Professore, la nuova enciclica di Papa Francesco, può essere considerata come la “Summa” del suo pensiero sociale. Molti argomenti erano già stati trattati dal suo magistero in questi anni di pontificato. Ora vengono riproposti nell’ ottica della fraternità universale. La pandemia, infatti, ci ha fatto sentire tutti nella stessa barca. La visione del Papa è globale tocca gli ambiti della politica e dell’economia. Quali spunti innovativi ha tratto per la sua riflessione?
Le parti più belle dell’enciclica sono quelle che affrontano il tema della carità politica, della generatività riprendendo ed approfondendo il motto del tempo superiore allo spazio, del ruolo della società civile e del dialogo come strumento per costruire una vera fratellanza universale.
Centrale anche l’attacco ai populismi e la difesa dei diritti dei migranti. Le parole su questo punto sono veramente dure e il sottotitolo “diritti senza frontiere” molto chiaro.
Sappiamo quanto l’enciclica sia dura nei confronti del neoliberismo. Si pone contro il culto del profitto, attirando così critiche ovvero per alcuni la riflessione papale, sul piano economico rasenta l’utopia. Qual è il suo pensiero?
Nessuna utopia. Il papa non fa che ripetere quello che è noto ad ogni economista e scritto in ogni manuale di economia. Il profitto preso come assoluto non coincide con il benessere della società o con il bene comune. Gli studenti di primo anno lo studiano da subito approfondendo i problemi dei beni pubblici e delle esternalità negative (i cosiddetti fallimenti del mercato). Il problema è che poi c’è della pessima ideologia e rimasticatura interessata delle teorie economiche che gira. Non a caso il papa, per la seconda volta dopo l’Evangelii Gaudium, se la prende con la pseudoteoria dello sgocciolamento che giustifica la diseguaglianza dicendo che comunque i soldi dei ricchi sgocciolano a valle. Magari bastasse questo a risolvere i problemi che abbiamo. Non avremmo bisogno della politica e dei tanti interventi per ridurre le diseguaglianze che ci sforziamo di porre in atto
Il contenuto della “Fratelli tutti” è incompatibile con una sana economia di mercato?
Assolutamente no. In nessuna teoria economica si pensa che il mercato da solo basti. Nessuna. Il papa quindi non fa che ribadirlo spiegando che ci vuole l’intervento di una politica illuminata e sottolineando anche quanto è prezioso il ruolo della società civile. Soprattutto in situazioni più critiche dove “Grazie a Dio tante aggregazioni e organizzazioni della società civile aiutano a compensare le debolezze della Comunità internazionale, la sua mancanza di coordinamento in situazioni complesse, la sua carenza di attenzione rispetto a diritti umani fondamentali e a situazioni molto critiche di alcuni gruppi.”
Nell’enciclica non c’è solo la critica al dogma neoliberista c’è anche una critica all’assistenzialismo fine a sé stesso. Questo è un punto molto interessante. È così professore?
Il concetto chiave della dottrina sociale è quello del bene comune. E il bene comune vuol dire creare le condizioni perché sia più facile la realizzazione della persona e la fioritura della vita umana. Gli studi sulla felicità ci dicono che la vita è ricca di senso quando sentiamo di essere utili. Quindi la fioritura della persona non è ricevere un obolo ma essere inserito in una trama di diritti e doveri e poter dare il proprio contributo.
Anche sulla proprietà privata legata alla destinazione universale dei beni, che il papa estende ai Paesi e ai loro territori e alle loro risorse, fa affermazioni significative. Infatti per la enciclica “ogni paese è anche dello straniero, in quanto i beni di un territorio non devono essere negati a una persona bisognosa che provenga da un altro luogo”. Siamo davvero agli antipodi delle destre sovraniste e anche di un certo cattolicesimo americano. È così professore?
Questa è sicuramente la parte più dura e più nuova perché è la risposta se vogliamo ad un problema nuovo come quello del sovranismo e del populismo. L’economia non è una torta a somma zero. L’accoglienza e l’incontro tra le differenze può generare più valore. E’ la storia di tanti paesi, inclusi gli Stati Uniti, che hanno tratto linfa e forza da flussi successivi di migrazioni di persone da altri paesi. I sovranisti sembrano dimenticare le lezioni della storia per interessi politici di bottega facendo leva sulle paure e sugli istinti peggiori. Per questo l’intervento del papa è quanto mai opportuno
Ultima domanda: Il papa elogia la “buona politica” necessaria per cambiare e sconfiggere le “ombre di un mondo chiuso”. In questo senso il papa elogia il protagonismo dei movimenti popolari. Vista dalla prospettiva del cattolicesimo italiano quali possono essere le prospettive che apre l’enciclica?
Torniamo su quel bellissimo passaggio della Fratres Omnes dove si dice: Grazie a Dio tante aggregazioni e organizzazioni della società civile aiutano a compensare le debolezze della Comunità internazionale, la sua mancanza di coordinamento in situazioni complesse, la sua carenza di attenzione rispetto a diritti umani fondamentali e a situazioni molto critiche di alcuni gruppi. Così acquista un’espressione concreta il principio di sussidiarietà, che garantisce la partecipazione e l’azione delle comunità e organizzazioni di livello minore, le quali integrano in modo complementare l’azione dello Stato e dei rappresentanti delle istituzioni.”(175)
In realtà il papa per esperienza personale del suo paese ha un’idea dell’azione della società civile molto caratterizzata dall’azione dei movimenti popolari di protesta. Se posso permettermi la tradizione del nostro paese è enormemente più ricca e articolata. E parte dalla storia di tanti parroci che con i laici di buona volontà hanno costruito nelle canoniche la rete delle banche di credito cooperativo e delle casse rurali, fino al movimento cooperativo che oggi si esprime in forme sempre nuove (cooperative sociali, cooperative di comunità). La sussidiarietà è viva ed è forte ed è un gran bene che il papa vi abbia fatto appello nell’enciclica.
* professore di Economia Politica all’Università di Roma Tor Vergata