L’indagine della Banca d’Italia su “I bilanci delle famiglie italiane nell’anno 2012”, pubblicata il 27 gennaio 2014, mostra una situazione economica in netto peggioramento: tra il 2010 e il 2012 il reddito familiare medio è calato del 7,3% (per un valore medio di circa €2.500 al mese nel 2012) e la ricchezza media è diminuita del 6,9%, con un valore mediano pari a 143.300 euro.
Figura 1: Ricchezza netta familiare, ricchezza netta pro capite e ricchezza familiare in immobili: valori mediani a prezzi costanti (numeri indice, 1991=100)
Fonte: Elaborazioni sull’archivio storico dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane
Più di una famiglia su tre ritiene che le proprie entrate siano insufficienti ad arrivare alla fine del mese: il 20% delle famiglie italiane può contare su meno di 1.200 euro mensili e la metà non arriva a 2.000 euro al mese. “E’ diminuita – riferisce Bankitalia – la percentuale delle famiglie che segnalano che le proprie entrate sono del tutto sufficienti a coprire le spese (dal 37,1% del 2014 al 39% del 2010 e al 32,3% del 2012)”. Gli italiani hanno, quindi, sempre più difficoltà a quadrare i conti. Le ragioni più rilevanti sono: la carenza di lavoro, il calo degli stipendi e l’andamento del mercato immobiliare, che si riflette sulle componenti figurative del reddito, in particolare sul valore degli affitti che i proprietari stimano di poter ottenere nell’ipotesi in cui decidano di concedere in locazione la propria abitazione.
Tale situazione si riflette su un aumento della concentrazione della ricchezza, misurata in base all’indice di Gini, che nel 2012 raggiunge il 64% (era il 62,3% nel 2010 e il 60,7% nel 2008). Il 10% delle famiglie più ricche possiede il 46,6 per cento della ricchezza netta familiare totale (percentuale in crescita rispetto al 2010), mentre la quota di famiglie con ricchezza negativa è aumentata dal 2,8% del 2010 al 4,1% nel 2012.
Forse, complici le crescenti difficoltà economiche, gli italiani evitano di indebitarsi. La quota di famiglie indebitate è di poco superiore a un quarto ed è lievemente diminuita rispetto alla precedente rilevazione. Questo tuttavia non è un dato positivo, poiché l’indebitamento, come in passato, è più diffuso tra le famiglie a reddito medio-alto, con capofamiglia di età inferiore ai 55 anni, lavoratore indipendente o con elevato titolo di studio. Le passività sono costituite in larga parte da mutui per l’acquisto e per la ristrutturazione di immobili.
Il reddito equivalente (una misura pro-capite che tiene conto della dimensione e della struttura demografica della famiglia) è stato in media pari a circa 17.800 euro, che corrispondono a circa 1.500 euro al mese.
In una situazione di difficoltà generale, alcune categorie vengono colpite più di altre: in termini di reddito equivalente, il decremento è stato più accentuato per i lavoratori indipendenti rispetto a quelli dei dipendenti e delle persone in condizione non professionale, come mostra il successivo grafico.
Figura 2: Reddito equivalente per condizione professionale: (numeri indice, Italia=100)
Fonte: Elaborazioni sull’archivio storico dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane,
Ma a subire le conseguenze (peggiori) sono specialmente le famiglie più giovani, le cui condizioni sono peggiorate notevolmente tra il 2010 e il 2012: negli ultimi 20 anni il reddito equivalente è calato di 15 punti percentuali nella fascia 19-35 anni e di circa 12 punti in quella 35-44. In controtendenza i pensionati, il cui reddito equivalente aumenta di circa 6 punti nel biennio. Questi dati confermano il fatto che sono stati i più giovani a risentire maggiormente delle ristrettezze economiche come conseguenza della crisi, mentre i più anziani (pensionati) ed in generali coloro che hanno potuto fare affidamento su un contratto a tempo indeterminato (spesso di età più avanzata) hanno subito poco o nulla la recessione economica.
Figura 3: Reddito equivalente per classe di età: (numeri indice, Italia=100)
Fonte: Elaborazioni sull’archivio storico dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane,
La quota di individui che, secondo i criteri usualmente adottati, sono definiti “a basso reddito” è nel 2012 pari al 14,1%, di poco inferiore rispetto al 2010 (14,4%), e risulta maggiore al Sud e Isole e tra gli stranieri.
La spesa per consumi risulta in media di 24.752 euro, circa l’81% del reddito familiare. Il valore dei consumi cresce al crescere del titolo di studio del capofamiglia ed è più elevato al Nord e al Centro rispetto al Sud e alle Isole.