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E’ anche uno sprone all’iniziativa del sindacato

In un mondo percorso da conflitti sociali, un mondo malato di ingiustizie, piegato agli interessi della grande finanza e delle multinazionali, qualcuno avrà storto il naso pensando ad una Enciclica papale dedicata all’ambiente. In realtà, per chi non si è fermato ai titoli dei giornali, è apparsa subito chiara l’enorme portata di un documento il cui messaggio centrale è proprio l’interconnessione fra le varie questioni del nostro tempo. Questioni che anche il sindacato fronteggia quotidianamente.

A leggere con attenzione il testo, infatti, ci si accorge che Papa Francesco, assume il termine ‘ecologia’ non nel significato comune e spesso superficiale ma nel significato profondo di uno sguardo sistemico che mette in primo piano le relazioni delle parti tra loro e con il tutto: ‘Tutto è connesso’, ‘Tutto è in relazione’, ripete continuamente. Il mondo è un ecosistema e non si può agire su una parte senza che le altre ne risentano. 

Come non ricordare le emozionanti e come sempre sagge parole di Papa Francesco nel suo video messaggio nella giornata inaugurale di EXPO 2015, che ci ha ricordato come questa siaun’occasione propizia per globalizzare la solidarietà, e come sia nostro compito cercare  di non sprecarla ma di valorizzarla pienamente. Il Papa ha anche sottolineato come il tema di questa Esposizione  “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, sia  così importante, così essenziale… purché non resti solo un “tema”, purché sia sempre accompagnato dalla coscienza dei “volti”: i volti di milioni di persone che oggi hanno fame, che oggi non mangeranno in modo degno di un essere umano.

Quindi la terra, dalla quale si genera tutto. E quindi, pochi giorni dopo il messaggio a Expo,  l’enciclica Laudato Sì, in onore di San Francesco e del suo amore per la natura, che rappresenta  un’occasione importante di riflessione.

Le parole del Santo Padre sono certa ci guideranno da qui in avanti perché il rispetto dell’ambiente, l’importanza della terra e il tema del lavoro e del cibo a questa collegati, siano messi in condizioni di pieno accesso da parte della popolazione mondiale e non solo di pochi,  per restituire la dignità della vita e la garanzia della salute a milioni di persone,  soprattutto a donne e bambini, che  soffrono ancora oggi la fame e la mancanza di acqua potabile.

Questo approccio è il passo avanti che l’enciclica Laudato sì consegna a tutti noi, credenti e non.  L’ecologia integrale ci chiede di cercare che cosa tiene uniti fenomeni che spesso sono concepiti come separati, a partire dalla giustizia sociale e dall’ambiente: “Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale”, avverte Papa Francesco. Ciò si esprime nelle varie forme di esclusione dei poveri, disoccupati e svantaggiati dai benefici economici, dalla partecipazione politica, dal riconoscimento dei diritti, in una parola dalla comunità della famiglia umana. L’appello del Papa per l’ecologia integrale, che noi raccogliamo, vuole invece invitare ad una nuova solidarietà che intende risolvere tali problemi sociali dalla loro radice. 

Penso, ad esempio, alle origini della grande emergenza umanitaria dei migranti determinatasi a seguito dei conflitti, delle carestie e dell’estrema povertà a cui sono condannate milioni di persone nel continente africano. Pensiamo alla Siria: cinque anni di guerra, due milioni di giovani che oramai rappresentano una generazione perduta, il 60% della popolazione ridotta in povertà, sette milioni di profughi, numeri che circoscrivono i confini di una tragedia umanitaria, civile ed economica senza precedenti e che in realtà trae origine dalla gravissima siccità che, dal 2006 al 2011, ha colpito il Paese. 

Un cambiamento climatico che ha aggravato i disordini sociali, facendoli sfociare in una rivolta aperta. Rivolta che è poi diventata quella guerra – dai contorni un po’ opachi – ad intensità variabile che ha coinvolto anche le nazioni occidentali. 

Le guerre che vediamo e che portano migliaia di disperati in fuga dalle violenze, dalle persecuzioni ma anche dalla fame, il loro dramma, deve interrogare tutti noi. Tutti noi dobbiamo sentirci coinvolti in un grande progetto di solidarietà. E su questo, il sindacato ha un grande dovere di responsabilità.

Possiamo considerare adeguata la risposta fin qui adottata dai governi dei Paesi occidentali di fronte al fenomeno delle migrazioni e dei cambiamenti climatici? Certamente no. Per questo il bilancio in termini di perdita di vite umane dovuta all’incapacità di affrontare entrambe queste emergenze così direttamente interconnesse rappresenta non solo una sconfitta per tutti noi ma una vergogna per l’intera comunità internazionale, che fino ad oggi ha fatto molto poco per scongiurare questa ecatombe che pesa quotidianamente sulle nostre coscienze. 

Per questo oggi non possiamo e non dobbiamo lasciar cadere nel vuoto l’appello di Papa Francesco rispetto al rischio di una perdita della responsabilità civile che alberga in ciascuno di noi di fronte al dramma di migliaia di persone, donne, bambini, anziani in cerca di una speranza di vita migliore. La tentazione di girare la testa dall’altra parte, come cattolici e come sindacalisti, la respingiamo fermamente. Così come respingiamo l’immagine di un’Europa che si chiude nel recinto dell’egoismo e che edifica mura per arginare l’afflusso dei migranti. Non è questa l’Europa per cui i nostri padri hanno lottato. Questa è una aberrazione della storia e dei valori della civiltà democratica e libera su cui si è costruita ogni società civile. Dobbiamo riscoprire il senso dell’accoglienza e promuovere politiche di cooperazione internazionale per affrontare nel modo migliore quest’emergenza. E dobbiamo cercare di gestire un insieme di complicazioni determinate in parte da problemi strutturali e noti, presenti nel Paese come illegalità, lavoro nero e caporalato e l’acuirsi di quelli che le crisi economiche e geopolitiche stanno alimentando.

Papa Francesco come in altre occasioni ci chiama fortemente a essere attivi per un mondo più giusto e più inclusivo, per una economia più attenta ai problemi etici, a batterci contro il predominio della finanza speculativa e la generale indifferenza di fronte al dramma dei migranti, a rinnovare il nostro impegno a favore di un lavoro dignitoso per tutte le donne e gli uomini del pianeta. 

Lavoro e dignità: questo il binomio che ha guidato fin da subito il magistero di Papa Bergoglio. Binomio che, nella lettera enciclica, si concretizza nel rapporto tra persona e realtà attraverso la dimensione soggettiva e relazionale del lavoro. La dignità nasce e si sviluppa nel rapporto dell’uomo con l’ambiente che lo circonda, e il lavoro è la dimensione che, più di tutte, lo consente o anche, a seconda delle circostanze, rischia di calpestarla e negarla. 

Il lavoro, ci ricorda Papa Francesco, è insomma molto di più di una necessità per garantirsi la sopravvivenza e mantenere, con la propria fatica, se stessi o una famiglia. Ecco perché, sottolinea, anche l’aiuto ai poveri con somme di denaro può essere utile in momenti di emergenza, ma non può essere mai sostitutivo del diritto a un lavoro decente. Perché solo il lavoro concorre a restituire la dignità alla persona che l’ha persa, riconsegnando con essa all’uomo il proprio rapporto con il reale. 

Quanto coraggio in queste parole, e quanto per la Cisl rappresentano una stella polare da seguire e alle quali affrancarci come abbiamo fatto in questi nostri 65 anni di storia come cattolici impegnati nella società e nella costruzione di un mercato del lavoro capace di dare dignità e tutele per tutti.

Il diritto alla occupazione è così un diritto primario, a partire dal quale deve orientarsi tutta la discussione sul cambiamento in atto nelle imprese e nel mercato del lavoro. Provocazione che a qualcuno potrà sembrare scontata, ma che è sistematicamente relegata ai margini di un dibattito ancora tutto ideologico e che pare voler contrapporre impresa e lavoratore, che al contrario sono alleati nella dimensione relazionale della costruzione quotidiana del bene comune attraverso il lavoro.

Superare le relazioni consolidate tra capitale e lavoro con una prospettiva diversa, con il lavoratore quale attore strategico nel successo di ogni iniziativa produttiva, apre un differente scenario per lo stesso ruolo delle organizzazioni sindacali. È questo che orienta il nostro impegno, ogni giorno, che ci sprona a dare più efficacia alla stessa politica contrattuale che necessita, come noi sosteniamo, di nuovi modelli negoziali che esaltino questo aspetto e aprano a una più attiva partecipazione dei lavoratori alle stesse dinamiche delle imprese nelle quali operano.

Cambiano le forme storiche, la funzione e il ruolo stesso del lavoro, ma non mutano, per la Cisl, le sue esigenze insopprimibili. La salvaguardia dei diritti dell’uomo che lavora, che devono camminare di pari passo con i mutamenti propri delle veloci trasformazioni in atto sono questioni per noi imprescindibili. Questo ci deve portare a moltiplicare il nostro impegno per dare contorni concreti a un nuovo umanesimo del lavoro non solo del nostro Paese ma a livello globale, attraverso una forte solidarietà fra tutti. 

In definitiva, la Cisl punta a farsi soggetto di modernizzazione e di trasformazione, accettando le sfide dell’innovazione, della flessibilità, dell’allargamento degli orizzonti di riferimento, della crescente complessità del sociale. Per confrontarci con tali sfide non possiamo stare al di fuori  e neppure limitarci a contrattare con le diverse controparti. Occorre, viceversa, un’assunzione diretta di responsabilità nell’indirizzo, nel controllo e anche, talvolta, nella gestione delle scelte economiche e sociali. Significa giocoforza passare da una “cultura delle conseguenze” a una “cultura di progetto”, mettendo in comunicazione interessi differenziati, esplicitando e costruendo comuni valori condivisi, dandosi un programma e una speranza di vita buona, o per lo meno dignitosa, per tutti.

Spunti questi che possono contribuire ad una nuova primavera del lavoro e della persona, nel suo rapporto con l’ambiente, con le innovazioni tecnologiche,  con i temi dello sviluppo sostenibile, dell’energia rinnovabile e della green economy coniugando lo sviluppo tecnologico con il rispetto dell’ambiente e della vita.

Infatti, il torto più grande che potremmo fare all’appello di papa Francesco è pensare che Laudato sì non contenga altro che utopistici appelli morali e irrealistici modelli di azione come non pochi economisti si sono subito affrettati a sostenere. Per non cedere a questa tentazione bisogna rendersi conto che nella nostra epoca non bastano più tecnici e burocrati per orientare gli scenari futuri. Lavorare insieme per leggere la complessità che ci circonda, unendo sforzi e prospettive, è il prossimo passo per chi ha a cuore il futuro del lavoro. 

Di sicuro la Cisl metterà in campo le energie migliori per raccogliere i richiami di Papa Francesco e si mobiliterà con un rinnovato impegno e una maggiore responsabilità per la costruzione di uno sviluppo ambientale sostenibile e rispettoso delle persone. Anche in questo progetto coinvolgeremo come sempre i nostri iscritti e i lavoratori per alimentare nella nostra azione sindacale la visione universalistica cui ci richiama il Pontefice. Già a partire dal prossimo appuntamento della Conferenza sul clima di Parigi 2015, infatti, la Cisl sarà impegnata unitamente al sindacato internazionale nel moltiplicare gli sforzi per il successo di un accordo sui temi della sostenibilità ambientale e sociale di un nuovo e più equo sviluppo economico.

Perché l’aver rimosso la centralità e la dignità dell’uomo e  valori  che sono le fondamenta di una comunità come la carità cristiana e la solidarietà, ha destabilizzato la nostra società.  E’ necessario dunque cambiare il sistema capitalistico per un’economia civile e solidale che venga incontro alle esigenze di quanti sono in difficoltà, dei deboli e degli emarginati, di chi vive in povertà.   In  questi difficili anni di crisi, la priorità delle donne e degli uomini della Cisl, è stato continuare ad essere un sindacato responsabile, la nostra missione è stata difendere i lavoratori nelle dismissioni, nelle ristrutturazioni, allargando il livello di protezione con strumenti appropriarti per tutte le persone prescindendo dai settori o delle tipologie contrattuali.  Non ci siamo lasciati condizionare, abbiamo lavorato e siamo stati a tutti i tavoli nei quali si parlava di tutelare lavoro, giovani, famiglie: temi sindacali, come abbiamo sempre fatto, con ogni governo. 

Abbiamo posto con forza il tema della riforma fiscale perché per noi la giustizia e l’equità sociale sono le basi da cui ripartire per perseguire con chiarezza gli interessi generali della società. Abbiamo sollecitato il Governo per  una rinnovata attenzione alla famiglia, prima cellula della società, simbolicamente prima comunità di ogni società, in forte difficoltà. In particolare le madri lavoratrici hanno sulle loro spalle la cura dei figli e dei genitori anziani, dei non autosufficienti, dei disabili.  

Abbiamo  sempre lavorato per salvare quanti più posti di lavoro possibile. Con impegno ci siamo battuti per favorire il dialogo tra le parti sociali e con le istituzioni per trovare soluzioni condivise, facendo prevalere sempre il senso di responsabilità e il bene comune, così com’è nella  tradizione della Cisl, una confederazione autonoma, apolitica e aconfessionale, ispirata agli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, fonte ogni giorno di forza e di motivazione nel nostro agire sindacale. 

E su queste basi vogliamo costruire il mondo del futuro e dare una speranza alle nuove generazioni.

 (*) Segretaria Generale della Cisl

 

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