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Elogio degli alti salari, fanno emergere amare verità

C’ è un tifoso non tanto occulto dei rinnovi contrattuali in corso ed in particolare delle richieste salariali presentate dalle categorie di tutti i settori privati. E’ il Ministro all’Economia, Giancarlo Giorgetti. Dal prelievo automatico che potrà realizzare l’Agenzia delle Entrate, si aspetta un incremento che possa contribuire a coprire larga parte di quel disavanzo di circa 20 miliardi di euro del bilancio del 2025. Assieme all’aumento dell’occupazione, che ha comportato già una crescita del prelievo fiscale, questo traguardo potrebbe essere realizzato. 

“Contiamo sicuramente sulle entrate, che stanno registrando un trend superiore alle attese…. Nessun dubbio sulla proroga del taglio del cuneo contributivo, una misura che ha garantito ossigeno ai lavoratori” Così si è espresso entusiasticamente il Sottosegretario all’Economia Federico Freni. Dicono che è tra i più competenti dei membri del Governo, ma sicuramente non tra i più furbi. In questo caso, non si è reso conto che ha spiegato una vera e propria ingiustizia. Siccome la causa del dissesto del bilancio è la dissennata corsa sia al finanziamento del 110% per le ristrutturazioni delle case che alle varie misure di flat tax e concordato preventivo degli autonomi e dei professionisti, a ripianare queste misure assurge a salvatore della patria (ossia il bilancio dello Stato) il mondo del lavoro, da quello garantito e ben pagato, fino al lavoro povero dei settori meno sindacalizzati.

Il limone viene spremuto ulteriormente. E’ da ricordare sempre che a finanziare lo Stato partecipano lavoratori e pensionati per l’80% delle entrate. Percentuale che crescerà ulteriormente man mano che si rinnoveranno i contratti. Ce lo ha ricordato Maurizio Benetti nella newsletter di Nuovi Lavori 338. “Il caso più semplice è quello del lavoratore con una retribuzione lorda superiore a 55.000 euro annuo…… Al nostro lavoratore si può applicare, secondo il luogo di residenza, un’aliquota marginale Irpef complessiva che varia dal 44,23% al 47,13%. Fatto 100 l’aumento retributivo lordo, quello netto, tolto contributi e fisco, diventa nei due casi 50,64 e 48,61”. E’ comprensibile l’interesse di Giorgetti. Certo, è annunciata una modesta decontribuzione, per di più – come nei due anni precedenti – limitata al 2025. Viene riproposta come un’attenzione particolare per i redditi dei lavoratori, senza però aggiungere che il prelievo è permanente, il taglio contributivo è congiunturale. Il primo è per sempre, il secondo è a tempo. Da una mano si dà poco, dall’altra si prende sempre di più.

Siamo, dunque, alle solite. Gli aumenti salariali consistenti sono sacrosanti e per alcuni settori arrivano a inflazione alta già consumata. I redditi da lavoro e da pensioni sono stati limati. Se si aggiunge un’ulteriore scure fiscale, è chiaro che la potenzialità consumistica o di risparmio dei ceti medi e medio-bassi continua ad essere compressa. 

Nello stesso tempo, il finanziamento e il rafforzamento dei servizi pubblici e in particolare della sanità e della scuola non vengono incrementati da questa compressione. Altre, come ho detto, sono state finora le priorità del Governo e quindi la forte spinta che il sistema produttivo ha dato alla crescita economica degli ultimi anni, si è tradotta in una ridistribuzione della ricchezza tra i vari ceti sociali, fortemente iniqua. Giorgetti applaude i lavoratori ma in realtà strizza l’occhio agli imprenditori.

Specie a chi è piccolo, autonomo, prevalentemente terziario. Le politiche adottate tendono ad invogliare a rimanere tale. L’occupazione autonoma italiana è il 21,7% sull’occupazione totale, rispetto alla media UE del 14,3%). Su 1000 occupati in attività di tipo professionale, scientifico o tecnico il 58,8% sono autonomi (in Europa 31%). E’ evidente che esiste un problema di struttura del sistema produttivo e del mercato del lavoro irrisolto e che ha conseguenze anche sulla distribuzione dei salari.

Gli alti salari, come il salario minimo non possono da soli costruire soluzioni di maggiore uguaglianza e solidarietà sociale. Da un lato, si è sempre troppo in ritardo nel costruire un nuovo sistema fiscale non più incentrato sull’IRPEF ma sul conflitto di interessi e dall’altro va posto all’ordine del giorno l’innalzamento della qualità della struttura e della dimensione d’impresa per poter raggiungere equilibri economici e sociali di lungo periodo. 

Ancora una volta, si deve constatare che al timone del Paese c’è chi si occupa solo di aggiustare i numeri, con artifici da retrobottega. I problemi strutturali così facendo si aggravano. Ci fanno avere nostalgia di Alcide De Gasperi che pensò, parlò e si comportò secondo una regola d’oro: “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista alle prossime generazioni”.

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NEWSLETTER NUOVI LAVORI – DIRETTORE RESPONSABILE: PierLuigi Mele – COMITATO DI REDAZIONE: Maurizio BENETTI, Cecilia BRIGHI, Giuseppantonio CELA, Mario CONCLAVE, Luigi DELLE CAVE, Andrea GANDINI, Erika HANKO, Marino LIZZA, Vittorio MARTONE, Pier Luigi MELE, Raffaele MORESE, Gabriele OLINI, Antonio TURSILLI – Lucia VALENTE – Manlio VENDITTELLI – EDITORE: Associazione Nuovi Lavori – PERIODICO QUINDICINALE, registrazione del Tribunale di Roma n.228 del 16.06.2008

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