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Cooperazione, integrazione dei saperi, new learning

Se la cooperazione tra popoli viene vista come un’attività di aiuti tecnico-economici a una realtà sociale in difficoltà, ma sottesa da un rapporto di scambio e reciproco arricchimento culturale, il passaggio all’uso dei metodi della formazione a distanza è breve e quasi scontato.

Parlo di metodi e non di tecnologie, perché se l’obiettivo è quello della cooperazione inter-scientifica e inter-territoriale tra luoghi del sapere verso visioni innovative e multiculturali dei percorsi di formazione, allora i due veri temi da affrontare sono quelli di una nuova (almeno in parte) pedagogia e della metodologia. È chiaro che pedagogia e metodologia hanno bisogno di strumenti e mezzi tecnologici su cui marciare e quindi, chi meglio dell’informatica riesce a unire in tempo reale i diversi luoghi di residenza del sapere e delle persone (docenti e discenti) che vogliono costruire il comune percorso della formazione e dello sviluppo su basi multi e pluri-culturali?

Il concetto è semplice: la formazione è un luogo culturale in cui i soggetti s’incontrano per dar vita ad una unità culturale. Più il luogo culturale è ricco di soggetti portatori di cultura, conoscenza, desiderio di apprendere e trasmettere conoscenza, più costruiamo luoghi del sapere e unità culturali che vivono di diversità e complementarietà finalizzate a creare un’unità complessa e superiore.

Fino ad oggi (un oggi che vale almeno due decenni) e solo per ciò che riguarda gli individui, la mobilità del sapere è stata legata alla mobilità fisica delle persone, mentre i luoghi del sapere erano costituiti da individui formatisi non importa dove ma geograficamente residenti in quella università, in quel campus ecc. Oggi nel nuovo rapporto spazio-tempo permessoci dall’informatica e dalle nuove tecnologie, non è più così e, soprattutto, può non essere più così sia nella formazione del collegio dei docenti, sia nella formazione delle classi di discienza.

Oggi non sono solamente gli studenti che risiedono in luoghi poco accessibili o comunque distanti dai centri di formazione a dover essere raggiunti telematicamente, ma anche i docenti che potrebbero trovarsi nei luoghi più disparati del mondo e non necessariamente nel luogo (o nei luoghi) fisico dove si organizza la didattica.

Il problema è di tutti e non solo degli altri; bisogna prenderne atto. Lo sviluppo ha bisogno di confluenza di diversità e di confronto critico tra buone pratiche ed è qui che emerge il valore offerto dall’organizzazione del sapere capace di prescindere dalla categoria dello spazio garantendo la presenza virtuale degli individui e nello svolgimento dei programmi e dei progetti.

La recente esperienza sanitaria ci aiuta in tal senso, suggerendo una riflessione critica. Improvvisamente all’inizio del 2020 abbiamo dovuto prendere atto di una cosa che forse non avevamo neanche immaginato qualche settimana prima: docenti e discenti non potevamo incontrarsi fisicamente; e non solo questo. Gli studenti stranieri non potevamo raggiungere le università italiane, ma anche i docenti italiani potevano più andare all’estero.

In questo duplice quadro è necessario prepararsi all’uso delle metodologie di formazione a distanza, per l’abbattimento delle stesse, grazie alle nuove tecnologie digitali per una formazione di alta qualità.

Purtroppo alcune esperienze sono state negative soprattutto nei primi anni di applicazione, quando si parlava impropriamente di eLearning provvedendo semplicemente all’offerta di lezioni online, assimilabile quasi a una consultazione web dove ormai è possibile trovare con facilità informazioni e documenti di tutti i tipi, a volte anche di ottima qualità e valore scientifico; ma questo non può definirsi eLearning.

Un eLearning di qualità si contraddistingue per la disponibilità di una serie di servizi che vanno dal tutoraggio costante, a forme di scambio tramite forum e chat, oggi anche tramite webinar, videoconferenze sincrone e asincrone. Sono tutti servizi finalizzati a creare un senso di appartenenza dello studente a una classe o a un corso di studi al fine di ridurre il rischio di abbandono a causa dell’isolamento fisico.

È sicuramente difficile (se non impossibile) creare empatia tra docenti e discenti quando il rapporto è mediato da un mezzo elettronico. Credo che la formula migliore sia una modalità mista in cui si raggiunga un giusto equilibrio e una buona integrazione fra attività in presenza e a distanza. 

Quando le condizioni lo consentono è molto utile prevedere dei momenti presenziali di conoscenza reciproca possibilmente all’avvio delle attività, durante il corso e nel momento conclusivo. 

Un’esperienza simile ha dato ottimi risultati in alcuni corsi di formazione organizzati dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria una decina di anni fa. Racconto l’esperienza vissuta in quanto manager della didattica di due corsi di formazione a distanza sul tema della gestione del cantiere edile con materie che spaziavano dal diritto, alla sicurezza cantieri fino alla progettazione architettonica; quindi non solo materie teoriche ma anche insegnamenti teorico-pratici.

Grazie al ruolo svolto nei due corsi, che hanno visto il coinvolgimento nell’arco di due anni di circa 200 studenti e 12 docenti, ho potuto verificare come il docente che teneva il medesimo corso in piattaforma eLearning e in presenza nelle tradizionali aule universitarie, otteneva risultati formativi analoghi sia per gli studenti che avevano seguito il suo corso in presenza sia per quelli che avevano seguito a distanza, con range di votazione analoghi nei due casi.

L’aspetto significativo è che questa risposta di qualità si è verificata per tutti i docenti che hanno insegnato mediante la piattaforma eLearning. Inoltre lo stesso studente otteneva risultati analoghi con docenti diversi, dimostrando che i risultati dipendono dalle capacità e dall’applicazione del discente e non tanto dalla modalità di erogazione, dando per assodato un impegno analogo da parte del docente.

Grazie alle tecnologie di allora (un decennio è un tempo epocale nel mondo dell’informatica) è stato possibile erogare corsi di architettura dove il docente correggeva in tempo reale gli elaborati grafici degli studenti con un’interazione simile a quello che avviene in presenza. 

Il completamento di queste attività, svolte da casa con tutti gli ausili forniti in piattaforma, avveniva in workshop presenziali e a volte residenziali della durata variabile da 2 giorni a una settimana, in momenti intermedi e/o conclusivi delle attività. Esempio di integrazione delle due modalità di formazione conosciuto come blended Learning (bLearning).

In generale gli esami si svolgevano in presenza; a volte erano gli studenti a raggiungere la sede centrale dell’università, in altri casi erano i docenti ad andare in una sede universitaria decentrata. Ma questo è un altro tema che riguarda solo l’ottimizzazione delle risorse economiche e la riduzione dei consumi energetici. 

Interessante e più pertinente con il nostro argomento è la realizzazione di esami a distanza di materie grafiche: in una classe erano riuniti gli esaminandi alla presenza di un docente membro della commissione di esami e certificatore del corretto svolgimento degli esami stessi, mentre il docente titolare della cattedra verificava le elaborazioni grafiche richieste attraverso la condivisione dei monitor.

Esperienze positive come questa smentiscono i detrattori dell’eLearning, rafforzando l’idea che l’efficienza della formazione a distanza dipende dalla strutturazione del corso e dagli obiettivi di qualità che si danno i centri di formazione.

Certo serve un grande contributo da parte della pedagogia e dei suoi studiosi per rendere più ricco e articolato il programma formativo costruito principalmente sulla presenza scientifica e sulla virtualità rappresentativa. Sappiamo, che questi studi ci sono e, speriamo, entrino anche nel dibattito istituzionale. Per ora siamo coscienti che ci muoviamo in continui adattamenti della formazione tradizionale con quella (almeno in parte) virtuale.

In questo quadro vale la pena pensare a una cooperazione tra università di luoghi diversi e lontani fisicamente per fornire corsi di formazione (corsi di laurea, master, ecc…) che integrino le conoscenze dei luoghi del sapere?  Già si fa, ma con tutte le difficoltà e i costi derivanti dallo spostamento fisico delle persone. Un bLearning faciliterebbe moltissimo queste iniziative.

L’idea mi sorge mentre scrivo pensando al coinvolgimento, ricevuto da una università ecuadoriana (per la quale ho insegnato nei negli ultimi anni in presenza), nel corpo docente di un master in pianificazione territoriale. Abbiamo condiviso idee e percorsi culturali, tecnico-scientifici e formativi; abbiamo elaborato (a distanza) e programmato congiuntamente materie e attività generali del master, facendo anche una prima riflessione sui tempi e il periodo di erogazione dell’insegnamento di mia competenza. In sostanza si cominciava ad organizzare il viaggio per raggiungere fisicamente gli studenti e il luogo di erogazione del corso del master.

Le difficoltà e le restrizioni attuali ci fanno ripensare tempi e modi; perché non avviare un rapporto di cooperazione a distanza in un Blended Learning che ci farebbe anche risparmiare oltre che in energia, in termini economici e finanziari? 

Aggiungo in maniera stabile, giusto per non dover improvvisare nel momento dell’emergenza, come è avvenuto in Italia durante quest’ultima esperienza di emergenza sanitaria quando docenti delle scuole di ogni ordine e grado si sono ritrovati a dover inventare forme e modalità di insegnamento a distanza? Una riflessione sulla necessità di strutturare un sistema della formazione a distanza la cui integrazione con la modalità in presenza rappresenta in ogni caso un miglioramento dell’offerta formativa bisogna farla.

È evidente che oggi si hanno maggiori possibilità di scelta tra le tecnologie  disponibili e pertanto si tratta semplicemente di calibrare un corso di studi fra attività a distanza e presenziali a seconda delle condizioni specifiche dei luoghi, della distribuzione geografica di docenti e discenti, della disponibilità di risorse finanziarie, e così via.

Le difficoltà permangono ma la strada è tracciata.

 

 

*architetto Ph.D. ; già Manager Didattico di corsi in eLearning della Facoltà di Architettura di Reggio Calabria e docente di urbanistica presso l’Università di Guayaquil, Ecuador

 

 

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