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La sorpresa tedesca un esempio per l’Europa

Ormai tutte le previsioni concordano nell’indicare un 2020 horribilis ovunque nel mondo. Per il 2021 c’è maggiore incertezza ma siamo in molti a pensare che le ferite inflitte all’economia dal Covid-19 siano profonde e avranno quindi effetti negativi persistenti sulla crescita oltre il 2020. 

Sostenere l’attività economica con misure di stimolo alla domanda anche in questa fase in cui l’emergenza sta per terminare o perlomeno in cui l’economia riapre, è necessario. Per questo ci vogliono politiche adeguate che non sono le stesse di quelle pensate per sostenere imprese e famiglie nel lockdown o di quelle necessarie a sostenere un programma di ricostruzione per il lungo periodo.

Lo shock Covid-19 all’economia — inizialmente causato dalla chiusura delle attività — si propagherà anche nella fase della riapertura poiché scoraggia la domanda di consumo e di investimento privato. L’effetto dell’incertezza sul futuro porta famiglie e imprese a comportamenti precauzionali che inibiscono la spesa. Oltre all’emergenza, ora il problema è sostenere la domanda in una fase di debolezza dell’attività economica che si preannuncia più lunga del previsto.

Il programma di stimolo fiscale approvato la settimana scorsa in Germania — un bazooka di 130 miliardi per i prossimi due anni che ammonta al 3% del prodotto interno lordo (Pil) tedesco — dovrebbe servire da ispirazione. La Germania è il primo Paese in Europa ad adottare misure di stimolo al di là dell’emergenza Covid, volte a sostenere la domanda in questa nuova fase. 

I pacchetti europei — e in particolare il Recovery Plan — sono importanti per l’Italia per sostenere una strategia di crescita nel medio periodo, ma, anche scontando l’incertezza dell’esito del negoziato in corso, i progetti associati al piano non entreranno in vigore immediatamente e dovranno essere sottoposti a processi complessi di approvazione e implementazione. Quindi, per sostenere l’attività economica in Italia già dal 2020, la mossa tedesca è più rilevante delle misure europee.

Stimolando la domanda in Germania, essa avrà effetto sull’attività degli altri Paesi europei le cui economie sono strettamente connesse tra di loro. Questo effetto verrebbe moltiplicato se anche altri pensassero a misure simili. La temporanea sospensione delle regole fiscali europee lascia un grande spazio di azione ed apre la strada anche ad un coordinamento tra gli stati membri dell’Unione, coordinamento necessario a rendere lo stimolo fiscale nazionale più efficace e a non appesantire ulteriormente la Bce dalla responsabilità delle politiche di sostegno alla domanda. 

Inoltre, con i tassi di interesse già molto bassi, la politica di bilancio è generalmente piu efficace della politica monetaria e per questo deve essere usata in modo aggressivo. Nell’aggregato, lo stimolo fiscale dell’euro-zona per il 2020 è ancora troppo basso. Il deficit in rapporto al Pil si stima all’8.5% ma il deficit strutturale — cioè quello in rapporto al Pil potenziale — è stimato essere solo al 2.5%.

Dal punto di vista della composizione, il pacchetto tedesco combina stimolo al consumo nell’immediato ma anche varie misure di sostegno all’investimento pubblico e privato e alle piccole e medie imprese. Un aspetto particolarmente interessante delle misure tedesche, su cui vale la pena di riflettere, è la diminuzione temporanea della imposta sul valore aggiunto già da luglio (si parla di una diminuzione del tasso standard dal 19 al 16%) che però si annuncia verrà cancellata alla fine dell’anno.

Una misura del genere dovrebbe avere un impatto immediato sulla domanda di consumo in modo da stimolare la spesa per tutto il 2020 e allo stesso tempo generare aspettative di inflazione per il 2021. Quindi dovrebbe avere l’effetto di stimolo desiderato nella fase in cui l’economia cresce al di sotto del suo potenziale, ma nel medio periodo sarebbe neutrale per il deficit e il carico fiscale rimarrebbe costante nel tempo.

In Europa, le politiche di bilancio sono responsabilità nazionale. Questa asimmetria che vede una politica monetaria federale in assenza di un bilancio comune ci rende fragili quando l’economia è fortemente minacciata. Questo è stato sicuramente il caso nella crisi finanziaria del 2008 e in quella del debito del 2011-2012.

In assenza di un bilancio comune, dobbiamo pertanto far si che nell’aggregato l’insieme delle politiche nazionali generino un effetto sulla domanda adeguato e in coerenza con quello che la Bce fa dal lato della politica monetaria. In questo senso, i Paesi europei — e in particolare i membri dell’unione monetaria — hanno un grande incentivo ad agire in sintonia. Questa volta la Germania ha aperto la via a politiche Keynesiane aggressive. Che questo serva di ispirazione all’euro-gruppo per un coordinamento tra Paesi che vada in questa direzione.

 

Corriere della sera – 13 giugno 2020

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