Aumentate da 100 a 300 miliardi le risorse per i paesi poveri e si spera nella Cop30 in Brasile. Un accordo è sempre un compromesso: quello di Baku appare al ribasso, ma il principale obiettivo sulla finanza climatica è realistico. Rinvia ma prevede l’istruttoria di molti dei punti controversi per favorire le decisioni più impegnative alla COP30 del 2025 a Belem in Brasile.
Nonostante il difficile contesto, peggiorato dalla pessima gestione del paese ospitante, e dopo due momenti in cui sembrava che la conferenza sarebbe collassata, la COP29 alla fine si è chiusa con qualche passo avanti. Il nuovo obiettivo di finanza climatica a carico dei paesi sviluppati e a favore dei paesi più fragili è stato triplicato, da 100 a 300 miliardi di dollari (considerando l’inflazione, in termini reali significa però solo poco più che un raddoppio) per il prossimo decennio.
Nell’accordo è stata inserita anche una Road Map Baku-Belem che dovrebbe arrivare a mobilitare fino a 1.300 miliardi, con contributi volontari, entro il 2035. Lo scontro su chi debba contribuire non ha trovato soluzione se non una generica richiesta al contributo di tutti (la Cina ha promesso un primo pacchetto di aiuti), ed un richiamo alle necessità di riforme del sistema finanziario per attirare capitale privato.
Queste non rientrano nelle competenze della COP, ma le banche di sviluppo, non ultima la Banca Mondiale, stanno però già lavorando per superare gli ostacoli, come i rischi di cambio e l’incertezza normativa. Si è avviata inoltre la discussione su come generare risorse per la finanza climatica: in un mondo ideale dovrebbero essere gli incassi del mercato del carbonio (chi inquina di più dovrebbe finanziare chi inquina di meno), il cui sviluppo appare però ancora lontano. Per la COP30 si auspica più modestamente un coordinamento tra paesi e la ricerca di fonti “nuove” come il prezzo della CO2 per trasporti internazionali.
Nessun passo avanti è stato fatto sul taglio delle emissioni e sull’uscita dalle fonti fossili. I Piani nazionali (NDC) fino ad ora presentati non garantiscono l’obiettivo concordato a Parigi. Solo UK e Messico hanno annunciato un innalzamento di obiettivi. Anche se non è stata ribadita la necessità di superare l’uso delle fonti fossili e bandito il carbone, nuovi NDC dovranno essere aggiornati e resi coerenti con l’obiettivo di non superare 1.5° di riscaldamento globale nel 2025.
I paesi in via di sviluppo hanno contestato duramente la conduzione e gli esiti della Cop29 e sono usciti con un contentino, ma la loro azione ha forse contato di più che in passato. Nuove alleanze potrebbero formarsi nel 2025 (Europa-Cina?) e ridurre il pesante condizionamento dei paesi produttori di petrolio che ha gettato ombre sulle due ultime COP.
*Da In Più 26/11/2024