L’esposizione universale Expo Milano 2015, Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, ha suscitato un importante dibattito intorno all’accessibilità a vari alimenti, sani e appropriati. Accessibilità che è stata riconosciuta come componente fondamentale del benessere personale e della sostenibilità dei sistemi urbani. L’esposizione ha lasciato in eredità a Milano la sfida di costruire, attraverso la redazione di Piani, l’implementazione di politiche, sistemi urbani per l’alimentazione in grado di garantire sicurezza alimentare (Carta di Milano 2015)[1].
In questo quadro il gruppo di ricerca FAMi (Food Anziani Milano) ha tentato, attraverso uno studio approfondito, di dare risposta ad alcuni quesiti sulla questione dell’accessibilità alle risorse alimentari, intesa come la capacità delle persone di raggiungere e di intraprendere opportunità e attività e, nel caso specifico, di acquisire quantità sufficienti di alimenti salutari. La ricerca, finanziata da Fondazione Cariplo, è stata condotta dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano – Bicocca. Francesca Zajczyk, responsabile scientifica del progetto, ed il team che vi ha lavorato è costituito da Nunzia Borrelli, Matteo Colleoni, Elena Colli, Luca Daconto, Silvia Mugnano e Sara Zizzari. Hanno collaborato, nell’ultima fase della ricerca, nutrizionisti e dietisti dell’Università di Pavia (Hellas Cena, Rachele De Giuseppe, Maria Vittoria Conti, Irene Pozzebon).
Dunque: come mangiano gli over 75 a Milano? Con quali mezzi si recano a fare la spesa? Consumano il cibo in compagnia? Con quali mezzi di trasporto si spostano nella città di Milano? Queste sono alcune delle questioni alle quali il gruppo di ricerca FAMi ha provato a dare risposta.
L’indagine si è articolata in due fasi principali: la prima ha dato spazio ad un’analisi spaziale e diacronica dell’offerta alimentare, del sistema di trasporto e della popolazione anziana a Milano; la seconda fase a un’analisi delle abitudini alimentari, degli stili di consumo e di mobilità di un gruppo (n=192) di individui over 75. Le informazioni raccolte ed utilizzate sono di due tipi, il primo: open data di tipo geografico (Istat; Regione Lombardia; Comune di Milano; OpenStreetMap); il secondo: dati soggettivi su percezione, abitudini e comportamenti del gruppo di riferimento. Pertanto, da un lato, vi sono i dati come base per l’analisi della distribuzione della popolazione anziana e dell’offerta alimentare sul territorio a livello di vicinato, dall’altro vi sono i dati raccolti attraverso interviste personali con la somministrazione di un questionario della durata di circa 50 minuti.
Entrando nel dettaglio di ciò che emerso dalla ricerca si osserva che per quanto riguarda l’accesso al cibo, attraverso l’analisi della distribuzione dell’offerta alimentare, delle condizioni di mobilità e dello status socio-economico, la ricerca ha individuato tre “modelli” di quartieri:
– Food Desert, in cui l’accesso a un’alimentazione sana è messo in dubbio dalla scarsità di punti vendita alimentari e dalla bassa disponibilità di mobilità (si avvicinano a questo modello Ronchetto sul Naviglio, Gratosoglio-Ticinello, Forze armate, Mecenate, Stadera, Lorenteggio, viale Monza);
– Food Mirage, che concentra risorse alimentari e opportunità di mobilità, ma può presentare problemi di accesso in riferimento alla disponibilità economica dei residenti (Villapizzone, Lodi-Corvetto, Gallaratese, Bruzzano, Comasina, Quarto Oggiaro);
– Food Paradise, in cui ci sono le migliori condizioni di accessibilità alle risorse alimentari, nelle aree centrali e in prossimità del centro storico.
Approfondendo invece lo stile di accesso degli over 75 di Milano si riscontra che fare la spesa è un’attività che gli anziani svolgono con una certa frequenza (quasi il 60% si reca a fare la spesa più volte in 1 settimana), rappresentando dunque un’attività che fa parte della loro vita quotidiana. I luoghi più frequentati sono i supermercati e gli ipermercati con una percentuale del 85,7%, spesso associati al tradizionale mercato rionale (34%). Sono decisamente meno frequentate la filiera corta con il 4% e il Gas con una percentuale del 2,4%.
Analizzando lo stile di mobilità adottato, la maggioranza degli anziani, il 56 %, si sposta a piedi per raggiungere i punti vendita mentre il 23% utilizza l’automobile come conducente e 10% come passeggero. Il trasporto pubblico è utilizzato dal 12%. Nella mobilità si evidenziano differenze di genere per cui gli uomini prediligono maggiormente l’auto; emergono inoltre differenze rispetto all’età infatti nelle fasce più anziane si tende ad abbandonare l’auto preferendo forme di mobilità dolce.
Nonostante i dati presentati restituiscano un’immagine di buona accessibilità, la mobilità degli anziani è particolarmente fragile. Infatti, pur muovendosi a piedi, questo tipo di spostamenti non sempre è un’esperienza piacevole per gli anziani intervistati. Inoltre, emergono limiti fisici nella loro mobilità: il 35% degli intervistati indica di aver difficoltà a muoversi a causa di problemi fisici.
L’utilizzo dei mezzi pubblici risulta abbastanza diffuso ma non sistematico, a causa sia della minor necessità di spostamento legata all’invecchiamento, sia delle difficoltà di tipo strutturale (scalini alti nei tram/bus, scale della metro). Ancora, il 58% non possiede l’abbonamento mensile o annuale, privilegiando l’utilizzo del biglietto singolo, per il costo eccessivo o per il disagio dovuto alla procedura per ottenerlo.
A conclusione di questa prima analisi, è importante segnalare come l’accesso alle risorse alimentari avvenga in un contesto “relazionalmente” povero, in cui spesso gli over 75 si ritrovano soli, elemento che si riscontra nei dati: il 62% si reca a fare la spesa da solo/a.
La ricerca ha anche indagato, attraverso la costruzione di alcuni indici appositi, le capacità alimentari degli over 75. Sono considerate tali l’autonomia nella preparazione e nel consumo dei pasti, il controllo della scadenza, la verifica degli ingredienti e delle etichette nutrizionali, l’origine degli alimenti ma anche la pianificazione dei pasti, l’organizzazione della dispensa nonché l’attenzione allo spreco alimentare e la conoscenza reti alimentari alternative.
I valori più bassi dell’indice si evidenziano tra i soggetti più fragili, che vivono soli, con figli o con assistente famigliare. Inoltre, con l’avanzare dell’età le capacità in campo alimentare tendono a diminuire. In particolare, la “voglia di cucinare” riduce con l’età e il diminuire dei componenti del nucleo famigliare. Da sottolineare invece un’attenzione diffusa alle tematiche del riutilizzo e dello spreco alimentare.
Per quanto riguarda le abitudini a tavola, gli anziani mantengono una dieta tipicamente mediterranea: consumano quotidianamente frutta, verdura e carboidrati (pasta, riso, pane). Il confronto di genere mette in luce come le donne tendano maggiormente a seguire sane abitudini rispetto agli uomini. Anche lo status economico si associa, in genere, con le abitudini più salutari. Una problematica che emerge è il consumo molto elevato di formaggi: il 42% li mangia tutti i giorni o quasi. Poco frequente invece il consumo di legumi, pesce e uova. Il consumo di vino è per molti quotidiano, ma rimane inferiore al bicchiere al giorno.
Dallo studio sono emersi diversi elementi sui quali le politiche urbane alimentari possono intervenire per migliorare l’accessibilità alle risorse alimentari degli over 75 milanesi. Per prima cosa occorre ostacolare l’insorgere di food desert garantendo la presenza diffusa e accessibile dei punti vendita. L’obiettivo può essere raggiunto con l’adozione di incentivi per l’installazione del commercio alimentare di vicinato nei potenziali deserti alimentari; la promozione del commercio alimentare va effettuata anche in quei quartieri in cui l’offerta alimentare deve confrontarsi con un’ampia domanda portando a problemi di sovraffollamento e non solo nei potenziali food desert.
La mobilità è un importante mezzo per accedere alle risorse alimentari e la capacità a spostarsi e muoversi diminuisce con l’avanzare dell’età. In questo quadro risulta fondamentale promuovere il capitale di mobilità degli anziani e adeguare l’offerta della stessa e la città alle esigenze di questa popolazione. Sarebbe opportuno pertanto lavorare sulla walkability degli spazi urbani e sulla percezione di sicurezza e familiarità degli anziani negli spazi pubblici; sembra fondamentale adeguare sotto l’aspetto strutturale i mezzi del trasporto pubblico di superficie e migliorarne la qualità.
Dalla ricerca, inoltre, è emerso che in media gli anziani intervistati tendano a seguire buone abitudini alimentari. Tuttavia, su alcuni punti è necessario agire, tenendo conto anche delle criticità emerse rispetto ad alcune “cattive abitudini” (consumo eccessivo di formaggi; carenza di pesce, obesità, etc.). Occorre contrastare l’insorgere di fenomeni di povertà nella popolazione anziana – sono i soggetti più deprivati ad avere i più bassi valori dell’indice di sane abitudini – e il loro isolamento relazionale attraverso il mantenimento e lo sviluppo della rete di centri/attività/progetti rivolti agli anziani. Tra le azioni che potrebbero attuarsi vi sono interventi di educazione alimentare rivolti agli anziani e anche il coinvolgimento delle farmacie come luoghi di educazione alimentare vista l’alta associazione tra assunzione di medicinali in concomitanza di pasti (3,5 pillole al giorno in media).
(*) Università degli Studi di Milano – Bicocca
[1] La Carta di Milano è un documento che elenca i principi dell'alimentazione, della sostenibilità e dei diritti umani. Per la prima volta, il diritto al cibo è considerato un diritto umano fondamentale e la mancanza di accesso a cibi sufficienti, sicuri e nutrienti è considerata una violazione della dignità umana. Per ulteriori informazioni, vedere: http://carta.milano.it/it/, accessibile il 16 maggio 2017.