Ho conosciuto Pierre Carniti una sera di fine settembre 1958, in una osteria di Roserio (periferia di Milano) nei pressi dell’azienda in cui lavoravo (la FIAR CGE). In quell’osteria – era lo stile dell’epoca – si teneva la conclusione di una “tre sere” organizzata dalla Fim-Cisl della Zona Sempione sui premi di produttività. Nel programma dell’ultima sera era previsto come relatore Pierre Carniti, presentato come esperto della materia.
Quella sera lo incontrai per la prima volta e gli parlai della mia prossima partenza per il Centro Studi della Cisl di Firenze dove ero stato ammesso al corso annuale dopo una severa selezione. Finita la riunione, facemmo un tratto di strada insieme sul tram n. 6 fino a Corso Sempione, da dove prendevo un altro tram che mi portava nei pressi di Via Stradella, al pensionato dove ero alloggiato, essendo immigrato da Forlì.
Nel 1970 Carniti fu eletto segretario generale della Fim nazionale, e io, nel frattempo diventato segretario della Fim di Treviso, fui eletto segretario nazionale dell’organizzazione. Nel luglio 1974 Carniti entrò in Segreteria confederale e io fui eletto segretario generale della Fim.
Succedere a Carniti non fu una passeggiata…
La scomparsa di Pierre Carniti non provoca solo il dolore per la perdita di un amico e compagno di tante battaglie, ma risveglia anche la memoria del profondo cambiamento che la sua azione produsse nel rapporto dei lavoratori con la politica, grazie alla sua straordinaria capacità di liberare le risorse politiche e culturali dei lavoratori, sollecitata da una grande passione innovativa e dall’impegno costruttivo della democrazia, attraverso il sindacato nei posti di lavoro e nel paese, dopo le devastazioni del fascismo e della guerra. Impegno diretto del sindacalismo di Pierre Carniti sarà sempre la costruzione di un paese democratico fondato sulla partecipazione, la responsabilità.
Pierre aveva capito che il rinnovamento era possibile solo dando prova di coraggio e intelligenza, puntando sui giovani, attraverso un forte impegno formativo amante della cultura e la libertà, nutrito dell’audacia evangelica di “provare le cose e trattenere il bene”, anche se si doveva calpestare qualche aiuola.
Carniti è stato un grande dirigente per le sue idee, le sue qualità di leader, ma soprattutto per il suo impegno per la crescita umana e politica dei lavoratori, dei tanti operai che poi diventeranno dirigenti, capaci di organizzare la partecipazione e il protagonismo in un sindacato costruito sulla laicità e il pluralismo, elementi di forza, di autonomia, di creatività che qualificano la libertà delle persone.
Dai primi anni sessanta, con la freschezza e la forza di questi valori, parte l’onda lunga del rinnovamento del sindacato, che fornisce la forza politica a sostegno dello sviluppo del paese, assumendo la priorità del Sud con nuove politiche e nuovi presidi industriali e diffondendo legalità e democrazia. Con un sistema di contrattazione compiuto, realizza un costante adeguamento dei diritti agli interessi e alla dignità dei lavoratori; lotta con successo per porre all’ordine del giorno della politica la questione dello stato sociale e dei diritti civili in una visione fortemente innovativa, senza farsi intimidire dal conservatorismo che poteva presentarsi con questo o quel governo.
Il processo di unità sindacale per il quale Carniti con la Fim si spese con tutte le sue forze, al di là della sua conclusione, fu per un lungo periodo il più forte antidoto per le regressioni corporative, della democrazia e della politica. Fu, inoltre, protagonista di primo piano per la costruzione di un sindacalismo unitario, importante nella costruzione europea, per la distensione internazionale e la promozione del dialogo forzando, a partire dal proprio terreno, ogni cortina di ferro e dissipando le nebbie della propaganda.
Ricordare Carniti per molti di noi è un momento profondo di dolore, ma la sua memoria resterà un saldo riferimento di rigore morale e di coraggio, che deve caratterizzare un dirigente nelle sue scelte, nel coraggio dell’innovazione e nella fede che porta ad accettare anche le sfide più difficili, perché gli obiettivi di dignità, di uguaglianza, di pace restano centrali per ogni uomo, da perseguire nonostante le difficoltà e i rischi che lotte per le grandi cause presentano.
Dopo il sindacato Carniti continuò il proprio impegno di studio, di ricerca, di impegno politico, con la passione di sempre, “verso cieli nuovi e terre nuove”,continuando a seminare con generosità germi fecondi e rifuggendo dalle soluzioni facili e comode.
Per chi crede nel buon sindacalismo, Pierre ha molto da insegnare, con la sua vita prima che coi suoi scritti.
*Già Segretario confederale della Cisl