Giovedì 3 ottobre scorso, presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Napoli – Federico II sono stati presentati e discussi due numeri monografici che la storica Rivista Sociologia del Lavoro ha voluto dedicare ai giovani studiosi.
Oltre a Michele La Rosa (Direttore della Rivista e curatore dei due Volumi), hanno discusso dell’iniziativa Umberto Pallareti, co-curatore di uno dei Volumi e AD di Form.Art (ente di formazione, emanazione di Confartigianato Emilia-Romagna che ha sostenuto anche finanziariamente la pubblicazione), Enrica Amaturo (Direttrice del Dipartimento di Scienze Sociali), Mirella Giannini (Prof.ssa di Sociologia dei processi economici e del lavoro) ed Enrica Morlicchio (Prof.ssa di Sociologia dello sviluppo).
L’esperienza della Rivista assume notevole spessore nella misura in cui si invitano giovani studiosi, in gran parte ancora in fase di crescita professionale e di sicuro instabili – per non dire “precari” – nelle loro posizioni lavorative, a proporre riflessioni scientificamente informate sulla struttura del mercato del lavoro e sulle sue evoluzioni, sul ruolo della rappresentanza e dei gruppi professionali, sul vissuto soggettivo del lavoro (e del non lavoro) in termini di collettivo, di sicurezza e di ruoli familiari. Giovani studiosi, pertanto, come osservatori privilegiati e compartecipi del loro oggetto di studio, con i limiti e le potenzialità che un tale punto di vista può comportare.
Ad esempio, tra le riflessioni sollevate dai relatori e da alcuni degli Autori presenti in sala, Michele La Rosa ha fatto notare come nei saggi inclusi, pur in presenza di contesti di disagio e scenari anche preoccupanti, non si evidenzi una estrema drammatizzazione delle condizioni e delle potenzialità del lavoro presente e futuro. Una considerazione che invita decisori e operatori ad accogliere le analisi lucide di chi, dal suo osservatorio privilegiato, può ragionevolmente dire molto in termini di analisi e di proposta.
Il valore simbolico dell’iniziativa di Sociologia del Lavoro va accolto anche in tal senso.
In questo quadro, di seguito si espongono alcuni dei temi presenti nei due Volumi (pubblicati nel 2011 e nel 2013) che contengono nel complesso 30 saggi di altrettanti ricercatori under 35, selezionati con apposito Bando Pubblico. Visto lo spazio concesso, si propone, ovviamente, solo un cenno dei principali contenuti delle due pubblicazioni, rimandando alla lettura della Rivista per ogni approfondimento.
Il primo Volume, intitolato La ricerca sociologica e i temi del lavoro. Giovani ricercatori italiani a confronto si articola in tre sezioni: nella prima sono inclusi i saggi di carattere generale, che indagano il rapporto fra cambiamento e significati del lavoro, il vissuto soggettivo dei lavoratori, giovani e meno giovani, che sperimentano rapporti di lavoro differenti e per certi versi ancora problematici, le nuove responsabilità sociali con le quali l’impresa si deve confrontare come “insieme di pratiche”. La seconda sezione raccoglie invece gli scritti afferenti ad alcuni temi oggi molto diffusi: dal lavoro delle donne (esiste un lavoro per donne?) a quello dei giovani, dal lavoro degli immigrati, alla condizione pressoché generalizzata di precariato, che colpisce tutti i lavoratori seppur in diverse forme e modalità. La terza sezione, infine, contiene saggi su temi più specifici: dai nuovi profili professionali all’analisi processuale dell’implementazione delle politiche del lavoro comunitarie in contesti territoriali, fino alle ultime strategie che si impongono alle organizzazioni sindacali.
Il secondo Volume, intitolato Lavoro e ricerca sociologica. Un confronto tra giovani ricercatori italiani si articola in cinque sezioni: Mercato del lavoro, Genere e mercato del lavoro, Organizzazione e professioni, Welfare e lavoro, Relazioni industriali e sindacato. Le prime due sezioni toccano temi quali precarizzazione, autonomia ma anche significato e rappresentazione del lavoro con specifici approfondimenti sulle differenze di genere nella partecipazione al mercato del lavoro. Organizzazioni professionali, strumenti di sostegno al reddito e relazioni industriali sono le tematiche affrontate nelle successive sezioni. Su quest’ultimo aspetto, che implica il ruolo delle OO.SS., desideriamo concludere questa scheda.
Il saggio di Enrico Sacco su Il sindacalismo italiano tra gli anni Cinquanta e Settanta rappresenta infatti una interessante riflessione della crisi del sindacalismo italiano attuale ma svolta a partire dalla ricostruzione della sua storia contemporanea. In effetti, come l’Autore sottolinea in apertura, l’accostamento del sindacato alla sua inevitabile crisi sembra essere divenuto un fenomeno autoevidente e quasi sempre letto sulla base di analisi dell’attuale. La rappresentanza dei lavoratori è chiamata ad affrontare fenomeni apparentemente ineluttabili (crescita della competizione internazionale, de-pubblicizzazione dell’economia, individualizzazione della contrattazione ecc.) che ne cagionerebbero uno straordinario indebolimento o – in ogni caso – una necessaria “rivoluzione” delle sue forme.
Ebbene, l’analisi del trentennio, che ha visto l’affermazione delle tre confederazioni, permette all’Autore di delineare un percorso di istituzionalizzazione al cui interno hanno teso a fossilizzarsi alcune delle cause della crisi attuale. Tra i nodi problematici strutturatisi storicamente nell’azione sindacale italiana, uno su tutti: il rapporto delle tre confederazioni con il sistema partitocratico. Un tema assai delicato, connesso alla preoccupante dipendenza delle OO.SS. dai voleri dei partiti di riferimento che, nonostante i profondi mutamenti del sistema politico italiano, sembra tutt’altro che appassita: le trasformazioni (o la frammentazione?) del sistema dei partiti attuale, in presenza di un cordone ombelicale tra rappresentanza politica e sindacale, può generare, infatti, incertezza e confusione in merito alle strategie di difesa del lavoro.