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Clima, minaccia e opportunita’

I giovani, anzi i giovanissimi, hanno ragione a chiederci di dichiarare l’emergenza climatica, ecologica e ambientale.

Papa Francesco con la Laudato Sii e Greta Thunberg con i Fridays For Future, partono dalla stessa constatazione: la scienza dice che stiamo mettendo a repentaglio il futuro dell’umanità, delle prossime immediate generazioni e che abbiamo poco tempo per evitare questo scenario.

Il Papa, che “viene dalla fine del mondo” precisa che i più poveri sono già vittime degli effetti nefasti dei fenomeni estremi meteorologici dovuti ai cambiamenti climatici e che lo saranno sempre di più nell’immediato futuro. La risposta per Francesco è “l’ecologia integrale”, vale a dire la capacità degli uomini di farsi artefici della salvezza di tutto il Creato a partire dai più deboli e dai più indifesi.

Con un ragionamento logico stringente, Greta chiede quale motivazione dovrebbe avere lo studiare per i giovani se “i grandi” non ascoltano le verità della scienza e pertanto lo sciopero del venerdì della scuola.

Per parlare della crisi climatica, al di là delle percezioni ormai anche personali (trovarsi per strada a fronte di forti venti,  burrasche e grandinate ormai costituisce un rischio per la propria incolumità per la probabile caduta degli alberi e altri oggetti) è d’obbligo accettare i report dell’IPCC (il gruppo degli scienziati intergovernativi sul cambiamento climatico – Intergouvernemental Pannel Climate Change – istituito a seguito della Conferenza di Rio del 1992).

Questi report ormai non sono messi in discussione da nessun autorevole scienziato e purtroppo sistematicamente ogni report più recente aggrava le stime e le valutazioni dei report precedenti sull’accelerazione dei cambiamenti climatici.

Bisogna invertire decisamente le emissioni dei gas climalteranti, che sostanzialmente significa uscire dall’era dei combustibili fossili, dall’era del carbone e del petrolio. “Del resto siamo usciti dall’era della pietra senza aspettare che finissero le pietre” disse il principe saudita per frenare le richieste sempre al rialzo del prezzo del petrolio degli estremisti del caro petrolio. 

Bisogna farlo in fretta, in quanto la quantità di CO2 accumulata è persistente nell’atmosfera ed anche se oggi stesso avessimo il bilancio netto zero di CO2 tra quello emesso e quello che viene assorbito dalla vegetazione e dagli oceani, gli effetti dei fenomeni estremi non scomparirebbero ma avrebbero ancora una lunga persistenza.

Infatti l’Unione Europea ha impegnato gli Stati membri a definire e mettere in atto “Piani nazionali di adattamento” ai cambiamenti climatici, cioè a mettere in sicurezza le infrastrutture e i servizi alla popolazione, perché i fenomeni estremi perdureranno e aumenteranno nei prossimi decenni.

Quindi priorità ai “programmi di mitigazione”, cioè di riduzione delle emissioni di CO2 , ma urgentemente anche piani e azioni di adattamento per la tutela immediata dai danni e pericoli dei fenomeni meteorologici estremi crescenti.

A Parigi il 12 dicembre 2015 sulla base dei report dell’IPCC si stabiliva che bisognava contenere il previsto incremento della temperatura globale sotto i due gradi entro la fine del 2100, non rinunciando a tentare di contenere l’aumento della temperatura a solo 1 grado e mezzo. 

Per tale obiettivo l’indicazione dell’IPCC era la necessità di realizzare il bilancio netto zero della CO2 ( emissioni meno gli assorbimenti) entro al seconda metà del XXI secolo , entro il 2075.

A settembre 2019 prima della COP 24 di Katowice in Polonia, l’IPCC ha aggiornato i suoi studi e le sue stime, dichiarando che il bilancio netto uguale a zero della CO2 per gli obiettivi di contenimento a 2 gradi della temperatura globale doveva essere raggiunta al 2050.

E’ da questo rapporto che è partita l’azione di Greta chiedendo che l’Europa e gli Stati ricchi dell’Occidente devono realizzare entro il 2030 l’obiettivo del bilancio netto zero di CO2 in quanto gli Stati più poveri hanno diritto a realizzare tutte le infrastrutture essenziali: strade, ospedali, scuole, ferrovie, ecc di cui hanno bisogno e quindi bisogna riconoscere loro la necessità di poter emettere CO2 , mentre gli stati ricchi debbano proporsi in tempi ravvicinati almeno il bilancio zero.

E’ possibile?

Non solo è possibile, ma diventa una grande opportunità per rimodellare uno sviluppo, una civiltà, vale a dire un modo di vivere e convivere insieme.

Abbiamo una grande sfida, una grande battaglia in cui tutti possono essere protagonisti a una condizione che tutti siano consapevoli che la casa brucia!

Greta chiede questa consapevolezza, chiede agli adulti di farsi prendere dal panico!

Il panico chiaramente lo respingiamo, ma la consapevolezza che la casa brucia, questa sì, bisogna che ne siamo convinti e che ci disponiamo a mettere in pratica i piccoli gesti quotidiani e le grandi scelte di trasformazione strutturale e profonda della nostra società, del nostro modo di vivere, produrre e consumare.

Avere in testa una trasformazione integrale della società, attraverso un’Ecologia integrale, cioè una diversa capacità di intendere e volere lo stare e il vivere insieme in questo mondo stupendo che è il Creato.

 

POSSIBILITA’

L’occidente in particolare ha accumulato e rubato al resto del mondo tanta di quella ricchezza concentrata su una quota piccolissima di persone ed ha a disposizione tanta di quella tecnologia che non c’è nessun motivo per ritenere che la sfida non possa essere vinta.

C’è un precedente importante, anche se di dimensioni ridotte rispetto alla grande trasformazione che ci attende.

All’inizio degli anni ‘70 c’era il pericolo della crescita del buco dell’ozono che rischiava di mettere le persone nelle condizioni di non potersi più esporre ai raggi del sole.

Infatti la scomparsa dell’ozono stratosferico per effetto delle emissioni degli idrofloroclorocarburi non avrebbe più bloccato le radiazioni solari ultraviolette pericolose per la specie umana.

Ci fu nel 1976 l’accordo di Montreal in Canada in cui le aziende produttrici di queste sostanze e gli Stati dell’Occidente si misero d’accordo per eliminare questi prodotti chimici.

L’accordo è stato vincente e l’esposizione ai raggi del sole ci è ancora consentito, sempre con le dovute e normali precauzioni.

 

OPPORTUNITA’

Se il mondo è obbligato ad abbandonare i combustibili fossili, di cui l’Italia non possiede alcuna disponibilità di rilievo, prima lo facciamo con tecnologie, servizi, organizzazioni, professionalità, competenze, prodotti fortemente innovativi e primi saremo ad averne i benefici in termini di produzioni, occupazione e capacità di esportazione.

 

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