È terrorista chiunque uccida deliberatamente bambini, donne e uomini “civili” in un’azione di guerra compiuta da propri soldati regolari e/o militanti e soldati irregolari.
Questo è quanto è stato compiuto da Hamas, questo è quanto sta compiendo da due anni il governo Netanyahu con l’esercito regolare israeliano.
Due colpe non fanno una ragione: restano due colpe differenti e autonome in cui le responsabilità sono dirette e non giustificabili attraverso proprietà transitive. Non solo. Uno Stato ha il diritto e il dovere di difendersi ma non può usare il terrorismo, deve usare i mezzi e gli strumenti che le convenzioni internazionali permettono e la morale e l’etica impongono.
Per gli atti di terrorismo compiuti da Hamas, dal governo Netanyahu e dall’esercito di Israele, le condanne non sono state però uguali, soprattutto da parte di molti governi e del Burattinaio principe di questa orribile vicenda di massacri.
E poi la fame; usarla come arma di guerra è contrario a tutte le leggi umane e, per nostra fortuna, è contrario anche alle corti di giustizia internazionali.
E poi distruggere gli ospedali dicendo che erano il rifugio di Hamas è orribile e sciocco. Chiunque si occupi o si sia occupato di guerre compiute da eserciti regolari contro eserciti irregolari sa che non è così che si vincono queste guerre.
E poi dire che Hamas ruba gli aiuti alimentari per venderli alla “borsa nera” è ridicolo e penoso; primo perché Hamas deve vivere in quel territorio da clandestino e deve essere “pesce nell’acqua”, e poi perché tutti sappiamo che è Netanyahu che ha chiuso i varchi umanitari e fatto marcire tonnellate di alimenti e medicinali al sole del deserto sui convogli ai confini con l’Egitto.
E poi la distruzione dei luoghi della memoria. Questo è un atto che accresce la colpa e ci fa giudicare questa guerra-massacro non solo come genocidio ma anche come etnocidio. Non si distruggono civiltà e luoghi, uomini e culture: chi lo fa deve essere condannato senza se e senza ma.
E non si dica che chi manifesta il proprio dissenso verso l’attuale governo di Israele sia anti-ebreo. Quando il nazismo e il fascismo hanno ucciso Ebrei, comunisti, socialisti, democratici, Rom, omosessuali, ci siamo dichiarati antifascisti e antinazisti, nessuno si è dichiarato anti-italiano o anti-tedesco.
Certo, chi è legato ai valori culturali ed etici così come definiti dalle storie delle comunità e della pace, si aspetta una reazione al governo Netanyahu anche dall’altra Israele, che contrasti l’azione sguaiata del governo e dei coloni. Lo aspettiamo perché tutti sappiamo che gli Ebrei sono un grande popolo che ha sofferto per secoli e non può condividere un genocidio dopo averlo subito.
E poi la Flotilla. Perché non vogliono farla arrivare a Gaza? Perché i palestinesi devono morire di fame e il mondo non deve vedere, così come non doveva vedere dentro i lager in cui voi siete stati vittime innocenti? È questo il motivo per cui il vostro esercito ha nel mirino giornalisti e fotografi?
Se siete disposti FORSE ad accettare un corridoio umanitario gestito dalle religioni, allora il vero problema è la Flotilla, formata da «cittadini» che, seguendo i dettati della morale, della convivenza e della libertà dei popoli, si contrappone al terrorismo, al genocidio, all’etnocidio di Netanyahu e dell’esercito israeliano proponendosi come «partigiana» composta da «cittadini per la libertà».
E poi l’indignazione è di tutti, laici e religiosi; citiamo l’arcivescovo di Genova Marco Tasca: “… e mi chiedo: qual è la cosa più utile per la gente a Gaza? Ma nel mio cuore io direi andiamo avanti … In un momento così grave in cui vediamo che stanno compiendo il male del mondo su gente inerme, su donne e bambini … noi dobbiamo dare dei segnali. La missione della Flotilla ha proprio il merito di aver reso evidente la follia di quello che sta accadendo a Gaza”.
E poi cara Giorgia Meloni, se veramente puoi mandare nell’arco di attimi gli stessi aiuti umanitari che porterà la Flotilla, perché non lo fai?
I nostri padri latini incoraggiano la Flotilla: venire voluit, qui potuit subvenire che, in modo libero, può essere tradotta: volle venire chi avrebbe potuto solo aiutarci.