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Il ”gioco” di Putin in Ucraina. Intervista a P. Garimberti

La situazione nell’Est dell’Ucraina è sempre molto tesa. Sui possibili sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina abbiamo intervistato Paolo Garimberti,  ex Presidente Rai , editorialista del quotidiano “La Repubblica” e Presidente di “Euronews”.

Presidente Garimberti, c’è da fidarsi di Putin?

Io credo che la situazione in Ucraina di Putin sarà di mantenere viva una certa instabilità perché dal suo punto di vista questo continua a tenere una tensione politica, oltreché militare, con una guerra a bassa intensità, che non cessa mai e mantiene uno stato di allerta e allarme a Kiev ma anche in Occidente. Questo è il suo obiettivo, probabilmente la tregua nel suo insieme terrà, ma terrà con incidenti, delle violazioni, dei momenti di polemica. Perché questo è l’obiettivo: continuare a fare quello in cui è maestro, cioè una provocazione dietro l’altra senza mai fermarsi.

Siamo, con il conflitto Russo-Ucraino, nel periodo peggiore per l’Europa post-1989. Vladimir Putin è stato definito, in passato, un “Piccolo Zar”. Gli avvenimenti degli ultimi anni, però, ci hanno fatto conoscere uno Zar potente con idee molto chiare. In meno di un anno ha vinto la sua seconda guerra di “annessione” (dopo Crimea ora con la “Novorossija”). Certamente tra i fattori di successo c’è la potenza militare ed energetica. Quali sono gli altri fattori?

Il fattore principale è il grande consenso interno di cui gode. Putin ha preso il potere al Cremlino con elezioni legittime e libere nel 2000, prendendo il posto di Eltsin che per un decennio circa aveva lasciato la Russia nel caos, in una situazione di economia declinante, di potenza militare praticamente nulla rispetto a quella che era l’URSS del passato. Quindi Putin ha ristabilito in qualche modo una dignità agli occhi della sua popolazione i russi, si sa, sono sempre stati fortemente orgogliosi e nazionalisti. Putin ha saputo ricreare in qualche modo quell’URSS la cui scomparsa aveva definito “una delle più grandi tragedie della storia”. Ha fatto quello che i russi si aspettavano da lui: ha ristabilito ordine, ha ridato un certo credito internazionale, credibilità economica e militare alla Russia. Certo non riesce nel suo grande disegno, che sarebbe quello di ricreare in un qualche modo l’URSS. Ha provato a farlo proponendo una sorta di associazione economica simile all’Unione Europea, coinvolgendo le ex repubbliche sovietiche, aggiungendo Kazakistan e Bielorussia. Hanno risposto positivamente solo queste due, ma ora le sanzioni occidentali stanno incrinando anche queste alleanze. Tutto sommato Putin ha giocato la leva del nazionalismo, e sull’Ucraina il suo operato ha l’87% dei consensi nella popolazione, perché il russo medio, ma anche una certa intellighenzia, ha sempre pensato che l’Ucraina sia inscindibile dalla Russia.  In fondo la Russia è nata in Ucraina, quindi alla fine la storia dice che c’è un legame molto forte tra la Russia e l’Ucraina.

Secondo alcuni commentatori della stampa internazionale lo Zar Putin, in Ucraina, sta applicando la “dottrina Breznev” sul diritto di intervento qualora il socialismo fosse in “pericolo” (vedi l’invasione della Cecoslovacchia del 1968). Ora la variante putiniana dice: interverremo ovunque i russi siano in pericolo. Le chiedo: c’è da aspettarsi, a breve termine, l’applicazione della “dottrina” d’intervento anche in altri scenari dell’ex Urss?

Intanto si possono fare certi paragoni, ma con molto giudizio. La dottrina Breznev a sovranità limitata era in un’epoca in cui il mondo era diviso in due, soprattutto per ragioni ideologiche. Si diceva che si proteggeva il socialismo laddove era minacciato; gli interventi del 1956 e nel 1968 a Praga erano dettati da questo: la protezione del socialismo nei paesi dove era al potere. Oggi Putin agisce in base a fattori diversi: il nazionalismo e la protezione delle minoranze russe. Ora, esistono minoranze russe che certamente non sono in situazioni di grande prosperità, né economica né dal punto di vista dei diritti, nelle ex repubbliche sovietiche, in particolare nelle repubbliche baltiche. Io non credo però che Putin si spingerà a fare nelle repubbliche baltiche quello che ha fatto in Ucraina. Intanto perché la popolazione di lingua russa in Ucraina , in quella che viene definitiva dai separatisti “nuova Russia “, è molto più forte delle repubbliche baltiche. Secondariamente perché queste fanno parte della NATO, hanno la protezione della Nato. Putin sa benissimo che scatterebbe il famoso art. 5, per cui se un paese della Nato subisce un’aggressione immediatamente gli altri paesi devono intervenire in suo soccorso. Putin è sicuramente arrogante, ma è tutt’altro che stupido. È uno zar potenziale e vuol tornare ad essere tale, ma che sa quali sono i limiti della politica nel mondo di oggi. Sa anche che è accettabile per l’occidente che una parte dell’Ucraina abbia una situazione, anche costituzionale, di federazione con il resto del Paese; non sarebbe accettabile che Putin voglia ricostruire un’Unione Sovietica com’era fino al 1990.

Torniamo alla crisi Ucraina: quali sono stati gli errori dell’Occidente in questa vicenda?

Gli errori dell’Occidente sono stati soprattutto degli Stati Uniti e del presidente Obama perché non dobbiamo dimenticarci che la potenza leader politica e militare dell’Occidente sono gli Stati Uniti. Sono state le sottovalutazioni di Obama, l’ignoranza di quello che accadeva nella Russia, dopo che Putin è andato al Cremlino. Ciò è dimostrato dall’impoverimento dei centri di studi e analisi della Russia, di quelli che una volta erano i centri di studio dell’Unione Sovietica, che erano non solo prosperi, ma anche di primissimo livello. Oggi, dopo la caduta del muro, alla Casa Bianca ci si è concentrati su quello che appariva il problema maggiore, cioè la situazione in Medioriente, l’Iraq, naturalmente il terrorismo, l’Afghanistan. Questo ha fatto sì che ad un certo punto si pensasse che la Russia fosse completamente fuori dai grandi giochi. Clinton è stato l’ultimo presidente americano che ha avuto una visione di politica internazionale, poi i suoi successori sono stati un disastro. Bush figlio lo è stato per l’arroganza e anche la stupidità dei suoi consiglieri, oltreché per i motivi economici; Obama è stato di una totale ingenuità, ha pensato che con i proclami si potesse fare la politica estera, ha fatto dei discorsi molto belli che sono rimasti tali.

Quali sono i punti deboli di Putin su cui l’occidente può puntare per tornare ad un clima di dialogo e cooperazione necessari per stabilizzare altri scenari di conflitti?

Bisognerebbe strangolare la Russia economicamente, ma è molto difficile perché sarebbe un boomerang anche per noi: l’energia che consumiamo viene in gran parte dalla Russia. Io credo che ci sono due cose che bisognerebbe fare per far capire a Putin che non siamo inerti: la prima è militare, anche se deve essere più simbolica che reale, ma comunque mandare dei segnali, per esempio mettere delle truppe Nato simbolicamente, ma non solo, ricordiamoci gli Euro-missili degli anni ottanta, che furono la risposta al rafforzamento missilistico a medio e corto raggio dell’Unione Sovietica. Questo alla fine provocò la caduta della vecchia Unione Sovietica e l’inizio della nuova era con Gorbaciov. In definitiva, misure militari di carattere psicologico. Poi bisogna colpire gli oligarchi Russi che hanno interessi in Occidente dove investono, pensiamo al calcio. Gli oligarchi a questo punto toglierebbero, probabilmente, a Putin il loro consenso che sicuramente è fatto di paura. Quindi colpirli, strangolando l’economia di esportazione (cioè di soldi). Putin minaccia perché finora ha subito solo delle risposte debolissime, ma questo è lo stile dell’uomo che piace tanto ai russi. Lo stile di Putin, anche questo va contrastato: deve capire che fare il gradasso non paga più. Se ogni volta che Putin abbaia, noi non dobbiamo prendere paura e non dobbiamo abbassare il livello delle ritorsioni, delle sanzioni. La cosa più stupida che possiamo pensare è che Putin ragioni come noi. Putin non ragiona come noi, non ragiona con la politica, ma con la forza e bisogna rispondere con la forza.

 

Dal sito:  http://confini.blog.rainews.it/2014/09/07/il-gioco-pericoloso-di-putin-in-ucraina-intervista-a-paolo-garimberti/ 

 

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