È sempre più attuale l’urlo del presidente tedesco Helmut Kohl al Bundestag, nel 1992, “Germania, basta, gli stranieri ti fanno ricca”, all’indomani di un vile atto di aggressione contro abitazioni di famiglie di immigrati turchi: “Quegli ottusi xenofobi, quei tedeschi che gridano fuori gli stranieri, dovrebbero sapere che senza il lavoro di sei milioni di stranieri difficilmente i cittadini tedeschi potrebbero continuare a godere del loro benessere….ogni anno gli immigrati contribuiscono al 9% del Pil e versano alle casse dello Stato 25 miliardi di marchi…senza di loro chiuderebbero campi, ospedali, fabbriche, servizi essenziali per le famiglie, e le città sarebbero prive dei servizi di pulizia e di sicurezza”.
E infatti nelle elezioni successive la CDU-CSU ottenne un ragionevole successo: 41,4%, malgrado i forti flussi migratori dell’epoca, italiani, spagnoli, turchi, etc. La differenza con cui 23 anni dopo la cancelliera Merkel ha difeso la sua politica pro immigrazione – più di un milione di rifugiati siriani ammessi nel 2015 – colpisce per la debolezza e le oscillazioni delle posizioni, sia pure ispirate a nobili valori di solidarietà. In primo momento, sotto la pressione di siriani ed afgani alle frontiere la cancelliera dice: “Non c’è limite al numero di richiedenti asilo che può ricevere la Germania, in questo paese forte, economicamente sano, abbiamo la forza di fare quanto è necessario”. E ancora: “Quella della Germania che apre le frontiere diventa una lezione a tutta Europa”. Per poi, a distanza di qualche mese, dopo i netti successi della destra xenofoba di AfD alle elezioni dei Lander, quasi tutti dovuti all’immigrazione, la cancelliera si corregge:” Non si può accogliere tutti, bisogna mettere un limite”. E dopo le recenti elezioni, la CDU-CSU deve accusare una perdita secca di voti, più di 8 punti, che la maggioranza dei commentatori attribuisce per l’80%, all’ immigrazione.
Non si vuole attribuire alle forze politiche tedesche favorevoli ad una politica di accoglienza le colpe del grande successo della destra xenofoba, che per la prima volta entra a vele spiegate e come terzo partito nel Bundestag. Si vuole solo rimarcare una certa debolezza con cui i benefici dell’immigrazione sono stati divulgati in campagna elettorale per contrapporli ai costi, che pur ci sono. Ed i benefici sono tanti per paesi come Germania ed Italia, da decenni con la più bassa natalità del mondo: 1,3 figli per donna, ed oggi, malgrado i flussi immigratori, anche i paesi più vecchi del mondo: 45 anni medi.
Siamo giornalmente bersagliati da centinaia di statistiche su tutti gli aspetti della vita del mondo, dell’Europa e del Paese, ma i Media si fermano solo su quelle più comuni, il Pil, l’occupazione, i consumi, trascurando le più importanti. Chi sa che, grazie alla denatalità ed invecchiamento, più di metà dei Comuni italiani, 4400 su 8092, sono in via di spopolamento? Ce lo dice l’Istat. Chi sa – ce lo dice Eurostat – che da qui a 30 anni la popolazione italiana, in ipotesi di “zero immigration”, si ridurrà di ben 9 milioni (che non sarebbe male per un paese ad alta densità), ma che questa riduzione verrebbe da un calo dei giovani 0-64 anni di circa 14 milioni e da un aumento degli anziani ultrasessantaquattrenni di ben 5 milioni? E che con questi rapporti di quasi 2 pensionati per ogni lavoratore nessun sistema di previdenza potrà sopravvivere e soprattutto nessun sistema economico. Chi lavorerà nelle fabbriche, nelle campagne, nell’ assistenza alle famiglie, etc.?
Con un saldo demografico naturale negativo – 200mila-300mila unità di decessi più delle nascite ogni anno – il bel Paese si avvia a diventare in qualche decennio un “paese fantasma”, una specie di cronicario senza alcuna possibilità di vita civile e moderna. Ed è per questi motivi che l’Istat nel recente, “Il futuro demografico del Paese”, con previsioni sino al 2065, che pochi hanno letto e nessun grande Media ha divulgato, prevede per i decenni a venire un ingresso netto di almeno 200mila immigrati l’anno per salvare il paese dal fallimento totale. E malgrado ciò, prevede un calo di popolazione di quasi 10 miloni al 2065.
Chi sa che con la stessa popolazione della Francia, l’Italia ha da decenni quasi la metà dei nati, 470mila contro 800mila, dopo decenni di buone politiche pro family? È certo che gli immigrati sono un problema per i paesi ospitanti, come è certo che ormai l’immigrazione in Europa è diventato il primo cavallo di battaglia della lotta politica. Se è vero, come è storicamente accertato, che accusare un fattore esterno dei mali e dei problemi di un Paese, in questo caso l’immigrazione, è sempre stata politica di successo, è anche vero che è oggettivamente più facile descrivere, anche ingigantendoli, gli svantaggi ed i costi dell’immigrazione, che non i vantaggi e ed i ricavi che pur ci sono.
Di fronte alla violenza, volgarità, alterazione dei dati, delle destre, europee ed italiane sui temi dell’immigrazione, le sinistre, tutte, brillano per deficienze culturali nel diffondere dati alternativi, soprattutto quelli relativi al nostro futuro, un futuro di sicuro fallimento dei nostri paesi, Italia ed Europa, in assenza di un certo flusso migratorio, di politiche di accoglienza ed integrazione più efficienti delle attuali accanto a politiche di ripresa della natalità, non semplici da attuare, ma pure con esempi notevoli di successo, in Europa come Svezia, Olanda, oltre la Francia.