L’ultima norma approvata dal Parlamento ha semplicemente spostato al 1° luglio 2020 la soppressione del Mercato Tutelato per i clienti domestici e le PMI, prevista dalla Legge 4 agosto 2017, n. 124 (legge concorrenza).
Nessuno si è curato di colmare il grande vuoto legislativo di quella legge che non stabilisce quale fine faranno quei consumatori che al 30 giugno dell’anno prossimo non avranno scelto un fornitore nel Mercato Libero e che, presumibilmente, come ha evidenziato l’Autorità per l’energia, saranno ancora la maggioranza dei 16,6 milioni attualmente forniti dal Mercato Tutelato.
Oltre all’enorme problema citato, la legge sulla soppressione del Mercato Tutelato, ha lasciato irrisolte anche altre importanti questioni.
Dal 1° luglio 2020, l’Autorità per l’energia non fisserà più i prezzi di riferimento per elettricità e gas per il Mercato Tutelato. L’eliminazione di questo benchmark, faciliterà comportamenti collusivi fra le Società energetiche, libere di fissare i prezzi secondo la propria opportunità e convenienza. Eventuali interventi dell’Antitrust a sancire possibili comportamenti collusivi non potranno che avvenire dopo che i clienti abbiano subito il danno, cioè, come si dice, si chiuderà la stalla quando ormai i buoi sono scappati!
La cessazione dell’acquisto sul mercato all’ingrosso dell’elettricità per i clienti del Mercato Tutelato da parte dell’Acquirente Unico, implica l’eliminazione di un importante concorrente nel mercato elettrico; non è quindi un elemento di maggiore liberalizzazione del mercato, bensì una grave regressione della concorrenza.
Circa l’80% dei volumi di vendita di energia per i clienti domestici e delle PMI è appannaggio dei primi 4 gruppi societari italiani, tutti verticalmente integrati. Questa concentrazione di clienti in poche Società evidenzia l’esistenza un mercato oligopolistico, più che una situazione concorrenziale. Né vale la considerazione che la concorrenza è garantita dalla presenza sul mercato di numerose imprese energetiche che forniscono luce e gas.
Anzi. E’ stata la carenza della regolamentazione che ha permesso l’iscrizione all’Elenco delle Società abilitate alla Vendita di Elettricità e Gas di un numero così esorbitante di Imprese (oltre 400 per l’elettricità e un numero di poco inferiore per il gas). Poiché molte di queste sono prive dei requisiti minimi (tecnico-organizzativi e finanziari) per operare, si può concludere che le tariffe di elettricità e gas sono talmente grasse da permettere l’operatività anche di piccole società scarsamente efficienti.
Per superare questa situazione è necessario rinnovare l’albo delle Società abilitate alla vendita di energia, con l’obiettivo di sfoltire il numero dei soggetti, attraverso la individuazione e la verifica dei requisiti che le Società di vendita debbono possedere per svolgere la loro attività.
Fra questi è fondamentale disporre di un portafoglio minimo di clienti (almeno 60-70.000) e un livello di capitale sociale proporzionato al volume di affari, assieme ad adeguate fideiussioni a garanzia del pagamento dell’energia acquistata. Occorrerà anche accertarsi della presenza di standard minimi relativi a condotta e qualità commerciale, regolarità della fatturazione, ecc., insieme alla piena responsabilità delle Società per i disagi/danni provocati ai clienti da eventuali comportamenti scorretti degli operatori esterni per l’acquisizione dei contratti di fornitura.
Infine, la legge non prende neppure in considerazione le tutele per i clienti vulnerabili (famiglie economicamente disagiate e/o socialmente deboli), così come suggerito anche dalla Commissione Europea. Infatti, l’individuazione delle famiglie interessate è ancora tutta da definire. Tuttavia, non v’è dubbio che debbano essere considerate vulnerabili almeno le famiglie che la Relazione Istat sulla Povertà considera in stato di povertà relativa, che sono circa 5 milioni, dei quali 2 milioni in condizione di povertà assoluta. A queste bisogna aggiungere quelle socialmente deboli, cioè le persone anziane poco scolarizzate, quelle disabili, ecc. In totale il numero dei clienti domestici vulnerabili dovrebbe attestarsi attorno a 5,5/6 milioni.
Per tutti questi motivi è evidente che, senza importanti interventi correttivi, la soppressionedel Mercato Tutelato, anziché una maggiore concorrenza, produrrà una situazione sostanzialmente monopolistica, con la inevitabile conseguenza di provocare un aumento dei prezzi dell’elettricità e del gas per i clienti domestici e le PMI.
Esprimere queste preoccupazioni non significa essere contrari ad un corretto sviluppo del mercato libero nel settore energetico; anzi è positivo che anche un sempre maggior numero di clienti domestici e di PMI stia facendo la scelta verso il mercato libero. Ma purché sia effettivamente una scelta libera e consapevole e che soprattutto metta al bando operatori senza scrupoli, che fanno sottoscrivere ai clienti meno coscienti contratti di fornitura, acquisiti con false informazioni e talvolta con truffe e raggiri.
Consapevole dei gravi problemi posti dalle carenze della legge che prevede la soppressione del Mercato Tutelato, l’Autorità per l’energia ha proposto alla consultazione delle parti interessate un documento (DCO 397/2019/R/EEL) in cui si ipotizza che i consumatori che al 30 giugno dell’anno prossimo non avranno scelto un fornitore nel Mercato Libero, possano usufruire di una sorta di Tutela 2.0, utilizzando a questo fine l’attuale Servizio di Salvaguardia, opportunamente ridefinito.
In sostanza, anche in considerazione che la stessa Commissione Europea permette agli Stati membri di continuare a ricorrere al Mercato Tutelato almeno fino al 2025, la proposta dell’Autorità prevede che l’Acquirente Unico continui ad acquistare l’energia elettrica per i clienti domestici e le PMI che non hanno scelto una fornitura sul mercato libero.
Tuttavia, affinché il prezzo dell’elettricità acquistata da Acquirente Unico possa essere conveniente, e quindi costituire un importante benchmark anche per il mercato libero, sarà decisivo che l’Autorità permetta all’Acquirente Unico di acquistare l’energia elettrica non soltanto sul mercato spot, come purtroppo avviene oggi, ma che possa programmare gli acquisti anche a lungo termine, che gli consentirebbero di contrattare prezzi più competitivi rispetto al mercato spot e di coprirsi dal rischio di volatilità, stabilizzando i costi su un orizzonte temporale più ampio.
Ovviamente si tratta di una proposta che l’Autorità dovrà segnalare al Governo e che il Parlamento dovrà far propria. Comunque, se questa ipotesi si concretizzasse potrebbe mettere una pezza soltantoper le forniture di elettricità. Mentre per il gas, che pure rappresenta per le famiglie una spesa annua almeno doppia rispetto a quella dell’elettricità, L’Autorità non fa alcuna proposta.
Insomma, siamo di fronte ad un pasticcio che andrebbe affrontato con maggiore decisione e consapevolezza dei problemi che ricadono sulle famiglie e sulle PMI.
Appare strano e inconcepibile che neppure le forze politiche che si richiamano alla sinistra ed alla dottrina sociale della Chiesa, non abbiano tenuto in alcun conto le proteste delle Associazioni dei Consumatori, per soddisfare soltanto gli interessi delle Società energetiche, a danno delle famiglie e delle PMI.
Se ci fosse la volontà politica ci sarebbe tutto il tempo per rimediare. Speriamo!
Pieraldo Isolani
Roma, novembre 2019