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E’ di destra o di sinistra distinguere previdenza da assistenza?

L’ostinazione a rifiutare di affrontare la distinzione della spesa pubblica per la previdenza da quella per le misure assistenziali è di destra o di sinistra?

Fino ad ora sembrava essere di destra, come dimostra da ultimo la richiesta dei Sindacati confederali di istituire un’altra commissione di studio per studiare il fenomeno.

Ma a parte il fatto che le commissioni di studio servono molto spesso per rinviare la questione sine die,  è di questi giorni un’indagine dell’OCSE che ha già esaurientemente indagato il fenomeno dimostrando che la spesa pubblica previdenziale italiana è nella norma europea, cosa che sembra essere ignorata non solo dal Ministero dell’Economia e dal Commissario per la spending review, ma anche dai Commissari Europei che insistono nei moniti al Governo italiano perché riduca la spesa pubblica previdenziale.

La conseguenza di questo incredibile pasticcio si va traducendo – grazie anche alle elaborazioni di gran parte degli economisti nostrani allocati in prestigiose università – nella più socialista delle soluzioni degna dei paesi scandinavi: inserire anche la previdenza sociale nelle forme assistenziali del Welfare.

Tale paradosso sembra affacciarsi anche nelle riflessioni dei giuslavoristi che, partendo dalle recenti innovazioni normative del lavoro agile o smart job e simili, comincia a chiedersi se ha ancora senso distinguere il lavoro subordinato da quello autonomo o di quello a termine da quello a tempo indeterminato.

Certo bisogna riconoscere che il sistema ha bisogno di una energica semplificazione soprattutto dopo l’illusione che potesse risolversi tutto con innovazioni normative e con il sistema dell’erogazione di “bonus”.

Se il problema è (e lo è) un intervento serio efficace e soprattutto sistematico per la riduzione del costo del lavoro, occorre anzitutto sgravarlo dei numerosi oneri impropri anche organizzativi che gli sono estranei e parallelamente rivedere, anche alla luce dell’esperienza fatta, il sistema e i costi della previdenza complementare, ponendo il tema a livello europeo.

Procedere con il sistema della decontribuzione a fondo perduto o del sistema delle mensilità di indennizzo per i licenziamenti illegittimi scoraggia ogni seria pianificazione aziendale, favorendo il vivere alla giornata e soprattutto la precarizzazione endemica del lavoro dipendente.

Si apre ora una non breve stagione elettorale. Ma non è detto che tutto si debba fermare. Se vogliono le Parti Sociali possono formulare le proposte che prima o poi dovranno presentare al Governo, qualunque esso sia.

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NEWSLETTER NUOVI LAVORI – DIRETTORE RESPONSABILE: PierLuigi Mele – COMITATO DI REDAZIONE: Maurizio BENETTI, Cecilia BRIGHI, Giuseppantonio CELA, Mario CONCLAVE, Luigi DELLE CAVE, Andrea GANDINI, Erika HANKO, Marino LIZZA, Vittorio MARTONE, Pier Luigi MELE, Raffaele MORESE, Gabriele OLINI, Antonio TURSILLI – Lucia VALENTE – Manlio VENDITTELLI – EDITORE: Associazione Nuovi Lavori – PERIODICO QUINDICINALE, registrazione del Tribunale di Roma n.228 del 16.06.2008

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