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Il sindacato, casa comune e passione solidale

Quella con Franco Marini è stata una delle amicizie più vere della mia esperienza nel sindacato. Ci siamo conosciuti fin dagli anni ’60 ed ho apprezzato sempre la sua decisione, la sua concretezza, il considerare il sindacato una casa comune ed una passione solidale. Era convinto della necessità di rinnovare il sindacato. Quando ci battemmo, alla fine degli anni’ 60, per l’unità sindacale, Franco preferì il passo graduale della Federazione unitaria anche per l’attaccamento forte che aveva alla identità della Cisl. In questi ultimi anni, però, eravamo ambedue convinti che l’obiettivo dell’unità sindacale andava realizzato soprattutto per fornire al Paese un interlocutore forte nel valorizzare il mondo del lavoro.

In una intervista collettiva su Il Venerdì di Repubblica del 27 aprile 2018 con me e con Antonio Pizzinato Franco Marini avevamo concordemente sottolineato che ai tempi di Di Vittorio c’era la piazza del paese dove i “caporali” andavano a scegliere le braccia da utilizzare nei campi, oggi quella piazza è lo spazio digitale. Una dimensione bifronte: dentro ci trovi la protesta come il neo sfruttamento. Non solo. La foga concorrenziale corrode vincoli, anche generazionali. Nel tuo coetaneo non vedi più un compagno, ma un rivale, un concorrente.

Va capito che senza sindacato diventi irrilevante, non esisti più né come lavoratore né come cittadino. Ecco perché in occasione di quella intervista con Franco avevamo duramente stigmatizzato l’errore compiuto dai vari governi di centrosinistra perché avevano indebolito i corpi intermedi (organizzazioni di rappresentanza, associazioni imprenditoriali, movimenti, volontariato, sindacati) spianando così la strada ai populismi e al qualunquismo. 

Amici nel sindacato, ognuno con le proprie idee, amici nella stagione della politica, specialmente in Senato del quale Franco divenne Presidente in una delle tante fasi difficili della nostra vita politica. Quando anche Fausto Bertinotti era Presidente alla Camera. Riuscimmo tutti e tre a dare un senso alla nostra esperienza sindacale sui problemi della giustizia sociale e del lavoro. La passione politica era del resto una delle caratteristiche del nostro comune impegno. Si deve a Marini se la esperienza della corrente di Forze Nuove nella Dc sia sopravvissuta al suo fondatore Carlo Donat Cattin, salvando così una tradizione importante dell’impegno nel sociale e nella politica dei cattolici democratici. Franco divenne come il suo antico capocorrente un bravo, abile e rispettato  Ministro del Lavoro.  

Franco era generoso. Ricordo alcuni episodi del suo impegno in campo internazionale: ci recammo più volte nel Cile di Pinochet per sostenere i sindacati democratici. Era molto rischioso. Non avemmo nessuna paura. Ci aspettava sempre alla scaletta dell’aereo che ci portava da Roma a Santiago, il cardinale Silva Enriquez. Ci tutelava in ogni modo. Ci ospitava nella sua residenza. Organizzava gli incontri con la resistenza cilena. Era un uomo straordinario. Quando veniva a Roma a casa di Franco Marini progettavamo le iniziative per continuare a tutelare i cileni democratici. Il Cardinale parlava un italiano perfetto, con un accento romanesco (amava cantare “Arrivederci Roma”).. Aiutammo anche gli argentini, i brasiliani del sindacato di Lula. Su questo punto per Marini la solidarietà legata ad una idea di libertà come diritto era un dovere. Ci recammo una volta in Vaticano da Papa Giovanni Paolo Secondo per perorare la causa di due importanti sindacalisti cileni (Bustos e Martinez) che erano stati arrestati da Pinochet. Il Papa ci ascoltò’, annuì, e …il giorno dopo i due dirigenti sindacali cileni furono liberati. Il Papa però, alla fine del colloquio, ci aveva preso sotto braccio e ci aveva chiesto: ma per Walesa arrestato in Polonia che cosa fate? “Santità – gli rispondemmo meravigliati – stiamo facendo molte iniziative e manifestazioni e poi ….abbiamo proposto per Walesa il Nobel per la pace”. 

Un altro ricordo di Franco è l’impegno che profuse nella lotta al terrorismo. Con coraggio, con determinazione, con passione, furono tante le assemblee, i dibattiti, le conferenze, le manifestazioni che svolgemmo assieme in tutta Italia con Pierre Carniti e con Luciano Lama. Franco Marini soccorse e salvò Gino Giugni, che aveva il suo studio in Via Livenza, vicino a Via Po ove è la sede nazionale della Cisl. “Sentii gli spari – racconta Franco – voltai l’angolo della strada e vidi un motorino che scappava. Giugni era aggrappato ad un muro con una emorragia inarrestabile alla gamba. La annodai con la cintura dei pantaloni di Romano che era con me. Venne l’ambulanza. Lo accompagnai al pronto soccorso. Gino non si lamentava, non diceva niente, mi stringeva la mano e mi guardava fisso. Si salvò. La cintura era stata provvidenziale”.

Franco ha svolto un ruolo importante in politica: è stato ministro, Segretario generale del Partito Popolare, parlamentare europeo e Presidente del Senato. E’ stato due volte ad un passo dal divenire Presidente della Repubblica (nel 1999 quando poi venne eletto Ciampi, nel 2013 quando venne riconfermato Napolitano). Francamente mi sarebbe davvero piaciuto che ce l’avesse fatta.    

In Franco il senso della solidarietà e della libertà da tutelare ovunque era davvero forte. Lo esprimeva con quel carattere aperto che era la sua forza. Un amico che non avresti mai voluto perdere. E che resta saldo nell’affetto e nel ricordo.

 

* Già Segretario Generale UIL, attuale Presidente della Fondazione Buozzi

 

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