica chiedono la approvazione di sanzioni simili a quelle adottate verso la Russia, sanzionando le quattro banche statali birmane e bloccando l’uso dei codici Swift per impedire l’arrivo di valuta pregiata, decisiva per l’acquisto di armi e carburante per aerei, tutelando al contempo le rimesse dei lavoratori migranti.
Vorrei che oggi qui si riconoscesse l’eroismo dei milioni di donne in prima fila contro la dittatura, delle donne sfollate nella giungla, senza letteralmente nulla e con la responsabilità dei figli e dei genitori anziani.
L’eroismo delle donne, leader della opposizione democratica, vittime di stupri, arresti arbitrari e violenze dei militari.
L’eroismo delle lavoratrici e attiviste sindacali, che continuano a lottare per i loro diritti, rischiando la libertà, e quello delle centinaia di migliaia di giovani che, con l’aiuto sindacale continuano a fuggire dal paese, per non essere arruolati con la forza e sparare contro i propri fratelli e sorelle.
Tutte e tutti chiedono solo di non essere dimenticati. Il loro eroismo non può essere sconfitto
La diplomazia deve impegnarsi per la costruzione uno Stato democratico e federale con un autentico controllo civile sui militari, garantendo la giusta punizione per i responsabili dei crimini di guerra e contro l’umanità commessi in questi anni di terrore.
Siamo a un punto di svolta nella storia. Se non avremo il coraggio di agire con decisione, unendo le forze di coloro che nei vari paesi sono in lotta per la democrazia, sarà in gioco non solo l’eroico sacrificio dei ns amici birmani, bielorussi, ucraini, iraniani, russi, ma anche il futuro della democrazia, anche in Europa.
La CISL è nata come sindacato libero contro tutti i totalitarismi. Nel suo patrimonio genetico c’è sempre stato il sostegno alla lotta dei popoli oppressi e ai loro sindacati.
Queste radici, questa memoria la rendono una organizzazione essenziale per la salvaguardia della democrazia e della Pace. Quella vera.
* Intervento svolto alla Maratona per la Pace “Costruire la convivenza, difendere la democrazia” indetta dalla CISL, Roma 15/11/25
Roma 15.11.25
