Rispetto alla pandemia Covid 19, leggiamo i dati del 9 sett. 2021 pubblicati dall’OMS:
222.406.582 contagiati conosciuti [in Africa quelli accertati solo 5.777.044];
4. 592.913 morti conosciuti [in Africa quelli accertati solo 138.009];
per l’OMS al 6 sett. 2021 sono state somministrate solo 5.352.927.296 dosi di vaccino (ne servono 2 a persona) su 7.85 miliardi di abitanti della terra (stima di marzo 2021).
Concedendo alla realtà tempo in più rispetto all’ufficialità, la pandemia si avvicina ai 2 anni.
Premessa
1. Quello che stiamo vivendo è un periodo storico di rapidissime mutazioni nella natura, nella cultura, nella scienza, nei comportamenti, e con due preminenze che riguardano le crescite della demografica umana e dell’informatica.
Le conseguenze sono enormi nel rapporto evolutivo tra tempi biologici (un riferimento per tutti, Darwin), tempi storici (dagli Stati alla globalizzazione) e tempi tecnologici (la maggioranza delle innovazioni introdotte dall’elettronica e dall’informatica ha tempi di sperimentazione troppo brevi per essere giudicate rispetto alle conseguenze).
2. Settori importanti delle culture sociali e individuali stanno percorrendo le strade della diversità; alcuni esempi sono l’ecologia, che vede la diversità come ricchezza e fonda i suoi princìpi sull’equilibrio dei diversi, sintetizzandolo nel termine ecosistema; l’economia sempre più orientata (almeno nelle dichiarazioni culturali e programmatiche) verso l’economia sistemica e circolare; l’informatica con la sua capacità di annullare il luogo e il rapporto spazio-tempo nei processi formativi, esecutivi e produttivi.
3. Contemporaneamente a questo, la maggioranza del mondo che deriva in modo culturalmente diretto dalla modernità, continua a difendere sé stessa e i suoi privilegi sociali e geografici, accentuando l’iniqua distribuzione delle ricchezze e le sue storture nella produzione della stessa e nell’uso delle risorse naturali.
Alla struttura della natura che si muove sull’equilibrio ecosistemico, i potenti del mondo tentano di continuare a rispondere con la cultura dei settori, dei privilegi, dell’omologazione.
Alcune conseguenze
A fronte di questo, abbiamo le conseguenze; alcune di queste sono altamente positive come la formazione di nuove culture multietniche che arricchiscono (e segnano goal) le nostre conoscenze, permettendo nuove sintesi culturali e organizzative; altre sono altamente negative come il razzismo e il sovranismo fino alla riscoperta del “prima noi”.
È evidente che, mentre gli interpreti delle conseguenze positive si muovono su un piano inclusivo e sono propositori di una cultura sistemica che si fa carico della diversità non per buonismo ma per coscienza storica, gli interpreti delle conseguenze negative riscoprono i disvalori della marginalità del privilegio e non del diritto di appartenere alla comunità, alla società, ai valori fondamentali delle libertà sociali e collettive espresse riduttivamente dal sistema legislativo che può solamente farsi codificatore del sentire sociale.
Maggioranza e minoranza non rappresentano necessariamente un conflitto
Non è detto che maggioranza e minoranza debbano per forza avere il Colosseo come unico terreno di confronto. Sempre più spesso ne hanno bisogno soprattutto quando i loro rappresentanti (spesso istituzionali, qualche volta di movimento)pensano di interpretare valori inalienabili e irrinunciabili. Sono convinto che esistano tali valori, a cui corrispondono altrettanti disvalori inaccettabili (come il fascismo). Ambedue, per essere veramente inalienabili e irrinunciabili, devono appartenere a categorie generali e strutturali non riducibili a quelle che qualsiasi diplomazia sociale, politica ed economica può risolvere più o meno facilmente.
Due cose sono inaccettabili:, la radicalizzazione di princìpi modesti e comunque mediabili nei comportamenti individuali e sociali, e soprattutto l’uso politico-strumentale delle differenze. Il fine è evidente, meschino e riduttivo: portare il conflitto a crescere e radicalizzarsi a tutto vantaggio di chi è interessato a crescere nel consenso proprio attraverso la radicalizzazione. Invece che svolgere un ruolo positivo nella crescita sociale, culturale, politica della società si cerca di trarre vantaggi di potere nel riduzionismo e nell’ignoranza.
Ridurre i cittadini a popolo e poi ridurre il popolo a plebe è inaccettabile.
Alcune perdite importanti
È lungi da me negare il conflitto e il suo valore storico, teorico-filosofico, naturale; la natura stessa è organizzata in modo gerarchico e l’ombra della foresta pluviale trasforma in suo nutrimento e ben-essere grande parte di ciò che “le sta sotto”. Tutti nasciamo con una funzione, ma la servitù culturale, sociale ed economica non è una funzione bensì una forma di organizzazione che ha un valore diverso per chi la costruisce e per chi la subisce.
Alle grandi differenze storiche (ricchezza-povertà, capitale-lavoro ecc.), si sono aggiunte altre differenze che riguardano l’uso delle risorse naturali le cui conseguenze, riversate sulla società, hanno moltiplicato la durezza per la difesa delle loro ragioni.
L’uso di televisione e social network, trasforma ogni partecipante in condottiero o esercito e trasforma i conflitti anche insignificanti in giostre simulatrici di campi di battaglia.
La ricerca del consenso attraverso l’organizzazione del tifo da divano, la riduzione del linguaggio, l’impoverimento della complessità, fanno perdere valori importanti che le democrazie di questi ultimi secoli hanno faticosamente costruito anche gestendo conflitti e lotte cruente. Perdere il linguaggio, la capacità di riflettere sulle ragioni dell’altro, sulle difficoltà soggettive e/o culturali, significa perdere il capitale sociale che ci ha fatto scrivere la costituzione.
Ma ora stringiamo il campo
No-vax o vax: siamo sicuri che questa sia una matrice del non-dialogo, dell’incomunicabilità, dell’io e solo io? La legge è l’ultima ratio, e in questo caso la considero una sconfitta del dialogo e di un rapporto culturalmente costruttivo tra maggioranza e minoranza. Per arrivare ai princìpi di convivenza, non si può dire che i vaccini creano le varianti o che per accettare l’ingresso in mensa col green pass serve una legge. La legge la indica la costituzione, ma come ultima ratio per trasferire il problema dal dialogo a hic est.
Alcune perdite specifiche: solidarietà e comunità
Abbiamo perso i concetti di solidarietà e comunità e abbiamo perso anche l’educazione sociale e individuale necessaria ad assumerli come valori. Il valore della politica non risiede nell’accordo ma nella mediazione, e soprattutto nell’elevare il livello culturale e argomentale delle parti in conflitto. Quando siamo invasi dal riduzionismo lessicale e argomentale, quando i sondaggi di oggi sono più importanti dei valori su cui costruire il futuro, allora il problema si sposta; purtroppo abbiamo perso il senso del ridicolo.
E se le ritrovassimo?
Non mi piace l’unanimismo. Amo la dialettica, il confronto e la diversità. Credo che il mondo sia cresciuto sulle idee, sulla cultura, sulla politica e sulla filosofia. Perché non ragionare?
I numeri sono chiari: il Covid esiste e purtroppo anche i morti sono una realtà
Se analizziamo la situazione, vediamo che nei Paesi ricchi non solo la bilancia pende dalla parte dei vax, ma i pesi usati per quella bilancia sono pesi che possono scegliere, che hanno soldi e strutture sanitarie che li fanno scegliere.
Se invece pesiamo i no-vax che sono tali non per scelta ma per mancanza di strutture sanitarie, risorse economiche ecc., abbiamo come risultato i 138.009 vaccinati in Africa.
E allora ecco la domanda che pongo per primo a me stesso, deciso sostenitore dei vaccini: perché non trovare rapidamente un accordo con i nostri no-vax e dedicare energie economiche, sociali e diplomatiche per portare i vaccini a chi li vuole ma non se li può permettere?