Nello scorso fine settimana si sono registrati tre eventi che non sembrano estranei l’uno all’altro e cioè: i dati statistici dell’INPS sulle pensioni erogate dall’Istituto nel corso del 2015 (escluse quelle derivanti dalle Gestioni dei dipendenti pubblici e ex Enpals in www.inps.it/docallegati/News/Documents/Stat_In_Breve_Pensioni_2016.pdf), la manifestazione unitaria dei Sindacati confederali per l’abolizione della c.d. Legge Fornero e la pubblicazione dell’inchiesta giornalistica internazionale sui Paradisi Fiscali, in particolare panamensi.
Intanto i dati statistici pubblicati dall’INPS per avere un senso debbono quanto prima essere completati con quelli delle Gestioni delle pubbliche amministrazioni e dell’ex Enpals, ove si dia per assodato e generalizzato il metodo di calcolo contributivo di tutte le prestazioni pensionistiche anche e soprattutto di quelle dei dipendenti da pubbliche amministrazioni che vanno considerate e trattate come i datori di lavoro privati.
Tale esigenza è ancor più evidente SE si prendesse atto che l’INPS registra che le prestazioni assistenziali liquidate hanno superato quelle previdenziali.
E per verificare se il principio di solidarietà sia correttamente ripartito e non venga accollato solo (o quasi) alla produzione e quindi al costo del lavoro con le intuitive conseguenze che ne derivano.
Siamo tutti d’accordo che non si può vivere con una pensione inferiore a 500 Euro mensili, specie in una grande città, ma è altresì necessario capire come si forma quell’importo e se e in quale misura sia giusto continuare a chiamarlo pensione.
Di qui la mobilitazione sindacale contro la legge Fornero che alla prova dei fatti ha dimostrato non tanto la sua iniquità applicativa, ma soprattutto il fallimento di un metodo per affrontare la complessa problematica del costo della previdenza e dell’assistenza dei lavoratori e dei cittadini.
La legge Fornero non è una riforma, se con tale termine si intende un sistema bilanciato di diritti e di oneri capace di durare nel tempo. E’ stato soltanto un calcolo demolitorio della spesa pubblica da esibire a Bruxelles. Quindi è per lo meno riduttivo limitarsi a chiedere l’abolizione della legge se non si è pronti ad affrontare una vera e propria riforma sulla base di un metodo condiviso.
E qui veniamo alla terza “notizia”, la gigantesca e planetaria evasione fiscale sulle sponde del canale di Panama.
Chi glielo dice al pensionato che percepisce una pensione pagata con i contributi che ha pagato insieme al suo datore di lavoro durante la vita lavorativa, che deve versare un ulteriore contributo di solidarietà per consentire il pagamento di (sacrosante) prestazioni assistenziali dovute dalla solidarietà fiscale? O che deve pagarsi la contribuzione alla previdenza complementare senza benefici fiscali perché non ce li possiamo permettere o che percepirà la pensione ben oltre l’età pensionabile calcolata secondo il limite della speranza di vita?
Purtroppo anche il prof. Boeri dovrà convincersi che non ci sono scorciatoie rispetto a un vero e adeguato sistema di osservanza della capacità contributiva a un Sistema fiscale ispirato a criteri di progressività (art. 53 cost), né si può applicare a rovescio il principio della Parabola dei lavoratori della vigna (Mt. 20, 1-16).