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Bombardieri: “Lo sciopero ha riaperto il confronto”

Mentre cominciamo questa intervista  Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil, riceve la convocazione del governo per il 20 dicembre, con Cgil e Cisl. «È frutto della mobilitazione, era tempo che si aprisse un tavolo di confronto sulle pensioni e sulla riforma Fornero».

Da fonti della maggioranza però è trapelata una versione diversa, e cioè che il tavolo si dovesse aprire comunque, e che lo sciopero lo abbia un po’ ritardato.

Se ne era parlato, è vero, ma era stato sempre rinviato. È invece un primo risultato positivo, la conferma della scelta che abbiamo fatto. L’altro risultato importante è quello di aver costretto il Paese a discutere, c’era troppo unanimismo.

Un altro risultato è stato però quello di rompere l’unità sindacale.

Nel nostro Paese non c’è un sindacato unico, con buona pace di molti commentatori politici; ci sono tre grandi confederazioni con storie e sensibilità diverse. Ma sono convinto che dopo lo sciopero si riprenderà il percorso unitario.

Quindi lo sciopero è confermato?

Certo, anche se ci hanno lanciato accuse di ogni tipo, chiamandoci rivoluzionari, incoscienti, irresponsabili. C’è stata un’aggressione verbale, in qualche caso quasi squadrista, all’istituto democratico dello sciopero, ci hanno trattati come se avessimo dichiarato la Terza Guerra Mondiale. A me sembra invece che le nostre siano proposte di buon senso, i nostri iscritti sono contenti della scelta che abbiamo fatto.

Come fa a saperlo?

Nell’ultimo mese abbiamo percorso tutto il Paese per parlare della manovra. Mi sono rimasti nel cuore due anziani che ho incontrato in Sicilia e uno a Napoli che mi hanno raccontato delle loro difficoltà. Ho incontrato due cassintegrati che stanno per finire la Cig e hanno paura di non poter pagare le rate dell’Università per i figli. Mi sembra che questo pezzo di società sia stata dimenticata, c’è la tendenza a negare queste realtà, o a ridimensionarle pensando che basti il Reddito di cittadinanza. Da questo punto di vista la nostra battaglia è già vinta, perché abbiamo costretto la politica ad ammettere che c’è bisogno di una visione diversa».

Cosa si sarebbe dovuto fare con la legge di Bilancio al posto della riforma fiscale, che voi contestate?

Noi continuiamo a dire che la priorità sarebbe stata quella di tagliare il cuneo fiscale ai lavoratori e ai pensionati, lo dicevamo già nella piattaforma unitaria, per aumentare i salari e far crescere il potere d’acquisto. In attesa di definire la riforma fiscale e pubblicare i decreti, si sarebbero dovuti concentrare gli interventi su quei redditi. E poi nella manovra non ci sono misure per combattere l’evasione fiscale, eppure se ne discute da 20 anni. Si fa troppo poco per i lavori usuranti, le morti sul lavoro, e le pensioni di donne e giovani. In questo Paese se si chiede a un giovane quando pensa che andrà in pensione risponde “mai”, ma le sembra normale?».

Si è riaperto il dibattito sulle delocalizzazioni. Il decreto Orlando-Todde è la strada giusta?

Siamo in attesa di capire quando questo decreto verrà fuori dai corridoi del Mise e del Mef e verrà finalmente discusso dalle parti sociali. Anche Confindustria deve rendersi conto che le imprese devono farsi carico della responsabilità sociale, non possono prendere gli incentivi e poi scappare. Si tratta di principi condivisi anche dall’Ocse».

 

*intervista da Repubblica. 14/12/2021

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