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Vacca: un Papa che non sarà dimenticato

Abbiamo un nuovo Papa, avremo occasioni e tempo per parlare di lui e del suo papato. Ma per meglio attrezzarci, mi interessa scavare ancora sull’ eredità che ha lasciato Papa Francesco. Innanzitutto, che profilo ideale e umano descriveresti per questo Papa venuto dalla ”fine del mondo?

Sicuramente, un Papa che ha interpretato in maniera più creativa e universale il senso del mutamento storico avvenuto nel Cattolicesimo Romano con il Concilio Vaticano II. Se si vuole trovare il suo principale punto di riferimento, questo è senza dubbio Giovanni XXIII. Hanno entrambi la consapevolezza di una   proiezione verso il mondo e del fatto che la religione o meglio, le religioni monoteistiche hanno una giustificazione propria e una radice che non può essere estirpata dalla storia dell’umanità. Anzi, quella cristiana, in particolare quella cattolica, è la più flessibile, la più capace di mutare secondo i tempi, grazie al fatto che delle confessioni religiose è quella che ha il più poderoso apparato intellettuale storico, cioè di sedimentazione attraverso i   millenni, straordinariamente rappresentato anche da Roma, città in cui abbiamo il privilegio di vivere. 

In questo contesto, il pontificato di Bergoglio è stato una straordinaria iniezione di   fiducia nella Chiesa come principale luce della comune umanità di credenti e non credenti come già aveva insegnato la Pacem in Terris.  In altri termini, il Concilio e innanzitutto il Magistero di Giovanni XXIII, con Bergoglio raggiungono una proiezione laicamente e storicamente universale come non era stato prima. anche per come è cambiato enormemente il mondo negli ultimi sessanta anni. Le sue encicliche e in particolare la Laudato sì e Fratelli tutti sono il frutto di un’elaborazione speculativa storicamente e umanisticamente molto densa dello stato in cui è il mondo di come ci si deve collocare se si vuol dare un senso alla propria vita che vada aldilà della sua necessaria e inevitabile destinazione. 

C’è chi lo considera moderato, altri progressista, altri addirittura rivoluzionario. Qual’è la tua opinione?

Io non mi sentirei a mio agio a dover applicare categorie che vengono dalla storia politica a ciò che riguarda specificamente il mondo della Chiesa di Roma. Faccio un esempio concreto: fuori di dubbio che sia stato un papa straordinariamente progressista, però è stato anche conservatore per quanto riguarda l’interruzione della vita. Non credo che serva molto questo tipo di percezione a pezzi di una figura come Bergoglio, esattamente come papa. C’è una sua storia precedente che è molto interessante. Riguarda il suo rapporto con la teologia dei popoli che, se si prende sul serio, ci insegna cos’è il populismo in America Latina. Cioè, una storia straordinaria di emancipazione di popolazioni e anche di produzione di forme emancipative politiche, organizzative, sociali soprattutto in paesi come il Brasile, l’Argentina e il Messico. Essa nasce in polemica con la teologia della liberazione non perché non ne condivida i contenuti, ma perché la trova povera dal punto di vista teologico, debitrice di una sociologia europea e si limita poi all’anti-americanismo. Con la teologia dei popoli, Bergoglio si apre al confronto con il resto del mondo, ben predisposto al multilateralismo. Per essere preciso, l’unica nazione che resta sostanzialmente nazionalista e sovranista sono gli Stati Uniti.  Ciò spiega molte cose dell’attuale situazione, ma soprattutto sono il retroterra teologico e culturale del Papa, che sono esplicitate attraverso le due encicliche già citate. Con la Laudato sì, si offre una visione unitaria del genere umano come frutto della creazione e quindi del credere in Dio per chi ci crede, ma al tempo stesso espressione di un processo storico per affrontare con urgenza il problema dell’ambiente all’unico livello realmente possibile, quello che volgarmente si dice globale. Con l’enciclica Fratelli tutti si affronta l’altro grande problema dell’unità possibile fra i popoli, della capacità di riconoscersi l’un l’altro, di trovare nei valori profondamente umani il fondamento di una possibile unità del genere umano, indicando con quali strumenti è possibile attuarlo. 

I fatti sembrano sentirlo, con l indebolimento delle regole internazionali dei commerci, con l’ allargamento dei conflitti armati, a partire da quello tra la Russia e l ‘Ucraina, tra Israele e la Palestina.

La natura della guerra moderna lui la fa diventare quello che è: un dramma umano dove ci perdono tutti. Da questo punto di vista, lui si ricollega a tutto il magistero della Chiesa di Roma, da Papa Giovanni in poi. Inoltre, si rifà ad una possibilità straordinaria, generata dalla seconda guerra mondiale: un sistema di valori e un sistema di istituzioni che prevedevano la non inevitabilità della guerra,   a cominciare dalle Nazioni Unite. Non più la legittimazione della cosiddetta guerra giusta, ma la guerra legittimabile solo come difesa. 

Un’impostazione che rompe con teorema di Clausewitz il cui fondamento è che  la guerra non è altro che la prosecuzione della politica con altri mezzi. La Seconda Guerra Mondiale si era giocata sulla base dell’isolamento di un solo avversario o nemico, il nazismo e il fascismo, per il radicale fondamento antiumanistico e antireligioso della loro dottrina, oltre che della loro prassi razzistica. Ma non solo.  Vi era stata una cooperazione straordinaria che di solito si dice coalizione antifascista ma il termine va preso rovesciato e cioè per i suoi contenuti positivi, non per quello a cui si opponeva.  

Purtroppo gli Stati Uniti non hanno dato seguito a questa impostazione. Hanno preferito alimentare con l’Unione Sovietica la “guerra fredda”, cioè un equilibrio  del terrore e forte della corsa agli armamenti.  Adesso, stiamo consumando solo l’ultima fase di quella impostazione, mentre sono nati nuovi competitors, l’economia degli Usa non è più egemonica, la Cina esce dal suo isolamento economico e politico, in Europa la Germania si unifica e diventa il traino di una forte economia europea, implode l’Unione Sovietica e con Gorbaciov si avvia un processo di democratizzazione di quel Paese. 

Ma come rispondono gli Stati Uniti d’America?  Rispondono con una guerra, con la prima guerra del Golfo per riconfermare un’egemonia e da allora vige una narrazione che gli Stati Uniti hanno tenuto fino ad ora e cioè che si era finalmente creato un ordine unipolare nel quale avevano vinto una volta per tutte i valori dell’Occidente, intesi come primazia del mercato, unicità della percezione della democrazia e struttura unipolare del mondo a egemonia americana. E ciò senza rendersi conto che l’idea di unipolarismo esclude l’idea di egemonia, perché fa coincidere l’egemonia con la potenza mentre l’egemonia è solo una declinazione possibile della potenza.  Se diciamo che il XX secolo è il secolo dell’Occidente, il XXI secolo è il pluralizzarsi di questa realtà per l’enorme problema dell’emergere dell’Asia e non a caso, emergono i BRICS, come altro grande centro di organizzazione dell’economia e dell’umanità. Il fatto che il mondo si stava orientando verso forme di organizzazione dei mercati che tendeva a fuoriuscire dal vecchio guscio dello stato nazione e a proiettarsi su varie forme di sovranazionalità economica ancora prima che politica era ben noto sia al Concilio che a Bergoglio. Infatti Bergoglio aggiunge sempre la richiesta del disarmo alla sua accusa contro la guerra.

Ultima considerazione: perché’ in un mondo che ha emarginato la caratterizzazione religiosa dell’uomo, le strutture delle chiese monoteiste hanno ancora un forte peso nell’élite politica?

L’evoluzione della società dei consumi, che ha come centro di impulso il Novecento, ha dato realmente l’impressione che un certo sviluppo della modernità desiderato o biasimato, significasse la fine della radice religiosa delle comunità. Questo però, fu già smentito all’epoca del Concilio, basti vedere il dialogo tra Papa Giovanni e Palmiro Togliatti e in particolare l’ultima conferenza di Togliatti che precede di poche settimane la Pacem in terris e l’azione che attraverso Togliatti fu svolta per mettere in contatto l’Unione Sovietica e il Vaticano. L’insistenza sul fatto che la modernità renda superflua la religione era soltanto una banalizzazione dell’Illuminismo e soprattutto del Marxismo in qualche modo legittimata da un irrigidimento dogmatico del sistema sovietico di Stalin. La realtà ci dice che la religione e in particolare quelle monoteiste, contengono l’idea di una unità nella diversità. Se fosse il contrario, non sarebbe concepibile l’unità del genere umano se non come una reductio a una delle possibili intuizioni transeunti della vita cioè soltanto in forme neo barbariche, che poi usino o non usino la violenza delle armi sono barbariche ugualmente. 

Ora una domanda personale: come l hai vissuta questa morte?

Dati anche gli anni che ho, non potevo sperare che Papa Bergoglio fosse eterno e quindi vedevo con ansia il trascorrere del tempo e con entusiasmo i  suoi ininterrotti ardimenti morali e di pensiero, tutti legati dal filo dell’unificazione del mondo, delle generazioni, dei sessi, delle culture, delle religioni, dal grande sviluppo del dialogo interreligioso. Lui è morto a 88 anni e io ne ho 86. Però ho vissuto questo suo modo di mettere mano allo spirito del mondo come il dono della pienezza che io non avevo mai avuto. Le testimonianze che sono seguite, in particolare nei giorni dei suoi funerali, mi confermano che la Chiesa non possa tornare indietro. Papa Bergoglio è un punto di arrivo ad oggi di qualcosa che viene quantomeno dal Concilio Vaticano II. Quindi, l’ho vissuta con trepidazione attaccato per giorni alla televisione e alle informazioni, ricevendone in cambio il lenimento dell’ansia, maggiore energia, maggiore motivazione a proseguire su quello che ciascuno nel proprio piccolo cerca di fare, leggendo, scrivendo e offrendo la propria testimonianza, forse con presunzione, il proprio contributo a questi processi e alla laudatio di un Papa come questo.

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