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Contro le misure spot, c’è bisogno del BES

Perché non si riesce a trovare una convergenza sul tema di un sistema fiscale che aiuti a “combattere” la denatalità?

Come politica ci portiamo dietro, sul punto, un colpevolissimo “girar la testa”. Col risultato che le famiglie hanno spostato più in là l`età della procreazione e che la donna non è stata sostenuta a sufficienza nel nuovo apporto che dà alla società. 

 

Nella politica non c`è sufficiente consapevolezza al riguardo? 

C`è, però ogni volta questo capitolo ha scontato il fatto di essere stato usato come terreno di scontro dentro le maggioranze di turno. Investire nelle famiglie è invece segno di modernità. Bisogna far passare il principio che il loro rafforzamento è un investimento straordinario per lo Stato, è anche un`opportunità economica. Perché la famiglia è il luogo in cui è più facile creare protezione e, quindi, anche ridurre i rischi sociali per il futuro. 

 

Vuole dire che, paradossalmente, la famiglia è finita con l`essere un tema divisivo?

Proprio così. Sbagliando, ovviamente. Invece è l`unico punto di riferimento contemporaneo assieme alla scuola, sottoposta a una società molto più frammentata e all`impatto delle migliaia di “sollecitazioni” e pressioni che arrivano dalle nuove tecnologie. 

 

Questo sul piano “filosofico”. Ma in concreto? 

Servono asili-nido obbligatori, e non facoltativi. Serve un aiuto economico alle famiglie, che arrivi fino all`esenzione fiscale totale, per quelle entro 40-50mila euro di reddito e dai 3 figli in su, fino a quando compiono la maggiore età. Poi più assistenza sui servizi sanitari e la partecipazione garantita ai viaggi d`istruzione per quegli studenti che oggi sono costretti a non farli perché non hanno possibilità finanziarie. Il sostegno inizia con il latte e i pannolini, ma deve essere completo fino alle borse di studio per andare all`università. È così che accompagni le nuove generazioni verso una società più equa e inclusiva. 

 

Solo un “libro dei sogni”? 

Il fatto è che da questa situazione non ne usciamo con misure spot. Negli ultimi 2-3 armi, a dire il vero, qualcosa è stato fatto, oggi a esempio una mamma ha i voucher baby-sitter fino ai 6 mesi. Ma siamo in presenza di una serie di sostegni che sono “figli” di iniziative parlamentari episodiche, tutte sganciate fra di loro. Manca il quadro d`insieme. Servirebbe, insomma, una sorta di testo unico delle famiglie. Renzi ha promesso una seria riduzione della pressione fiscale sull`Irpef e l`Ires. Bene, la si faccia ma tenendo presente che questa operazione accresce il suo senso se la si fa a partire dalle famiglie numerose. La parola d`ordine deve essere una: bambini. 

 

Può aiutare il Bes, l`indicatore del benessere equo e sostenibile, appena entrato nel ddl di riforma del bilancio dello Stato depositato alla Camera? 

Sì, molto. Il nuovo Bilancio sarà un`altra cosa rispetto a quelli messi alle spalle. Non sarà più un suk, non ci saranno più le norme da un lato e il “librone” coi numeri dall`altro. Ci saranno una serie di cose nuove, tipo l`abolizione delle clausole di salvaguardia e l`8 e il 5 per mille che non potranno più essere saccheggiati per altre spese e arriveranno prima, quasi in tempo reale, pochi mesi dopo la chiusura del Bilancio. L’indicatore di benessere è un lavoro che l`Istat ha fatto da 6 anni a questa parte, condensato in un rapporto annuale suddiviso in dodici sezioni che tutti dovrebbero leggere. 

 

Sì ma per i figli? 

Ora tutto ciò, grazie a un lavoro avviato per primo da Giulio Marcon (deputato di Sel, ndr) e sviluppato per un anno in Parlamento, diventa un allegato al Def (il Documento di economia e finanza, ndr), in primavera, in cui si parlerà appunto di asili, politiche per i figli, Co2 nell`aria, e tanto altro ancora. Ci sarà poi una risoluzione sull`impatto che il Bilancio annuale ha avuto sul Bes, da votare entro febbraio di ogni anno. Contiamo di partire con la prima votazione già a febbraio del 2017. Questo processo obbligherà tutti a un confronto culturale che, nei presupposti, dovrebbe riuscire a incidere anche sulle politiche economiche. Per me che sono nato il 18 marzo 1968, quando Bob Kennedy tenne il famoso discorso in cui per la prima volta lamentò l`inadeguatezza di un sistema economico basato unicamente sul Pil, è già un risultato. 

 

*Deputato PD, Presidente della Commissione Bilancio della Camera  Intervista rilasciata a Eugenio Fatigante, pubblicata su Avvenire 

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