A quasi un anno dall’elezione di Papa Francesco, imprevista e spiazzante per l’intera comunità ecclesiale, leggere questo bellissimo libro di Fratel Arturo Paoli, religioso dei Piccoli Fratelli del Vangelo (un ramo della famiglia spirituale di Charles de Focault), Cent’anni di Fraternità, pubblicato recentemente dalla Casa Editrice “Chiare Lettere” (pagg. 164, € 12,00), ci porta alle radici della profezia cristiana. Radici che stanno molto a cuore a Papa Francesco
Arturo Paoli, ha compiuto 101 anni il novembre scorso, ha attraversato le grandi temperie del novecento: la lotta al nazifascismo (per la sua opera di salvezza di cittadini ebrei dai campi di sterminio, lo Stato d’Israele, nel 1999, gli conferisce l’alto riconoscimento di “Giusto delle Nazioni”, e il suo impegno per la liberazione dei poveri in America Latina (Argentina, Venezuela e Brasile in particolare). La sua testimonianza di vita e di fede ha permeato in profondità le comunità ecclesiali di base dell’America Latina. Tanto da essere considerato un precursore e splendido testimone della “teologia della liberazione” (uno dei frutti più belli e significativi del post-concilio).
Maestro spirituale, e profeta mite, Paoli è un uomo “tellurico”, un uomo unitario, come tutti i profeti “non può da una parte pensare e dall’altra vivere” e tutta la sua vita è costellata dall’unità di pensiero e vita. La sua testimonianza è la sintesi di quel pensiero del teologo francese Teilhard de Chardin: amorizer le monde. Ecco segnato il compito della fede: non vivere astratta dal mondo, ma, al contrario, “alleggerire la terra” con opere di giustizia a partire dagli ultimi (i dannati della terra).
Tutto il libro è un inno alla liberazione integrale dell’uomo.
Due sono i piani dove si gioca la credibilità del cristianesimo: la prima liberazione tocca la liberazione dei poveri e degli sfruttati. Per Paoli, infatti, tutto il Vangelo “è una denuncia contro coloro che stanno sopra”, e qui è in gioco la stessa “immagine” di Dio: perché “Dio si trasforma in un’immagine tirannica se l’uomo non lo raggiunge per il cammino della relazione con gli altri”. E per Arturo Paoli sta qui, in questa “nuova arca “ della salvezza, cioè nella capacità della Fede di costruire nuove relazioni umane che si gioca il futuro dell’umanità. Quindi se è vero che esiste una realtà più profonda dell’economico l’essere umano fa i conti nella realtà con l’economico e il politico. Per cui, per l’autore, “rinunziare a guardare in faccia l’economico è come svuotare la croce di Cristo”. E la rivoluzione evangelica, come ci ricordano le “Beatitudini” è fatta da quelli che hanno fame e sete della giustizia. Che altro è se non mettere in discussione l’antiregno dell’attuale sistema capitalistico?
Il secondo piano della liberazione riguarda proprio il cristianesimo. Ovvero è la battaglia contro la riduzione della fede a ideologia che difende i privilegi e diventa strumento di oppressione della lotta per la giustizia, come è avvenuto nell’Argentina di Videla. Questa ideologia ha “portato i Vescovi dell’Argentina ad aderire con un tacito assenso alla furia diabolica dei militari (…) con la complicità della Nunziatura apostolica, dunque del Vaticano”. Così In nome della così detta “civiltà cristiana” sono stati commessi enormi crimini contro l’umanità, non è un caso afferma Paoli che, nella storia, le “nazioni cristiane sono quelle che hanno creato più guerre”. Le parole di Paoli sono dure, sono le parole di un profeta di questo nostro tempo affaticato. Sono le parole, come le definisce il premio Nobel per la pace Perez Esquivel, di un “anticonformista resistente”. Parole che interpellano, motivano e cercano di scuotere le coscienze”.
Pochi giorni fa Fratel Arturo Paoli è stato ricevuto in Vaticano da Papa Francesco. L’incontro e’ durato circa 40 minuti ed e’ stato all’insegna della piu’ cordiale sintonia. “Forse – ipotizza il teologo Vito Mancuso – sta nascendo un Magistero della liberazione! Adelante Francisco!”.
Così rinasce la speranza cristiana.