Periodicamente ci siamo soffermati nella Newsletter sui dati, provvisori, che l’Istat (flash statistiche) pubblica mensilmente relativi a “Occupati e Disoccupati“. Nei giorni scorsi sono usciti quelli di novembre 2016 che ci consentono di valutare l’andamento del mercato del lavoro, sia rispetto al mese o trimestre precedente (variazione congiunturale) che rispetto allo stesso mese dell’anno precedente (variazione tendenziale).
Questi dati concorrono, con molti altri, a farci capire qual è la situazione del Paese.
Nel frattempo, il 29 dicembre 2016, l’Istat ha pubblicato l’” ANNUARIO STATISTICO ITALIANO 2016”, una fotografia della società italiana e dei suoi cambiamenti che, tra i suoi 24 capitoli – tematiche, ne dedica uno al Mercato del lavoro su tutto il 2015.
Sarà possibile allora valutare le tendenze ed i dati del 2017, sui consolidati del 2016 e del 2015.
Sono molti, infatti, i fenomeni su cui riflettere: l’andamento dei dati per classi d’età, gli effetti della riforma delle pensioni a firma Fornero, la fine dell’effetto delle misure decise dal governo, quali il Jobs Act che hanno avuto nel 2015 il massimo di efficacia; vanno, infine, discusse ed affrontate la situazione giovanile e quella meridionale, al limite dell’insostenibilità.
L’Annuario Istat 2016 ci consente anche di vedere come si colloca il nostro paese nel confronto con gli altri 27 paesi UE, e costringendoci a lavorare ed investire sulla ripresa, sugli investimenti, sulla scuola e sulla ricerca, sulle scelte di politica industriale e sulla creazione di lavoro.
Cominciamo con l’esame dei dati di novembre 2016.
Il Prospetto 1. dell’Istat, riportato di seguito, e le tabelle successive presenti nella pubblicazione, evidenziano che:
– il tasso di occupazione sale al 57,3% (+0,1% su ottobre 2016), mentre il numero di occupati cresce di 19.000 unità, in particolare > 50 anni e donne;
– tra settembre e novembre c’è un calo, sul trimestre precedente, di circa 21.000 unità;
– a novembre aumenta di 57.000 il numero di disoccupati; il tasso di disoccupazione aumenta dello 0,2% e si attesta all’11,9%; questi dati, in apparente contraddizione, sono infatti legati al calo degli inattivi di 93.000 unità che o trovano lavoro o lo cercano, passando da inattivi a disoccupati; il tasso di inattività scende di -0,2% e raggiunge il valore del 34,8%;
– l’aumento del tasso di occupazione e la diminuzione del tasso di inattività indicano un mercato del lavoro dove qualcosa si muove: l’eccezione è ancora una volta rappresentata dai giovani (15 – 24 anni), per i quali la disoccupazione in un mese è cresciuta dell’1,8% portando il tasso di disoccupazione al 39,4%!
Il Prospetto 5. dell’Istat, che segue, ci consente di esaminare cosa è successo all’interno delle classi di età nelle dinamiche occupazionali tra novembre 2016 e novembre 2015 (variazione tendenziale).
Nei 12 mesi in esame si sono realizzati i seguenti movimenti:
5.000 occupati in meno nella fascia 15-24 anni;
88.000 occupati in meno nella fascia 25-34 anni;
160.000 occupati in meno nella fascia 35-49 anni;
453.000 occupati in più nella fascia 50 anni e più.
Il saldo occupazionale è + 200.000 ma si sono svuotate di 253.000 unità le classi di età tra 15 e 49 anni. Quanti di questi passaggi hanno avuto i benefici finanziati dal Jobs Act, oltre al garantirsi da parte delle imprese ultracinquantenni forniti di professionalità, competenze ed esperienza?
Qual è il bilancio dei 12 mesi analizzati?
La risposta dell’Istat ci dice: + 201.000 occupati su novembre 2015; la crescita tendenziale è a + 193.000, quasi solo nel lavoro dipendente, riguarda sia gli uomini che le donne e come visto interessa esclusivamente gli over 50 (+453.000), i disoccupati aumentano di + 165.000, mentre gli inattivi calano di 469.000 unità.
Dall’Annuario Statistico Italiano 2016 è interessante esaminare come la popolazione partecipi nel 2015 al mercato del lavoro (Figura 8.2)
La Figura 8.1 dell’Annuario ci evidenzia che, a 8 anni dall’inizio della crisi del 2008, il dato medio occupazionale dei 28 paesi Ue ha raggiunto il valore del 65,6%. Il tasso di occupazione nel Nord Italia è al 64,8%, mentre quello del Mezzogiorno è al 42,5%, più di 22 punti percentuali in meno delle regioni settentrionali. Ossia nel Sud gli occupati di 15-64 anni sono praticamente 4 su 10.
Va inoltre ricordato che nel 2015 il numero di occupati persi dal 2008 ammonta a 626.000 unità.
La Figura 8.3 seguente, sulla disoccupazione nel 2015, colloca l’Italia all’11,9% e il mezzogiorno al 19,4%; vuol dire che il nostro paese si collocava al 22° posto tra i 28 paesi UE, mentre il nostro Mezzogiorno si collocava al 26° posto, poco prima della Spagna e della Grecia.
Oggi, 2017, siamo nel 10° anno dall’inizio della crisi nel 2008: lavoro ai giovani, questione industriale e Sud rimangono le priorità per riuscire a far decollare il paese.