Papa Francesco è il dono più prezioso (anzi, inestimabile) che la Chiesa cattolica romana ci abbia offerto, oltre che il regalo di cui la società aveva più bisogno in questi tempi tormentati dall’incertezza, privi di direzione, alla deriva, senza uno scopo e senza fiducia.
Più di qualsiasi altra cosa, il mondo di oggi, caratterizzato da sconvolgimenti, catastrofi e crisi, è un insieme di problemi che richiedono attenzione e devono portare all’azione. Tra i personaggi in vista e dotati di autorità a livello mondiale, solo Jorge Mario Bergoglio ha compreso e definito in modo chiaro le priorità da affrontare:
– richiamare alla memoria l’importanza dell’arte del dialogo, che non impariamo mai abbastanza e che in questo momento sembra dimenticata: una conversazione che porta a considerare i punti di vista, i valori e le priorità diversi dai nostri; una conversazione non mirata a sconfiggere, umiliare o ridicolizzare un avversario, ma guidata dall’empatia e rivolta alla comprensione reciproca, in grado di elaborare un modus convivendi e una vera solidarietà comune nel lavorare insieme per rendere il mondo più ospitale per la bontà, la giustizia, la misericordia e l’amore;
– lottare contro l’ineguaglianza dilagante e profonda, contro la povertà e la sofferenza e l’umiliazione che provoca, insieme al rifiuto o alla mancanza di rispetto per la dignità umana, e quindi anche contro le loro cause: avidità, cecità morale, indifferenza verso il dolore degli altri esseri umani accompagnata da autoreferenzialità di interessi, intenzioni e azioni;
– inserire questi e altri problemi di gravità simile nei curricula delle scuole di ogni livello, dal più basso al più alto; Francesco ha affidato all’educazione il compito di far rinascere i criteri morali perduti e ridare vitalità ai valori spirituali per riportarli alla magnificenza e all’eminenza erose da un materialismo senza limiti, da un consumismo sfrenato e da una ricerca di profitto continua e disonesta. In questo modo ci ha invitati a prepararci per una lotta lunga e difficile; nell’educazione non ci sono soluzioni rapide, scorciatoie, risultati immediati. Come ci avverte e ci insegna l’antico proverbio cinese: «Se fai progetti per un anno, semina grano; se fai progetti per dieci anni, pianta alberi; se fai progetti per cento anni, educa le persone».
Il dono chiamato papa Francesco offre al mondo uno scopo e alla nostra vita il suo significato. Dimostreremo di essere capaci e disposti ad accettare questa proposta e ad agire di conseguenza?
(*)già pubblicato su “la Repubblica” dell’ 8 marzo 2017